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Le grandi piattaforme sono troppo permissive con la mascolinità tossica?

Anche grazie alla presenza di certi guru della mascolinità

Le grandi piattaforme sono troppo permissive con la mascolinità tossica? Anche grazie alla presenza di certi guru della mascolinità

Andrew Tate è un influencer ed ex campione del mondo di kickboxing che ha ottenuto molto successo e visibilità online per i video in cui espone argomenti misogini, razzisti, omofobi e di incitamento alla violenza. Sui social network e nei podcast in cui è stato invitato, Tate si è sempre presentato come una sorta di guru della mascolinità. Una figura, questa, sempre più popolare in una certa nicchia di Internet, composta soprattutto da giovani maschi anglosassoni. I cosiddetti guru della mascolinità tendono a fornire consigli controversi agli uomini su come accumulare ricchezza, gestire le relazioni con le donne e opporsi alle norme della società – che lo stesso Tate chiama «matrix». Il suo seguito più fanatico, ad esempio, viene da una specie di scuola privata online da lui creata, la Hustler’s University, che secondo quanto riporta il Guardian nel 2022 aveva più di 120mila iscritti, soprattutto giovani uomini statunitensi e britannici.

Andrew Tate è noto per farsi ritrarre con macchine di lusso, armi e sigari, e nei suoi interventi si è più volte vantato di essere stato violento nei confronti di diverse donne – le quali, secondo lui, più in generale non dovrebbero poter uscire di casa o guidare, ma essere trattate come proprietà degli uomini. Nonostante le limitazioni ai suoi account, negli ultimi anni Tate è riuscito a raggiungere un’enorme visibilità online. Nel 2017 Twitter aveva sospeso il suo profilo per via delle sue dichiarazioni controverse e anche Facebook, Instagram, TikTok e YouTube avevano fatto lo stesso. Molti dei suoi video però avevano continuato a essere diffusi online, attraverso altri canali e piattaforme più permissive, e a novembre il suo account su X era stato riabilitato per volontà di Elon Musk, raggiungendo i 10 milioni di follower. Ma da tempo si parla di lui anche per altri motivi: dalla fine del 2022, Tate è al centro di accuse di stupro e tratta di esseri umani insieme al fratello Tristan. Lo scorso agosto i due sono stati messi agli arresti domiciliari – in Romania, dove vivono, pur avendo la cittadinanza britannica e statunitense – e accusati di altri reati.

Cos’è la manosfera e cosa c’entra con Andrew Tate

@knightsoffreespeech Tristan Tate’s #1 original sound - Knights Of Free Speech

Figure come quella di Andrew Tate sono molto popolari nella cosiddetta “manosfera”, cioè la galassia di Internet composta da gruppi di uomini sessisti e antifemministi, in cui rientrano gli attivisti per i diritti degli uomini, i cosiddetti dating coach o gli incel – una sottocultura online controversa che discute di temi legati al celibato involontario ed esprime sentimenti di frustrazione nei confronti di chi ha successo nelle relazioni amorose. Molti esponenti della manosfera tra il 2016 e il 2020 vennero allontanati temporaneamente dalle piattaforme mainstream, in seguito a un ampio dibattito rispetto alla necessità che i social network moderassero maggiormente i contenuti più estremi. Successivamente, però, sono tornati a ottenere molta attenzione online, anche grazie a una maggiore indulgenza nei loro confronti su piattaforme come Twitch e TikTok. In questo contesto, la vittoria di Trump alle elezioni statunitensi – come prevedibile – è stata ampiamente festeggiata.

Andrew Tate, la figura più celebre della manosfera, nei giorni precedenti al voto aveva ad esempio scritto su X che l’America si trovava davanti a «una guerra tra uomini da una parte, e ragazze e gay dall’altra». Nelle stesse ore, su TikTok hanno cominciato a circolare vari video di giovani appartenenti a confraternite che festeggiavano la vittoria di Trump. Il candidato repubblicano ha investito molte risorse e attenzioni per assicurarsi il cosiddetto “bro vote”, ovvero quello dei giovani elettori maschi tra i 18 e i 30 anni, che storicamente tendono maggiormente ad astenersi. Inoltre, diverse analisi sulle elezioni presidenziali hanno evidenziato lo spostamento verso destra di una parte dell’elettorato più giovane, soprattutto quello maschile. Un’ipotesi condivisa dagli esperti è che in quella fascia della popolazione i contenuti diffusi attraverso le piattaforme di podcast e i social network abbiano avuto molta più influenza dei media tradizionali. In particolare, ha fatto la differenza anche la sua avversità nei confronti del politicamente corretto e della cosiddetta “ideologia woke” – che generalizzando e sintetizzando molto rappresenta la consapevolezza di certe persone rispetto a una serie di problemi legati al sessismo strutturale nella società occidentale. Le stesse personalità da cui Trump si è fatto intervistare online nelle settimane precedenti al voto appartengono alla cosiddetta “sottocultura dei bro”. Storicamente associata all’universo dei college e delle confraternite studentesche, la “sottocultura dei bro” può essere considerata un sottoinsieme della manosfera, e allo stesso modo si riferisce ad ambienti caratterizzati da una forma di complicità tossica tra gli uomini, che in genere sfocia in atteggiamenti iper-maschilisti – tanto offline quanto online.