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«Occorre molto autocontrollo e una buona cartomante», intervista a Alice Vaillant

Per il brand parigino, il segreto del successo è salire in punta di piedi

«Occorre molto autocontrollo e una buona cartomante», intervista a Alice Vaillant  Per il brand parigino, il segreto del successo è salire in punta di piedi

Le collezioni di Alice Vaillant si ispirano all’architettura, alle tradizioni sartoriali francesi e alla femminilità contemporanea, ma più di tutto al mondo della danza classica. La designer, classe 1995, è cresciuta in un ambiente circondato da scarpette e tutù grazie alla nonna, direttrice di una compagnia teatrale che aveva trasformato il proprio appartamento in un atelier per la creazione dei costumi di scena. Prima di lanciare il brand che porta il suo nome nel 2019, Vaillant ha ballato per sette anni all’Opera Ballet School. Ogni esperienza legata al mondo della danza ha avuto un impatto notevole nella direzione artistica del suo brand, un’osservazione che ci racconta la designer durante la nostra intervista ma che traspare in ogni progetto del brand. Palette candite da rosa cipria e color carne, da trasparenze e scolli vertiginosi si materializzano sotto forma di silhouette avvolgenti. Prendono il volo grazie ad aggiunte plastiche di volumi piumati, di intrecci tridimensionali, dettagli che rendono ogni look ricco di profondità ottica. «Le mie collezioni si ispirano al gioco tra rigidità e movimento» ci dice la designer. «Lavoro con la stratificazione dei materiali, il mix tra pezzi tecnici e stile libero, i contrasti, che siano di colore, di forma o di taglio». Delle ultime collezioni di Vaillant lasciano il segno i look in pelle rosso fuoco, i top in taffettà trasparente annodato al collo, i colbacchi e i reggiseni in pendant, ma più di tutti l’energia nonchalant con cui vengono presentati in passerella, come se il brand non fosse nato appena cinque anni fa. Come racconta Vaillant, l’imponente storia sartoriale della capitale della Haute Couture non la intimorisce, anzi: Parigi è la città migliore da cui partire. 

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La donna Vaillant è la tipica cittadina parigina. «Attiva, sensuale e forte», una donna che sa utilizzare l’abito sia come scudo che come arma. «A volte le mie stesse insicurezze mi aiutano a creare silhouette forti», commenta la designer. Come i suoi abiti, divisi tra provocazione e protezione, la designer si destreggia tra due ruoli ben diversi all’interno dell’azienda.  Non sempre deve calarsi nei panni della stilista, a volte deve mettere giacca e cravatta. «La parte più difficile per me è gestire da sola sia la parte creativa che quella commerciale. Occorre molto autocontrollo e una buona cartomante perché ci sono sempre alti e bassi», afferma scherzando. Aver lanciato un brand a Parigi le ha permesso di crescere in maniera piuttosto rapida grazie alle infinite opportunità che offre la città, ma per avanzare nel Monopoly della moda francese, ci dice che ha dovuto prima impararne le regole. «Credo che Parigi sia una delle città migliori per avviare un brand, ma bisogna capire prima come funziona il sistema, il che può essere difficile». 

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Così come il mondo della danza classica ha lasciato un’impronta tangibile nella direzione artistica di Vaillant, il taglio sensuale e all’avanguardia del brand può contare sul savoir-faire tecnico della designer. Ha compiuto i primi passi nel mondo della moda al fianco dei mentori Jean Paul Gaultier e dal duo di Botter nell’atelier di Nina Ricci, e ha trovato nel pizzo Calais un ponte romantico tra la tradizione francese e la sperimentazione tessile. È stata questa la chiave d’accesso che le ha permesso di raggiungere un ampio bacino di clienti senza compromettere la creatività. «Voglio davvero ampliare l’expertise del brand con l'Atelier D'art e l'artigianato francese», afferma la designer, convinta che la cosa più importante per un brand indipendente che vuole affermarsi nella industry sia «creare un equilibrio tra pezzi che siano indossabili ma anche diversi». Sicuramente, nell’aver proiettato Vaillant tra i nomi di punta della moda emergente ha avuto un ruolo portante anche la collaborazione con UGG nel 2023, una partnership che ha unito pom pom a tacchi a spillo per un ossimoro adorabile, in pieno stile Vaillant. «Le partnership possono aiutare a far crescere un brand, ma non sono la chiave», controbatte la designer. «Può essere davvero interessante lavorare con l’identità e la storia di un altro brand, ma credo che il fattore più importante per il successo sia sviluppare una relazione con i clienti, ascoltarli e avere un legame con il nostro tempo e con il modo in cui le persone acquistano oggi». 

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A parte la donna parigina che corre disinvolta da un impegno all’altro in tacchi a spillo, Vaillant veste star internazionali come Dua Lipa, Bella Hadid, Rihanna e Lisa delle Blackpink, ma sogna di poter firmare i costumi per compagnie teatrali come la Batsheva, Kidd Pivot o La Horde. Dopo aver incontrato la fortuna dell’ascesa del ballet-core nella moda, gli obiettivi futuri di Vaillant prendono forma al di fuori del ciclo senza fine dei trend. Aderire alle mode passeggere non è stata mai materia d’interesse per il brand, ci racconta la fondatrice, ma esplorare come si sentono le donne in un abito. È una questione di intuito, aggiunge Vaillant. «Credo che i trend siano una parte importante della moda, ma non influiscono sulla mia direzione creativa: seguo il mio istinto quando creo le mie collezioni: l'obiettivo è avere un mix perfetto tra le due». Nonostante il suo sia un gioco di equilibrismo tra opposti, i successi raccolti nelle ultime stagioni dimostrano come Vaillant abbia trovato il suo baricentro. Come sulla punta di un paio di scarpette da ballo.

CREDITS 
Photographer Eseniya Araslanova
MUAH Louisa Trapier