Airbrush, disordine e meraviglia infantile, intervista a Gerrit Jacob
Il designer berlinese che ha firmato i look di Rosalia e A$AP Rocky
20 Febbraio 2024
Maxine Stiller
Graffiti art e airbrush, un’estetica che spazia dal kitsch al glamour e nessuna voglia di passare inosservato: Gerrit Jacob, artista e designer originario di Amburgo, è una stella nascente nel mondo della moda. Dopo aver concluso i suoi studi alla Central Saint Martins e aver vestito di colori sgargianti celebrity del calibro di Lil Nas X, Burna Boy e Rosalia, è diventato il primo designer all'interno del nuovo formato di vetrina Intervention, evento ideato dall'agenzia di comunicazione Reference Studios. La sua collezione, in cui come sempre l'estetica aerografica è filo conduttore, ha sancito l’inizio della Fashion Week berlinese, richiamando il mondo hip-hop anni ’90 ma con un taglio squisitamente moderno. E’ stato un tuffo nella mente di Jacob per «trasmettere un po' il disordine e l'aleatorietà che comporta crescere, fare il proprio corso. E quello che ho capito nei sette mesi in cui ho disegnato i capi: non sono ordinato, non sono sobrio, il mio cervello è un casino». Proprio per approfondire questo spaccato di intimità, lo abbiamo incontrato per una chiacchierata informale, spaziando dalle seccature del fisco tedesco al senso di meraviglia che si prova nel fare un lavoro che si ama davvero.
Silhouette oversize, trasparenze, colori vividi e pattern graffiti: la sartorialità incontra il chiasso e sposa il colore per l’artista, ma rispetto alle creazioni del passato questa volta si aggiunge un tassello, una dimensione femminile inedita. Pantaloni a vita bassa e bustini romanticizzati da elementi kitsch si integrano nello streetwear arricchito da stampe aerografate di gatti techno in colori neon. Un mix di elementi apparentemente casuali frutto di una “sorta di meraviglia infantile”: «Nel processo di design, cerco sempre di seguire l'intuizione come se fossi sovrappensiero. Se non mi fa sentire qualcosa nello stomaco, non seguo quell’idea. Ed è lì che subentra la gioia: devo provare gioia nel fare qualcosa, altrimenti non lo faccio ». Da un lato, la stravaganza fa parte del suo carattere, ma si dimostra consapevole del fatto che, nella saturazione generale dei brand emergenti, c’è bisogno di qualcosa che faccia chiasso per attirare davvero l’attenzione. «Alcune persone fanno cose che sono davvero indossabili, più orientate verso il lusso e il comfort. Altre creano cose più appariscenti che funzionano su un palco, includerei me stesso nella seconda categoria». Non a caso, tra le destinazioni d’uso più frequenti per gli ensemble di Jacob c’è sicuramente lo stage, e tra i suoi ammiratori spiccano artisti internazionali del calibro A$AP Rocky e Rosalía.
Quando gli domando cosa differenzi i ritmi di lavoro di Berlino dalle canoniche capitali della moda - dalla frenesia di Parigi al gusto borghese di Milano - scoppia in una risata e racconta che la differenza più grande sono le autorità fiscali tedesche e i fastidi che procurano. Poi si fa serio, ci pensa a fondo e aggiunge: «l'inconveniente è che sei più lontano da cose, ma allo stesso tempo sento che non puoi vivere la tua vita solo per le opportunità lavorative, quindi c'è anche un senso di beatitudine ignorante. Quando sono a Londra per il weekend, cosa che succede spesso, sento che c'è concorrenza ovunque, ci sono così tanti brand di cui le persone possono scrivere, così tanto da acquistare. La competizione è oggettiva: quando hai un colloquio di lavoro, non vuoi conoscere tutti gli altri candidati» Nonostante Gerrit sia riuscito a farsi un nome al di fuori dei confini di stato, Berlino resta uno spazio libero in cui creare ed esprimersi con ritmi più umani rispetto agli altri poli della moda. Le sue creazioni hanno contribuito alla promozione della capitale tedesca come nuovo faro del settore, un melting pot di influenze e nuove voci che vuole partecipare alla narrativa della fashion industry senza cedere a compromessi sulle modalità. Celebrare la propria individualità, abbracciare la propria storia e creare connessioni con il mondo che ci circonda: l’esempio di Jacob restituisce il riflesso di una generazione di nuovi designer che cercano di farsi spazio nel mondo, senza tentare di cambiarlo.