«Non smettiamo mai di imparare»: intervista a Gabriel Moses
Il fotografo prodigio di Londra ci ha raccontato dei suoi progetti futuri
24 Aprile 2024
Alberto Castellano
Essere fotografi non è facile. Crescere come professionista è complicato - anche perchè nessuno parla dell’alto livello di fiducia in se stessi che è necessario avere per avanzare. Per un emergente, spesso virtualmente invisibile, il motto è sempre "Consistency is key”. Non bisogna fermarsi mai, non bisogna mai smettere di credere nella propria visione e soprattutto serve trasformare ogni limite in opportunità. Non tutti nascono ricchi né dotati di tutte le connessioni che servono ad avanzare in questo mondo, ma l'opportunità bussa alla porta di tutti - bisogna solo avere un po’ di fortuna. A dirlo è un venticinquenne che questa fortuna se l’è forgiata da sé: si chiama Gabriel Moses, viene da South London e, in occasione dell’Air Max Day, ha portato in mostra allo Spazio Maiocchi di Milano, in collaborazione con Slam Jam, la preview del suo primo volume monografico di nome Regina ed edito da Prestel che sarà presentato il prossimo 9 Aprile - un progetto che ha le donne al suo centro. «Le donne sono sempre state importanti per me», dice Moses quando lo raggiungiamo per rivolgergli le nostre domande, «nelle mie foto, nella mia vita e nella mia arte. Mi hanno dato tanto, partendo da mia madre, e questo è un modo per me di ringraziarle tutte senza doverle nominare».
Questa sua prima mostra a Milano è una delle tante pietre miliari che già costellano la carriera Moses - un giovane che, a soli diciott’anni, aveva iniziato il proprio percorso senza minimamente immaginare dove sarebbe arrivato o cosa sarebbe accaduto anche da lì a qualche mese: una campagna firmata per Nike che lo ha messo improvvisamente sulla mappa. Per lui, cresciuto indossando Nike ogni giorno «è stato un sogno diventato realtà. Capisci che ci sono delle persone vere dietro questi brand con cui poter creare autentici legami. Essere affiancato da un brand come Nike è stato una lezione veramente importante». Da quel momento fondante, la carriera di Moses è decollata. In sette anni il suo portfolio è cresciuto a dismisura con campagne su campagne, da Dior alla collezione SS24 di Louis Vuitton fino all’ultima campagna tra Y-3 e Real Madrid che sancisce il ritorno dopo 10 anni di una partnership storica. E questo senza considerare le cover di magazine leggendari come Dazed, Arena Homme+ (di cui è stato anche la cover star) e 032c, in occasione della quale ha scattato Skepta. Proprio questo artista, uno dei più rispettati di Londra, ha finito per diventare un amico. «Stare sul set con lui è completamente rilassante per me», ci dice, «quella persona che ammiro da quando sono un bambino ora è fan di ciò che faccio, della mia arte e non nego che questa cosa sia veramente bella per me. Ho avuto abbastanza fortuna da lavorare in primo luogo con fantastici esseri umani, a prescindere dalla loro fama, e sono sempre stati molto importanti lungo il mio percorso».
Tutti questi lavori sono uniti da un unico fil rouge: un immaginario scuro, cupo ma allo stesso tempo dotato di un'immensa forza comunicativa. Un tipo di oscurità d’espressione nato grazie all’unica lampada che illuminava la sua stanza quando era bambino. «Da lì mi sono sempre abituato a vedere ombre e soggetti che emergono dall’oscurità e ho voluto farne il mio stile. Se avessi studiato fotografia a scuola, forse, i miei insegnanti mi avrebbero detto di lasciar perdere. Forse è una benedizione che io sia arrivato fin qui, perché ho creduto tanto in quello che creavo.» Ma nonostante la posizione raggiunta, Moses non smette mai di imparare e di cercare qualcosa di nuovo a livello personale e professionale. Ci racconta che, al momento, sta lavorando al suo primo film che in questo momento sta ancora solo scrivendo - ma che si tratta di un’espansione di cui sente il bisogno. «Voglio che la mia arte e le mie idee siano accessibili a tutti. I film, sono il modo per raggiungere più persone possibili nella maniera più semplice e veloce, avendo così l’opportunità di introdurre il mio lavoro a chi non lo conosce o creare bei momenti, conoscendo chi già mi supporta» E proprio per chi lo supporta, lo segue, o semplicemente trae ispirazione dalle sue opere, ma vorrebbe raggiungere i suoi livelli gli abbiamo chiesto un consiglio su come sfondare in questo mondo e migliorare le proprie abilità. «Ricerca, ricerca e ancora ricerca», ha risposto, «non smettiamo mai di imparare e mai potremmo smettere di farlo. Purtroppo, siamo nell’era dell’internet, con qualche video qua e là pensiamo tutti di avere le risposte di cui abbiamo bisogno e pensiamo di non avere la necessità di chiedere. Alla fine io sono arrivato qui anche grazie a quelle domande, fatte sempre in maniera rispettosa, senza dar fastidio. Tutti noi dobbiamo imparare per poter rispettare quest’arte, dal chiedere con garbo, al fare le nostre ricerche, perché il viaggio della conoscenza non si ferma mai».
L’arte e la fotografia di Gabriel Moses arrivano da tutto ciò che vedeva quando era ancora un bambino, riuscendo a costruire da quell’immaginario di infanzia il proprio mondo. Un mondo che tiene a ribadire più volte essere formato da persone, rapporti e connessioni umane. «Alla fine arriva sempre quel momento sul set, in cui conosci le persone che ci sono dietro al personaggio e lì capisci di aver vinto.», ad esempio lo abbiamo già visto con Regina, «Perché quello che ti danno loro, gli esseri umani, è il più grande traguardo che una persona possa raggiungere».