C'è davvero bisogno di un talent sul rap in Italia?
In un mercato saturo, The Rap Game sembra essere la scelta sbagliata nel momento peggiore
29 Giugno 2022
Come da prassi nella giornata di ieri la Rai ha svelato il palinsesto per la stagione televisiva 2022/23 rivelando, tra una lunga lista di programmi generalisti, l’arrivo di The Rap Game, un talent musicale dedicato - ovviamente - al mondo del rap. Arrivato alla quinta stagione negli Stati Uniti, il programma ha visto passare nella sua versione originale trasmessa da Lifetime nomi del calibro di Latto e Street Bud, mentre dal 2019 va in onda la versione inglese trasmessa da BBC Three condotta da DJ Target e dal duo Krept & Konan. Nell’edizione nostrana gli oneri della conduzione saranno affidati invece al trio formato da Wad Caporosso, Roshelle e Capo Plaza, un assortimento che ripercorre la formula vista in questi anni nei talent musicali in cui gli artisti vengono affiancati all’esperto del settore di competenza. L’intenzione della Rai è chiara, quella di capitalizzare sul genere che domina le classifiche provando ad attirare una fascia di pubblico lontana dagli schermi Rai con la promessa di colmare un vuoto presente dalla fine di MTV Spit. L’aspetto più interessante dell’annuncio arriva comunque dalla scelta della Rai di presentare il talent come una produzione dedicata a RaiPlay, la piattaforma di streaming della tv di Stato culla del successo di Una Pezza di Lundini e vista come l’alternativa “giovane” ai soliti tre canali principali.
Non è chiaro se The Rap Game avrà un passaggio televisivo prima di approdare online - probabile, ma al di là della formula scelta, la vera sfida sarà riportare il pubblico a seguire con interesse un talent musicale. È inutile negarlo, se anni fa X-Factor e soci godevano di ottima salute, oggi i gusti del pubblico sembrano essere cambiati e quello che prima era uno dei format principali di Sky lo scorso anno ha chiuso con gli ascolti più bassi di sempre. Chiamatela fine di un sogno o semplicemente scorrere del tempo, ma l’idea di farcela nella musica attraverso un talent sembra non fare più presa negli aspiranti artisti, così come l’idea di assistere alla nascita di sedicenti future stelle della musica che, nel migliore dei casi, finiranno a fare qualche comparsa sul palco di Sanremo. Se la scena rap italiana odierna ci ha insegnato qualcosa è che tutti possono ambire ad avere il proprio momento di celebrità in una girandola in cui, tra release digitali e trend virali, la linea che separa l’anonimato dalla celebrità è decisamente più sottile rispetto a qualche anno fa, rispetto al momento di apice dei talent musicali. Anche per questo l’idea di incanalare la scena rap italiana nei rigidi schemi di un format televisivo sembra quanto mai un’idea poco lungimirante, a maggior ragione se il format in questione è quello di una tv pubblica come la Rai che ha visto tra i suoi talent di maggior successo The Voice Senior. In definitiva, la sensazione è che il futuro di The Rap Game dipenda unicamente da quanto la Rai sarà disposta a scendere a compromessi, mettendo da parte il suo animo nazionalpopolare cercando di proporre un programma anche in minima parte vicino a quella che è la realtà del rap in Italia.