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La Corea del Nord riapre le porte ai turisti dopo cinque anni

Spoiler alert: non immaginatevi una vacanza in stile “The White Lotus”

La Corea del Nord riapre le porte ai turisti dopo cinque anni Spoiler alert: non immaginatevi una vacanza in stile “The White Lotus”

La Corea del Nord ha ufficialmente riaperto le sue frontiere al turismo internazionale per la prima volta dopo cinque anni, accogliendo un piccolo gruppo di visitatori occidentali che provenivano da Regno Unito, Canada, Grecia, Nuova Zelanda, Francia, Germania, Austria, Australia e Italia - i primi turisti propriamente detti a mettere piede nel Paese da quando, nel gennaio 2020, il governo di Pyongyang ha chiuso i confini per contenere la diffusione della pandemia. In precedenza, l'unico gruppo di turisti stranieri ad aver ottenuto il permesso di entrare nel Paese era stato un contingente di cittadini russi che lo scorso anno avevano partecipato a un viaggio sciistico – ma la cosa non era così sorprendente dati i rapporti cordiali che intercorrono tra i governi dei due paesi. Ma ora le cose sono state diverse. Il tour, organizzato dall'agenzia di viaggio con sede a Pechino Koryo Tours, è durato cinque giorni e ha avuto come destinazione la città di Rason, situata nella zona economica speciale della Corea del Nord, al confine con la Cina e la Russia. Secondo il manager dell'agenzia, Simon Cockerell, che ha parlato ad AP News, il gruppo di tredici turisti internazionali ha attraversato il confine via terra dalla Cina e ha avuto la possibilità di visitare fabbriche, negozi, scuole e i monumenti dedicati ai primi due dittatori (altresì detti "leader supremi") della Corea del Nord, Kim Il-sung e Kim Jong-il. Il successo di questa prima esperienza ha spinto Koryo Tours a pianificare nuove visite nel prossimo futuro. Ma chi vorrebbe andare seriamente in vacanza in Corea del Nord?

La Corea del Nord è nota per le rigide restrizioni imposte ai visitatori stranieri, i quali devono sempre essere accompagnati da guide locali e non possono fotografare luoghi ritenuti “sensibili”. Come si diceva, il governo di Pyongyang ha deciso di chiudere completamente le frontiere ai turisti internazionali nel 2020, interrompendo una fonte di reddito importante per un Paese sottoposto a pesanti sanzioni economiche internazionali. Prima della pandemia, il turismo rappresentava una delle poche fonti legittime di valuta estera per il regime nordcoreano, con oltre il 90% dei visitatori provenienti dalla Cina, secondo i dati dell'Istituto per la Strategia di Sicurezza Nazionale della Corea del Sud. E dopo aver adottato una delle politiche di chiusura più dure al mondo per contenere la pandemia, espellendo diplomatici e limitando drasticamente il traffico di confine, la Corea del Nord ha iniziato a riaprire gradualmente le frontiere a partire dal 2022. Il primo segnale di apertura è stato l’ingresso di circa 100 turisti russi nel febbraio 2022, un numero che è salito a 880 nel corso del 2024, secondo i dati del Ministero dell'Unificazione della Corea del Sud. Secondo gli esperti, la recente riapertura al turismo occidentale indica la volontà di Pyongyang di rilanciare il settore per raccogliere valuta estera, fondamentale per un’economia in crisi. L'intenzione del governo di Kim Jong-un di investire nel settore turistico è confermata anche dai progetti di sviluppo lungo la costa orientale del Paese, come riporta AP News, dove si prevede l’inaugurazione di un'importante località turistica nel giugno prossimo. La decisione ha attirato l'attenzione anche a livello internazionale: il presidente degli Stati Uniti Donald Trump ha commentato positivamente il progetto, sottolineando il potenziale turistico delle coste nordcoreane. Tuttavia, la domanda interna per il turismo rimane bassa, il che spinge il governo a cercare visitatori stranieri.

Un’ulteriore conferma della riapertura del turismo è arrivata con l'annuncio della ripresa della Maratona Internazionale di Pyongyang, che si terrà il 6 aprile 2025. L'evento, organizzato in onore del fondatore Kim Il-sung, era stato sospeso nel 2020 a causa della pandemia. L'agenzia turistica Koryo Tours ha già aperto le prenotazioni per un pacchetto speciale di cinque notti a Pyongyang, dal 5 al 10 aprile, che include la partecipazione alla maratona e visite guidate della capitale nordcoreana, al costo di 2.195 euro a persona. L’itinerario di questo tour comprende anche tappe presso un parco acquatico, una fontana monumentale, un ristorante tradizionale e le strade di Hwasong, oltre a una serra agricola a Kangdong, a est di Pyongyang. Un’iniziativa che segnala un allentamento nella rigidità del governo di Pyongyang nei confronti del lucroso turismo occidentale, dopo che il paese aveva sostanzialmente concesso l’accesso solo ai russi e solo nella città di Rason, tra mille divieti e avvertimenti tra cui quello di non parlare con i cittadini, non fotografare nulla che non si trovi sull’itinerario pre-approvato e di non andare da nessuna parte senza la guida autorizzata a cui, per altro, bisogna evitare di porre domande “scomode” sul governo e sul paese. E anche con questa riapertura l'accesso a molte aree del Paese rimane vietato e la libertà di movimento è limitata. Alcuni turisti che hanno partecipato ai recenti tour hanno descritto l’esperienza come simile a una gita scolastica, con momenti di forte controllo da parte delle guide. Una delle esperienze più insolite riportate dai visitatori alla BBC è stata la visita a una scuola, dove un gruppo di bambini ha eseguito una danza davanti a uno sfondo di animazioni di missili balistici in fase di lancio. Sempre alla BBC, i turisit parlano di una visita in un tour in un “mercato di lusso” dove si vendevano jeans, profumi e persino borse di Louis Vuitton false – anche sotto una dittatura militare la fame di moda non si placa.

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Un dato molto interessante però, al di là della propaganda e delle distopiche recite scolastiche che inneggiano al lancio di missili (nucleari?) un dato che ha colpito molti osservatori è che il tour non ha voluto occultare i lati meno piacevoli della vita nel paese. La guida del tour ha riferito a BBC che molte attività economiche a Rason sono state duramente colpite dalle restrizioni legate alla pandemia, mentre i visitatori hanno inoltre notato il cattivo stato delle strade, la vetustà di alberghi e infrastrutture e in generale le condizioni di vita meno che esaltanti che i cittadini locali (a cui però non si poteva parlare) devono affrontare. In generale, il ritorno del turismo in Corea del Nord solleva anche questioni etiche e politiche dato che rappresenta una fonte di finanziamento per il regime di Kim Jong-un, con pochi benefici per la popolazione locale andando piuttosto a rimpinguare le casse del programma nucleare e militare del Paese. E anche se secondo gli operatori turistici queste visite offrono l’opportunità di rompere, anche se parzialmente, l’isolamento in cui il paese si è chiuso; e anche se proprio questa riapertura potrebbe segnalare un ammorbidimento nei rapporti tra Pyongyang e il resto del mondo, la ripresa del turismo dipenderà dalla disponibilità dei turisti stranieri a visitare un paese che, tra strutture antiquate, rigide restrizioni e sanzioni ancora peggiori per chi le vìola e per la propaganda presente quasi ovunque non assomiglia propriamente alle destinazioni da sogno in cui si sogna di andare normalmente per godersi le vacanze. Insomma, pare ovvio dirlo ma la Corea del Nord non è The White Lotus.