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In Italia è diventato più difficile fare cinema

Tutto sulla riforma che limiterà anche le produzioni straniere

In Italia è diventato più difficile fare cinema Tutto sulla riforma che limiterà anche le produzioni straniere

Qualche mese fa il Ministero della Cultura ha rivisto le modalità attraverso cui sostiene la produzione di film e serie tv in Italia. La riforma è arrivata quasi un anno dopo che l’erogazione dei fondi statali era stata bloccata, fermando di conseguenza buona parte della produzione cinematografica del Paese – sia nazionale che straniera. La modifica alla legge introduce nuove modalità di assegnazione dei fondi pubblici: per i film con un budget superiore a 3,5 milioni di euro, cioè le grandi produzione, non cambia molto, mentre per quelle che hanno un piano finanziario inferiore (vale a dire le piccole e medie produzioni) una serie di nuove regole renderà più difficile accedere ai contributi automatici. Nello specifico, per ottenere fondi pubblici le piccole e medie produzioni dovranno superare una selezione condotta da un'apposita commissione, nominata dal governo, che opererà a propria discrezione. In sostanza, lo Stato avrà grande potere decisionale su quali film a basso budget verranno finanziati e quali no. Il timore di molti osservatori è proprio che i partiti di governo vogliano ottenere più controllo sulle produzioni del Paese, almeno tra quelle con minori disponibilità economiche. Lo scopo dichiarato della riforma, invece, è quello di ridurre il numero di opere che possono accedere a qualche forma di finanziamento statale, così da concedere meno risorse e limitare quella che lo stesso Ministero della Cultura considera da anni un’anomalia del mercato italiano: la sovrapproduzione di film.

@tnl_thenextline La riforma del tax credit cinematografico -cosi come è a oggi- mette a rischio le piccole produzioni italiane #cinematok #taxcredit The Champion - Lux-Inspira

Le nuove modalità di assegnazione dei fondi pubblici non sono state ben accolte dalla maggioranza dei produttori italiani, anche se in passato questa stessa categoria aveva richiesto che venisse impedito ai progetti con scarse ambizioni e poche possibilità in sala di accedere ai finanziamenti statali. Per molti anni, infatti, il sistema di assegnazione dei fondi pubblici al settore cinematografico ha funzionato anche attraverso meccanismi “a pioggia”, che cioè elargivano risorse un po’ a tutte le iniziative – senza troppa discrezione. Resta il fatto che, prima del blocco dell’erogazione dei fondi statali, il cinema era un settore molto importante per l’economia italiana, anche grazie alla capacità attrattiva del Paese per le produzioni straniere. Come ha spiegato Andrea Occhipinti, fondatore di Lucky Red, in una puntata della trasmissione Piazzapulita, il sistema fiscale vantaggioso per le produzioni straniere aveva fatto sì che molte serie e film internazionali venissero girati in Italia. È ad esempio il caso della seconda stagione di White Lotus, ambientata in Sicilia, che avrebbe generato circa 40 milioni di euro di indotto influenzando i flussi turistici dell’isola. Per i finanziamenti alle produzioni straniere in Italia è stato stanziato un altro fondo, che non andrà in concorrenza con quello dedicato alle opere italiane ma che attingerà comunque dalle stesse casse. In questo senso, tra il 2019 e il 2023, ci sarebbe stato un eccesso di spesa, sfuggita al controllo proprio per via delle politiche troppo permissive di assegnazione dei fondi: i finanziamenti rivolti alle imprese straniere sarebbero quelli che hanno pesato di più in termini di esubero. Il Ministero della Cultura per il 2024 ha deciso di non emanare i consueti bandi per l’assegnazione di nuovi fondi pubblici, bloccando però buona parte dell’industria cinematografica italiana e mettendo in grande difficoltà le aziende del settore e le maestranze. In questo modo, inoltre, l’Italia è diventata anche molto meno attrattiva per le produzioni straniere, che così si sono indirizzate verso altri Paesi.

Le critiche alla riforma sulle produzioni cinematografiche italiane

@excursus_vitae “Ai colleghi produttori e registi vorrei dire che dovremmo essere più reattivi nei confronti della nuova pessima legge sul cinema”. Così Nanni Moretti sul palco della Mostra del Cinema di Venezia, ritirando il premio Venezia classici per il miglior film restauro con Ecce Bombo (1978). Il riferimento è alla riforma messa in atto dall’ex ministro della Cultura Gennaro Sangiuliano. Il decreto ha messo mano a tax credit e ai contributi selettivi, penalizzando i piccoli produttori, i giovani registi, proprio quelli che i festival selezionano e sostengono. #nannimoretti #cinema #moretti #festivaldivenezia #venezia #politica #governo suono originale - excursus vitae

Sul palco dell’ultima Mostra del cinema di Venezia, Nanni Moretti – chiamato a ritirare il premio per il restauro di Ecce bombo – aveva invitato i produttori italiani a «essere più reattivi nei confronti della nuova, pessima legge sul cinema». Quella stessa sera la regista Maura Delpero, durante il discorso per il Gran Premio della Giuria assegnato al suo film Vermiglio, ha ricordato che «senza fondi pubblici probabilmente questo film avrebbe dovuto tradire sé stesso». Tra le altre cose, ad esempio, Vermiglio non avrebbe potuto essere recitato in dialetto, «perché il dialetto fa un sacco paura al botteghino». «Lo dico perché sarebbe importante continuare a fomentare il dialogo tra chi fa cinema indipendente e le istituzioni», ha precisato Delpero. I film che la riforma del Ministero della Cultura metterà a rischio sono proprio le produzioni più piccole, che a volte sono anche quelle maggiormente ambiziose e da cui poi emergono i nuovi e più interessanti autori. La stessa Maura Delpero aveva esordito con Maternal, un film del 2019 a basso budget: con i regolamenti di oggi potrebbe essere molto complicato realizzare una produzione del genere, soprattutto nel caso non dovesse convincere la commissione che attualmente decide a chi assegnare i contributi pubblici. Ad esempio, una parte dei finanziamenti provenienti dalla commissione selettiva, con le nuove modifiche alla legge, è destinata a opere che – secondo quanto riporta il Ministero della Cultura – raccontano «personaggi, avvenimenti e luoghi rappresentativi dell’identità nazionale», nel tentativo di «valorizzare, promuovere e diffondere l’identità culturale della Nazione». In passato, questo specifico tipo di storie non era considerato più meritevole di altre, e secondo molti tale approccio sintetizza bene le politiche nazionaliste del governo in carica, volte a influenzare pesantemente anche l’ambito culturale.