Vedi tutti

L'hyperpop è il sound post-pandemia della Gen-Z

Una scena musicale già nascente anche in Italia celebrata dal recente mixtape (DANZƏ)

L'hyperpop è il sound post-pandemia della Gen-Z Una scena musicale già nascente anche in Italia celebrata dal recente mixtape (DANZƏ)
Ermete Diara
SOPHIE
Kim Petras
A.G. Cook
100 Gecs
Hannah Diamond
Slayyyter
Bestye
Cherry Ills
Troyamaki
Foreverboymush
Hellomimmi
Keiden
Liltagliagole
Malecontento
Marco 444
Narcolessia
Natimernero
Nxfeit

Synth scatenati, auto-tune e distorsioni, finti glitch, nostalgici riferimenti ai primi 2000 e all'epoca dei blog del web 2.0 ma anche un contrasto fra estetica finto-cute e testi pieni a volte di ironia, a volte di rabbia: questo è l'hyperpop, la nuova scena musicale underground immortalata nel nuovo mixtape (DANZƏ) in uscita per LE MAJOR. Come tutti i generi musicali nati dalla Gen Z, anche l'hyperpop è eclettico: pesca a piene mani dal massimalismo pop ingenuo della dance anni '90, ma anche dalla trap, dal nu-metal e, in generale, dall'ironia della cultura nonsense Internet. Secondo Dazed, che al fenomeno ha dedicato un lungo articolo, questa esuberanza iconoclasta e multi-genere è anche una reazione alla seriosità della musica elettronica nata nella pandemia. 

Troyamaki
Nxfeit
Natimernero
Narcolessia
Marco 444
Malecontento
Liltagliagole
Keiden
Hellomimmi
Foreverboymush
Ermete Diara
Cherry Ills
Bestye

Secondo Dazed, la storia del movimento può essere fatta risalire al 2014, ossia l’anno in cui il collettivo londinese PC Music sbarcò su SoundCloud proponendo un sound elettronico e pop profondamente sperimentale. La particolarità di quella musica era che mimava, in una certa misura, il feeling grezzo della musica auto-prodotta a casa, mescolando ispirazioni in sé coerenti ma formalmente disparate. Fu questo collettivo a legittimare la sensazione di homemade che ancora caratterizza questo nuovo genere musicale che è esploso, ricordiamolo, proprio dopo la pandemia e dunque dopo il ritorno in auge del concetto di “amatoriale” e “fatto in casa”. Gli altri pionieri della scena, come SOPHIE e 100gecs, portarono avanti questo linguaggio fatto di distorsioni, ispirazioni 8-bit, ironia memetica, che aveva la qualità di anticipare quel multiculturalismo in cui moltissimi membri della Gen Z stavano vivendo in prima persona e, soprattutto, colorandosi di quell’aria aspirazionale e democratica per cui tutti potevano diventare potenziali artisti, senza enormi apprendistati formali o difficili carriere musicali.

Il vero boom si ebbe nel 2019, con il successo virale di money machine dei 100 gecs che portò Spotify a creare una playlist dedicata al genere che divenne poi il principale veicolo di successo del genere nella sfera mainstream. L’apparato visuale che accompagna questa musica sembra essere una derivazione da tutte quelle subculture dei primi anni 2000 come gli emo o, in Italia, i truzzi prendendo in prestito da loro e da quel bizzarro archivio grafico che era Netlog la loro estetica edgy e vagamente androgina che, altrove, gli e-boys di TikTok avevano già ripulito e fatto diventare instagrammabile e algorythm-friendly. A partire dalla playlist di Spotify, in ogni caso, che poi andò arricchendosi con le musiche di altri artisti sempre giovanissimi, il termine hyperpop venne ufficializzato come nome del nuovo genere – un nome molto aderente al vero, in quanto la musica hyperpop rappresenta una esagerazione a oltranza dei luoghi comuni e delle formule ritmiche ed espressive del pop stesso, ma con in più una edge ironica, da mercato di nicchia che i grandi artisti e le grandi produzioni non hanno.

A.G. Cook
SOPHIE
Hannah Diamond
Slayyyter
100 Gecs
Kim Petras

Altra caratteristica interessante della scena musicale è la sua cross-continentalità: in quanto originatasi nell’ambito di Internet e non in specifiche location come molti altri generi storici, ad essa posso partecipare artisti di tutti i paesi che facciano parte della sua community. E questo è il motivo per cui il genere è diventato tanto popolare in Italia durante la pandemia, ma anche perché i suoi esponenti sono obbligatoriamente nativi digitali – gli unici che sono in grado di percepire con tanta precisione la cultura del Web 2.0 da riuscire a rielaborarla in chiave parodistica. Non a caso, fra le 22 personalità che hanno contribuito al mixtape, fra cantanti e producer, tutti hanno un’età compresa fra i 14 e i 22 anni. Persino l’apparato visuale che lo accompagna, che include una cover che ritrae un floppy disc distorto con sopra l’immagine di un libro di scuola scarabocchiato e una stupenda video-compilation creata da Kuzu e Ermete Diara del collettivo PSEUDOSPETTRI, fa continui riferimenti a capisaldi della cultura giovanile pop italiana con video virali, reference a I Griffin e ai cinepanettoni

I brani del mixtape mescolano influenze bubblegum pop, emo e metal ma la vera carica anarchica che lo animano vengono dal desiderio di reinvenzione radicale che questi giovani artisti musicali vogliono portare nel proprio lavoro, guardando al passato con l’ironia affettuosa di chi è cresciuto guardano video su YouTube ma tagliando i ponti con esso, alla ricerca di nuove frontiere espressive e una sensibilità del tutto moderna.

(DANZƏ) è uscita per LE MAJOR con distribuzione FUGA e DVISIE il 2 luglio in digitale e in 100 floppy edizione limitata e non destinata alla vendita, senza singoli di lancio.