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Spiegare il successo dei video-essay e podcast su YouTube
I cambiamenti dell'algoritmo della piattaforma più usata d'America
13 Gennaio 2025
Su YouTube è sempre più popolare uno specifico format contenutistico: i podcast in versione video. Il fenomeno è talmente in crescita che il portale è diventato il più usato negli Stati Uniti da chi fruisce programmi del genere. Anche per questo, un numero crescente di content creator predilige realizzare video-essay (tradotto "saggio video") di lunga durata, che nonostante la durata registrano molto spesso un grande successo. Ad esempio, lo scorso maggio la youtuber statunitense Jenny Nicholson ha pubblicato un video di quattro ore interamente dedicato a un hotel a tema Star Wars – e il contenuto ha ottenuto oltre dieci milioni di visualizzazioni. Il fenomeno, con ogni probabilità, deriva dal successo del settore dei podcast, dove da tempo sono comuni contenuti-audio molto lunghi, soprattutto se si tratta di interviste – per esempio, le puntate del podcast più ascoltato al mondo, The Joe Rogan Experience, durano in media tre ore.
L’informatico statunitense Lex Fridman, uno dei più seguiti nel settore tecnologico, ha recentemente ospitato nel suo programma su YouTube il presidente dell’Ucraina Zelensky: la puntata è durata oltre tre ore e ha raggiunto 4 milioni di visualizzazioni. Ma non è la prima volta che Fridman punta su interviste così lunghe: in passato aveva dialogato per cinque ore con il fondatore di Anthropic, azienda che si occupa di intelligenza artificiale, mentre una conversazione con Elon Musk – habitué del programma – ha superato le otto ore. Altri esempi del genere vengono da canali come ContraPoints, che pubblica lunghi video dal tono satirico su cultura, politica e questioni di genere; LEMMiNO, specializzato in documentari su misteri del passato, e Folding Ideas, che affronta varie tematiche di attualità proponendo video-essay che spesso superano i 60 minuti. In Italia il fenomeno è ad esempio rappresentato dalla coppia di content creator Cosa mangiamo oggi, che sono passati dal proporre contenuti di circa un quarto d’ora a video che sempre più di frequente durano tra i 30 e i 45 minuti.
Anche se il celebre youtuber Hank Green – fondatore di canali molto noti come Crash Course e SciShow – ha definito un mistero il successo dei video-essay sulla piattaforma, le ragioni dietro al fenomeno sarebbero legate tanto all’algoritmo di YouTube quanto al cambiamento delle abitudini degli utenti. Il portale ha cominciato a favorire la pubblicazione di contenuti di maggiore durata già a partire dal 2014, e negli anni seguenti sempre più content creator hanno iniziato a realizzare video superiori a un certo minutaggio per usufruire dei vantaggi economici offerti dalla piattaforma. YouTube premia i contenuti lunghi perché in questo modo gli utenti trascorrono più tempo sul portale e, di conseguenza, vengono intercettati da un numero maggiore di inserzioni pubblicitarie. «Ora che le piattaforme sono grandi tanto quanto la televisione lineare, e anche di più, il pubblico a cui si rivolgono e le strategie di monetizzazione sono le stesse», ha detto a tal proposito Andrea Girolami, giornalista, content manager e autore della newsletter Scrolling Infinito. Il fenomeno al contempo sta spingendo alcuni youtuber a puntare quasi esclusivamente sulla lunghezza dei video, a scapito della loro qualità. Tuttavia questo non è l’unico fattore in gioco: anche le mutate abitudini degli utenti stanno contribuendo alla diffusione dei video-essay. Oggi, infatti, YouTube è molto più di un portale-video fruibile tramite i propri dispositivi desktop e mobile: quasi la metà degli utenti della piattaforma ormai guarda i video dalla televisione. In questo senso, YouTube è oggi il servizio di streaming televisivo più usato negli Stati Uniti, superando persino Netflix.
La conseguenza principale del successo dei video-essay è che i contenuti di media durata – quelli intorno ai cinque minuti, per anni i più diffusi su YouTube – vengono oscurati dagli Shorts. Ma la maggiore durata dei video interessa anche altre piattaforme, tra cui TikTok. Il social network cinese era inizialmente nato per la creazione e condivisione di contenuti molto brevi, ma nel corso degli anni la piattaforma ha aumentato il limite di durata delle clip arrivando fino a dieci minuti. TikTok ha anche fatto degli esperimenti – indirizzati a utenti di determinati Paesi – consentendo il caricamento di video di trenta minuti o addirittura di un’ora. Resta il fatto che TikTok rimane una piattaforma utilizzata perlopiù attraverso dispositivi mobile, perciò i principali incentivi alla creazione di video-essay non derivano dalla fruizione tramite TV, come nel caso di YouTube.