“Il Sorprendente Album D’Esordio De I Cani”, 10 anni dopo
Cosa è rimasto della dimensione hipster romana cantata da Niccolò Contessa
03 Giugno 2021
Mi ricordo ancora la prima volta che ascoltai "Il Sorprendente Album D'Esordio De I Cani": lo feci perché ero curioso di sapere per quale motivo tanti autori che seguivo trovassero così entusiasmante quell'album. Il primo ascolto è stato rivelatorio e indimenticabile: in un attimo ho percepito il contesto di Roma nel 2011, gli esami di maturità, i motorini che passavano nelle vie della Capitale, gli zaini, le Vans, e tutto ciò che c'era dentro i personaggi che popolavano quell'ambiente. I loro sentimenti, il loro spettro sociale. Tutto era stato raccolto nei testi di Niccolò Contessa, oggi vero e proprio artista di culto della scena indie italiana, e soprattutto, fratello maggiore di tanti. Non mio, ahimè, perché nel 2011 di anni ne avevo 10, e il mio 2011 è stato il 2016, quando la trap è esplosa in Italia e sembrava di vivere su un altro pianeta. Ma spesso mi chiedo se mi sarebbe piaciuto di più vivere quel 2011, con il disco di debutto de I Cani, o rimanere col mio 2016, con Tedua, la Dark Polo Gang e Sfera Ebbasta.
Ci sono canzoni tratte dal disco d'esordio de I Cani che secondo me sono semplicemente immortali. "Hipsteria", per esempio, è uno spaccato adolescenziale, un episodio di Skam Italia, ed è incredibilmente reale. Racconta l'interesse dei giovani a "vetrinizzarsi", e in particolare la storia di Caterina, giovane hipster romana un po' nevrotica che cerca una fuga dalla realtà in cui è ingabbiata, alla quale non sente più di appartenere. Già nel 2011, infatti, la carta d'identità della generazione millennial era il feed di Instagram, di Flickr, di Tumblr o di Facebook. Dieci anni dopo, i social si sono evoluti, le mode sono passate, eppure il messaggio da trasmettere sarebbe lo stesso ai giorni nostri. Ma la capacità di trasmetterlo in maniera alternativa è ciò che balza di più all’occhio. Il videoclip del pezzo, infatti, è una gallery di foto scattate ed elaborate sull’iPhone con Hipstamatic e ha lo scopo di inquadrare con precisione il momento storico di allora, vissuto dalla prospettiva di un adolescente. Da qui l’idea del collage di immagini - alcune delle quali sono naturalmente dei selfie -, tutte rigorosamente in una qualità un po’ scadente, ma al contempo propedeutica a rendere più diretto il significato della canzone.
Apparire è la chiave per sentirsi al sicuro in un posto in cui essere al sicuro è l'ultima cosa certa, cioè la città. Roma, in questo senso, è perfetta. Se Niccolò Contessa fosse stato di Milano, e avrebbe raccontato Milano, o qualunque altra città italiana, le sue idee avrebbero avuto sfumature molto diverse, e il risultato sarebbe stato un altro.
"Le coppie si dicono basta e sui social network non sono più amici
Lei comunque sostiene che lui abbia fatto di tutto per farsi lasciare
Dopo mesi lo incontra a una festa e guarda di striscio se l'altra è più fica
Si dicono non rimaniamo estranei o nemici"
è l’ultima strofa de "Le Coppie". Trovo curiosa questa traccia: nonostante sia tra le più brevi dell'album, è secondo me tra le più incisive. Dipinge uno scenario definito: due persone che si vogliono bene, alla fine, finiscono per non volersene più. E apparentemente, sembra una routine, un canovaccio già scritto. Soprattutto, non sembra un brano di dieci anni fa.
Il ruolo di Contessa in questa canzone è quello del narratore. In due momenti in particolare l'autore si espone sulla relazione dei protagonisti: i ritornelli, tutti diversi fra loro e basati sulla strofa a cui succedono, e i due interlude. Il cantautore capitolino cerca di analizzare in maniera fredda e neutrale la situazione: prima si rende conto di come le coppie non vengano mai fermate dai posti di blocco, il che agevola il guidatore, in questo caso palesemente brillo; poi afferma che in fondo molte coppie ritengono più facile continuare a litigare senza lasciarsi, perché la stabilità fa comodo a tutti; infine, osserva come, nonostante tutte le buone intenzioni, ricostruire un rapporto ormai arenatosi è praticamente impossibile. E aggiunge due pillole statistiche: il primo a baciare dopo l'amplesso generalmente è colui che sarà lasciato, il primo a staccarsi dal bacio, invece, chi lascerà.
“L’esplosione de I Cani arrivava al culmine di un percorso che aveva visto l’affermarsi di quella che anni dopo qualcuno avrebbe impropriamente chiamato “La scena romana”” mi spiega Francesco, che nel 2011 frequentava l'università e faceva il PR. Quegli anni sono stati cruciali per la musica italiana, perché non solo è cambiato il modo di farla, ma anche il modo con cui ci si rivolgeva al pubblico. Internet, di fatto, si stava imponendo come mezzo di comunicazione principale, e i social network erano il vettore ideale per promuoversi.
"La cosa che mi attraeva de I Cani era quella patina di distacco che prendeva in giro l’estetica e la cultura hipster che a Roma nel 2010 era rimasta abbastanza involuta" mi confessa Filippo, che all'epoca era parte del target di riferimento de I Cani, avendo 18 anni. L'abilità di Contessa di comunicare in maniera alternativa ha segnato uno spartiacque nel panorama musicale nostrano, come se ci fosse un periodo avanti I Cani e dopo I Cani. L'idea dell'anonimato, delle pubblicazioni a sorpresa, il nome stesso della band sono tutte componenti di un progetto molto più grande immaginato dal leader del gruppo, ossia attirare l'attenzione semplicemente essendo sé stesso, al di là della musica. Non è casuale che tuttora questo modo di porsi sia rimasto (il nome di Liberato vi dice qualcosa?). "La differenza era nell’ironia e nella consapevolezza della loro posizione, al centro della “scena romana”, questo faceva sì che I Cani potessero giocare con la propria identità" aggiunge sempre Filippo. I Cani, ancora oggi, dopo le interviste, i live e tre album, sono un grande punto interrogativo, ed è questo a caratterizzarli più di tutto. Da sempre il mistero affascina le persone, e loro hanno sempre lavorato cercando di spostare l'attenzione generale sul loro lavoro, piuttosto che sulle loro facce.
I Cani ha sempre avuto dalla sua la possibilità di essere interpretato sotto diverse chiavi di lettura. Per questo, i concerti con le buste di carta a coprire il viso, oppure l'anonimato social più totale. I Cani c'è e non c'è, ed è questo che innaffia quotidianamente la loro aura. Ogni loro cenno di vita - come la pubblicazione di un singolo su SoundCloud, "Alla fine del sogno", poco tempo fa - desta i loro fan da un sonno che chissà ogni volta quanto potrebbe durare.
Si potrebbe dibattere per ore sul lascito della band e del loro primo album. Dire che Contessa ha cambiato la musica italiana sembra eccessivo, ma forse un po' è vero, perché è in quel periodo che ha iniziato a plasmarsi l’ultima scena indipendente italiana. Calcutta, Tommaso Paradiso, tutti sono seguiti a Niccolò Contessa e a I Cani, che di certo sono stati tra i primi a dare una forma alla musica indie in Italia, idealizzandola, identificandola in quei testi e in quei suoni.
Il mondo in dieci anni è cambiato totalmente, ma talvolta è bello guardarsi indietro e, per puro caso, finire per specchiarsi, ricordare la propria adolescenza oppure, come nel mio caso, continuare a viverne gli ultimi giorni, per poi voltarsi avanti e, sorridendo, pensare che: