Dario Brunori nasce in provincia di Cosenza alla fine degli ani ‘70. E’ figlio di un piccolo imprenditore edile ma in realtà non ha troppa voglia di seguire le orme del padre. Così dopo l’infanzia passata nella sua Guardia Piemontese tra inverni noiosi e torride estati in spiaggia (il mare lì è fantastico) decide di “emigrare” in Toscana per dedicarsi alla sua vera vocazione: la musica. Nascono i Blume con Matteo Zanobini e nel 2006 il “piccolo ensemble pop” sforna “In Tedesco Vuol Dire Fiore” che a dirla tutta non ottiene il riscontro che meriterebbe. Fatto sta che Dario continua a “spippolare con le manopole” (come direbbe lui) e a lavorare ai testi e alle sonorità dei Blume perché, nonostante il successo e i soldi tardino ad arrivare, Brunori non è uomo d’azienda ma musicista e gli va bene così. Succede però che un paio d’anni fa gli viene a mancare il padre (il titolare della vera Brunori SAS) ed è costretto a tornare giù in Calabria e trasformarsi in imprenditore. E’ un mondo tutto nuovo ma lui la prende con filosofia: è durante il periodo “aziendale” che nascono i testi e le melodie di “Vol.1”.
Questa volta le sonorità sono molto distanti dalle ricercate perle electropop dei Blume: chitarra, urla a squarciagola e tanti ricordi dell’infanzia. Un disco diretto che non ha troppe menzogne da raccontare con un Super Santos e Padre Pio a fare da sfondo agli amori che nascono e alle estati che muoiono. Se avete trent’anni (o giù di lì) non farete fatica a riconoscervi nello pseudodandy di cui vi racconta La Brunori SAS. E non negherete neanche che a 12 anni davate “una sfogliata” a Novella 2000 delle vostre mamme. Insomma un album compatto, da ascoltare tutto d’un fiato pur senza trascurare la raffinatezza e l’ironia con cui si racconta quanto sia difficile e paralizzante essere dei sognatori ai giorni nostri. Mai come stavolta spero che questo piccolo capolavoro del pop cantautorale nostrano non sia costretto a gridare vendetta. Perché Dario non sarà uomo d’azienda, ma la Brunori SAS “fabbrica” melodie come pochi.
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