
Il meglio della Milano Fashion Week FW25 Women’s
Una settimana così non si vedeva da un po’

03 Marzo 2025
Milano è tornata più in forma che mai. La bolgia dei direttori creativi non ha minimamente scalfito la Fashion Week italiana, anzi sembra quasi che il caos di inizio anno abbia contribuito all’energia inarrestabile che pervade le strade della capitale lombarda. Dal centenario in grande stile di Fendi al debutto della designer cinese Susan Fang, mai come quest’anno il calendario della MFW è stato così vario e rilevante, con un equilibrio perfetto tra maison storiche e designer emergenti. Non sono mancati nemmeno i debutti, come quello di David Koma per Blumarine, che è riuscito a ridare una chiara direzione creativa al brand dopo un paio d’anni di caos. Tra le sorprese più grandi ci sono stati anche gli show degli emergenti, come la sfilata visionaria di Giuseppe di Morabito, che ha sposato perfettamente il tema della prossima Design Week: connettere l’arte alle nuove forme di intelligenza artificiale. Le novità non si sono fermate alle passerelle, proseguite anche nelle presentazioni e nelle nuove aperture, prima fra tutte quella del nuovo flagship store di Miss Sixty, che ospita la prima scultura permanente in Italia dell’artista giapponese Hajime Sorayama. La settimana, però, non è iniziata nel migliore dei modi: la collezione FW25 era sembrata un po’ fiacca durante il Menswear di gennaio e lo show che ha aperto le danze è stato quello di un Gucci recentemente orfano di direttore creativo. Nonostante questo, il womenswear ha continuato a regalare sfilate e presentazioni destinate a lasciare il segno nel sistema moda italiano. Ecco quindi alcuni degli show migliori di questa MFW.
Dolce&Gabbana

Lo show di Dolce&Gabbana continua a essere uno dei momenti più attesi del calendario milanese. Dopo aver riportato energia alla MFW con la collezione menswear dello scorso gennaio le aspettative erano alte, e Domenico Dolce e Stefano Gabbana non solo le hanno soddisfatte ma hanno messo in scena quello che molti hanno definito il miglior show della stagione. Elogiando l’archetipo della cool girl, il duo creativo ha modernizzato i codici del brand parlando direttamente alle nuove generazioni. Il little black dress è stato reinterpretato come un party dress perfetto: vertiginosamente corto, ricoperto di strass, piume e pietre preziose. Il mantra della prima metà della collezione FW25 è stato chiaro, «a little party never killed nobody». Ma quando la sfilata è uscita dallo storico Metropol per continuare in strada, la cool girl si è trasformata. Silhouette più morbide, pellicce avvolgenti e dettagli in pizzo hanno ridefinito la sensualità del brand, con uno styling che mescolava maschile e femminile senza mai perdere il fascino seduttivo. Il focus non è più sul singolo capo ma sull’arte dello styling, con un guardaroba fluido e spontaneo dove lingerie e sottovesti convivono con blazer oversize, cargo pants, denim e stampe leopardate. Fa quasi male dover aspettare giugno per un nuovo show del brand.
Sunnei
Vedere un brand indipendente continuare a splendere è sempre un trionfo per il panorama della moda italiana. Per la collezione FW25, Sunnei ha voluto celebrare proprio questo: un momento di transizione all’interno della sua storia. Alla fine, qual è la base del sistema moda se non una transazione di beni? Messo in scena davanti al nuovo flagship store Palazzina Sunnei, lo show ha visto modelli e modelle attraversare la passerella con le shopping bag del brand, come se avessero appena fatto acquisti. Una metafora piuttosto chiara, considerando che il punto di forza della collezione è stato proprio la vestibilità di ogni look. Rispetto alle scorse stagioni ci sono stati sicuramente meno pattern, ma il gioco di colori per questa FW25 è stato impeccabile: dal giallo lime al vinaccia, la palette risultava coesa in tutte le sue declinazioni. Anche l’uso dei materiali è stato centrale, con la maglieria oversize in mohair e i nuovi copricapi-parrucche che ricordano vagamente le bambole di pezza di un tempo. Una cosa è certa: la formula Sunnei non stanca mai.
DSQUARED2
Martedì sera, la prima giornata della MFW si è chiusa con festeggiamenti a dir poco grandiosi: DSQUARED2, il brand più irriverente d’Italia, ha celebrato i suoi 30 anni con uno show destinato a rimanere negli annali. L’apertura, affidata alla performance di Doechii – una delle it-girl più esplosive dell’attuale panorama musicale – ha catapultato gli ospiti in un’atmosfera elettrizzante, ricordando uno dei momenti più iconici del brand. La FW25 si presenta come una vera e propria ode all’eredità di DSQUARED2, con i pezzi d’archivio riproposti in versione contemporanea. I direttori creativi Dean e Dan hanno approfittato di quest’occasione per essere volutamente autoreferenziali e collaborare con brand che negli anni hanno guardato alla loro visione come Magliano, Vaquera e Bettter. Tra tutte, la collab con Vaquera ha dato vita a creazioni sperimentali come la felpa cropped I<3DSQUARED2 abbinata a una gonna da ballerina voluminosa. Il menswear non è stato da meno: bomber oversize, camicie sartoriali, completi in pelle in partnership con Ducati e denim tie-dye ispirato alla collaborazione con Kiss. Il casting inclusivo e cross-generazionale ha voluto rendere omaggio anche a Julie Enfield, musa e mentore dei gemelli Caten, suggellando così trent’anni di moda e visione inarrestabile.
Marni
Rispetto alle città che la precedono in calendario, Milano è spesso vista come la più classica, meno incline alla sperimentazione. Ma se c’è un nome che riesce a spezzare questa narrativa, quello è Marni. Per FW25, Francesco Risso ha spinto oltre la sua visione, affiancato dagli artisti Olaolu Slawn e Soldier Boyfriend. Il risultato? The Salon, una collezione che sovverte i confini tra moda, arte e performance. Tutto è nato da un incontro casuale in una sera nebbiosa a Londra, culminato in The Pink Sun, una residenza artistica che ha visto il trio lavorare insieme per un mese. Da questo scambio nasce una collezione che celebra la manualità e il potere trasformativo della creatività. La pelle di un lupo diventa un cappotto dalla silhouette scolpita, i fiori sbocciano da abiti in raso, mentre ciuffi di pelliccia scivolano lungo gonne strutturate. Il tailoring si mescola a dettagli animaleschi, i materiali si stratificano, creando un effetto visivo tra il surreale e il sartoriale. Sullo sfondo di un caffè milanese, tra tavoli scarabocchiati e drink serviti con nonchalance, The Salon si manifesta come un’ode all’heritage di Marni e alla sua capacità di reinventarsi. Una collezione che sembra uscita da un libro di fiabe, dove il passato incontra il futuro e la moda si trasforma in pura espressione artistica.
Bally



Quando Simone Bellotti è stato nominato direttore creativo di Bally nel 2023, le sue prime collezioni non avevano suscitato grandi reazioni. Nessun passo falso ma nemmeno un vero guizzo. Questo fino allo scorso sabato, quando il brand svizzero ha presentato la FW25 al sedicesimo piano della Torre Velasca, un omaggio alla sua eredità elvetica. La collezione parte da un’esplorazione della routine: l’ordine e la ripetizione che strutturano la nostra quotidianità ma che a un certo punto sentiamo il bisogno di sovvertire, come dichiarato dal brand. È infatti proprio tra disciplina e istinto si muove Bellotti, che ha alternato precisione sartoriale a dettagli inaspettati. Il womenswear ha visto l’introduzione di silhouette esasperate in vita con completi che creavano un effetto clessidra anni ‘50 esaltando i fianchi in modo quasi scultoreo. Sono state le cinture a diventare protagoniste assolute della collezione: strette, multiple, a volte esagerate, come un elemento di costrizione ma anche di potere. Versioni in pelle rigida si stringevano attorno ai blazer, mentre corsetti-cintura con fibbie metalliche decorano trench e abiti in pelle. Nel menswear, la rigidità si ammorbidiva: la pelle diventava un elemento di rottura nei completi sartoriali, mentre cappotti e giacche si sovrapponevano con leggerezza. Tra rigore e libertà, la collezione FW25 di Bally segna la vera affermazione di Bellotti, con una collezione che non si limita a rispettare l’heritage del brand, ma lo ridefinisce con una visione più audace e contemporanea.