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Addio a Oliviero Toscani
Ricordando uno dei fotografi più influenti dei nostri tempi
13 Gennaio 2025
Gli scatti di Oliviero Toscani erano schietti come lui stesso. Non sorvolava intorno alle questioni, non faceva grandi giri di parole per dire quello che voleva: lo diceva e basta, così com’era. La franchezza era la caratteristica che più accomunava il lavoro e la personalità di Toscani, una somiglianza che emerge chiaramente nel libro autobiografico del 2022 Ne ho fatte di tutti i colori. Il fotografo italiano si è spento questa mattina, 13 gennaio, in Toscana, circondato dai suoi cari che hanno condiviso la notizia sui social, firmata dalla moglie Kirsti e dai figli. Fotografo, pubblicitario, genio della provocazione: Oliviero Toscani ha segnato la storia della comunicazione influenzando le vite e i successi di tutte le personalità, le testate e i brand per cui ha scattato. Da Andy Warhol a Fellini, da Benetton a Fiorucci, il lavoro del fotografo ha definito gli anni ’80 e ’90 insegnando alle generazioni seguenti cosa vuol dire colpire il pubblico, provocare non per il gusto di farlo ma per condividere un messaggio. Lui stesso diceva che «un’immagine non cambia il mondo, ma può farlo riflettere. Questo è il potere della fotografia».
Nato a Milano nel 1942, figlio del primo fotoreporter del Corriere Della Sera, Oliviero Toscani riesce a pubblicare il primo scatto a 14 anni proprio sul Corriere. Il fotografo aveva accompagnato il padre a Predappio per la tumulazione di Mussolini dove, durante la cerimonia, rimane colpito dall’espressione della moglie del dittatore. Il ritratto di Rachele Mussolini è il primo lavoro di Toscani condiviso con il pubblico, segno della visione tagliente dell’artista che avrebbe punteggiato una carriera lunga sessant'anni. Negli anni ’60, dopo aver studiato fotografia all'Università delle Arti di Zurgo, scatta la sua prima campagna per il cornetto Algida - tre ragazze che gustano un gelato su un tandem - e poi inizia a collaborare assiduamente con riviste come Elle, Vogue, GQ, Elle, Harper’s Bazaar ed Esquire. Il confine tra pubblicità ed editoriale è labile nei lavori di Toscani: ogni immagine è permeata da un tema sociale, ciascuno scatto un quadro chiaro di questioni socio-politiche che affliggevano i tempi in cui veniva mandato in stampa.
Oliviero Toscani ottiene riconoscimenti internazionali con le campagne Benetton, brand italiano nato negli anni ’50 conosciuto per i suoi maglioni di lana colorati. A partire da un prodotto semplice come un cardigan, dal 1982 Toscani costruisce un mondo tutto nuovo per il marchio attraverso campagne che lasciano a bocca aperta a distanza di più di quarant’anni: con lo slogan Tutti i colori del mondo, il fotografo vede nelle colorazioni brillanti usate da Benetton un pretesto per celebrare le diversità e criticare il razzismo, l’omofobia, la guerra tra religioni. Il bacio tra la suora e il prete, la donna nera che allatta un bambino bianco, i cuori “white, black, yellow” e i preservativi in riferimento all'epidemia di AIDS sono solo alcuni dei lavori più memorabili di Toscani, frutto di una coscienza artistica acuta che ha saputo intercettare il potere politico della pubblicità anni prima dei suoi colleghi.
Il lavoro di Toscani non si estendeva a brand di moda e riviste di lifestyle: oltre ad aver scattato personaggi di fama internazionale come Andy Warhol, John Lennon, Muhammad Ali, Federico Fellini, Mick Jagger, Lou Reed, Patti Smith, il fotografo ha anche sostenuto i comuni italiani con campagne come "Banana e pisello” del 2009, uno scatto contro il bullismo realizzato per la città di Bolzano, e “Non uccidere” del 2004, per la sicurezza stradale. Negli anni ’90 lancia la rivista Colors, per approfondire ulteriormente i temi e le questioni sociali affrontate in precedenza con Benetton: Toscani condanna la guerra in Kosovo, l’anoressia, la pena di morte, le guerre religiose. Nel 2004 fonda la Sterpaia, centro di ricerca della comunicazione moderna di Pisa che accoglie laboratori e workshop di fotografia, regia, grafica e scrittura con tutor esperti. Nel corso di tutta la sua carriera, il fotografo ha difeso attivamente la propria visione politica avendo pubblicamente condiviso, nel 2023, il suo disaccordo per il governo Meloni. Negli anni è stato citato in tribunale svariate volte, dal caso del 2000 in cui il Missouri lo ha accusato di aver ritratto con l'inganno alcuni condannati a morte a quello in cui Milano lo ha condannato a 4mila euro di multa per aver criticato la Chiesa durante una puntata de La Zanzara. Accusato anche di misoginia per le sue dichiarazioni nei confronti dell’uso del copro femminile nelle pubblicità, dagli anni ’60 a oggi Toscani ha davvero portato lo shockvertising oltre la lente fotografica. Ancora oggi si parla delle sue immagini provocative; per sempre si parlerà del suo approccio analitico e sfrontato alla vita.