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Intervista esclusiva a Ghemon

tour estivo e progetti futuri

Intervista esclusiva a Ghemon  tour estivo e progetti futuri

 

È da qualche tempo oramai che Ghemon non ha più bisogno di presentazioni. Dopo gli importanti passi mossi nell’undeground del rap italiano, con  album che sono diventati veri e propri classici, lo scorso anno (di questi tempi) G. rilasciava ORCHIdee, splendido concentrato di musica di qualità, non importa etichettata come. 


Tra soul, pop e ovviamente rap, Ghemon ha saputo mettere tutti d’accordo. Lo dimostrano i due tour alle sue spalle, con tante delle date finite sold out. 
In occasione della fine dell’ “Invicinbile estate tour”, con l’accompagnamento de Le Forze del Bene, abbiamo raggiunto Ghemon per chiedergli, essenzialmente, come vanno le cose.  

Ci sono momenti, nella vita di un artista, che possono essere definiti come “spartiacque”. Senti che qualcosa è cambiato dopo la tua esibizione al 1 maggio? 

E' stato un passaggio importante perchè quel palco è un “megafono” enorme per chi è all'ascolto. In me ha aumentato la consapevolezza che sto facendo bene ma, a me non basta mai, non mi soffermo su queste cose. Ti dico che dopo essermi rivisto, la sera stessa ho cominciato a pensare come fare meglio. La mia testa è a un binario solo e il treno che c'è sopra va solo in avanti.

 

Credo tu sia stato fenomenale nel distanziarti - pur senza rinnegare nulla - dal rap nel momento giusto, cioè quando il fenomeno stava cominciando a diventare “di massa”. Questo ti ha permesso di ribadire una forte identità artistica. 
Sei d’accordo con questa visione della storia? E se sì, è accaduto tutto per caso o è stato frutto di una naturale propensione a bruciare le tappe?


Non mi sono mai smarcato a parole, dicendo che l'hip hop è noioso o per sfigati o che io non faccio hip hop come fa un sacco di gente che conosco. Sono fiero della mia provenienza. Ho sempre ribadito le mie radici ma ho sviluppato l'albero della mia musica in tutti i “rami” che mi piacevano. La mia percezione di arte è allargata. Non importa se mescolo cinque generi ma importa che io lo faccia bene e con gusto. Sono un contenitore di idee e le faccio funzionare insieme. Non devo dire a parole che sono diverso, devo dimostrare che sono unico coi fatti.

"Dal Furgone Di Ghemon" S01E02Titolo: "G e i problemi di Facebook"

Posted by Ghemon on Mercoledì 15 luglio 2015

Subito dopo l’uscita del disco, parlando con alcuni “addetti ai lavori”, c’era la curiosità di capire come e se saresti stato in grado di replicare quelle capacità vocali dal vivo. Credo tu ci sia riuscito alla grande. 
Come ci si sente a vincere una così importante sfida?

Quasi nessuno credeva in me come cantante. Io si, però! Tutto riguarda la determinazione e il lavoro. Non è che sia filato tutto liscio, che non abbia trovato grandi ostacoli o difficoltà, anzi. Tuttora faccio un lavoro settimanale sul canto, sullo studio, sul fisico. Mi sento come un atleta, tratto il mio lavoro come un professionista anche se non canto negli stadi. Ora, non voglio dire che credo in me come attore e ballerino, ma per quanto sono ostinato non posso escludere nulla...Anche se l'idea di fare il ballerino magari è un po' azzardata! (ride) 



Presti sempre molta attenzione al lato “social” della tua carriera, specialmente durante i tour. Quanto può essere importante, oggi, dare alla gente un volto umano con cui rapportarsi, e non solo una semplice fanpage?

Ho imparato a fare la media tra quanto sono riservato in privato e quanto invece è bello condividere con gli altri le cose che fai tutti i giorni. Gianluca è una cosa e Ghemon è un'altra. Non tutti capiscono il confine. A volte nemmeno io... 

Domande di rito:

Momento più bello del tour: Rimando la risposta a fine tour, che sarà a novembre.


Pezzo più recepito dal pubblico: “Nessuno Vale Quanto Te” e “Veleno”


Pezzo che a te piace più fare dal vivo: “Non Spegnermi”, l'intro del concerto.

Un elemento che vorresti aggiungere allo show dal vivo: Luci con animazioni 3d simili al live di Flying Lotus. Penso che la luce sia il completamento vero della musica dal vivo.



Quanto manca al prossimo disco?  Il tempo che ci vuole per le cose belle

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Foto di Serena Sammarco