La tragica fine della generazione SoundCloud
Quella di Juice WRLD è l'ultima di una lunga serie di morti nel mondo della musica. Ci siamo chiesti il perché
12 Dicembre 2019
Nell’agosto del 2007 sono due musicisti svedesi, Alexander Ljung e Eric Wahlforss, di stanza a Berlino, a creare SoundCloud, la piattaforma musicale che contribuirà a formare l’estetica associata alla Generazione Z musicale americana - per alcuni - la più grande rivoluzione musicale degli anni recenti. Il Soundcloud Rap, e cioè quel sottogenere di rap DIY fatto di produzioni lo-fi e caratterizzato da un suono che prima non esisteva, si diffonde infatti negli Stati Uniti, dove viene utilizzato dai più giovani per affermarsi sul mercato musicale americano, senza passare dall’intermediazione dell’industria musicale.
Tutte queste morti sono state il trigger che ha scatenato la fine del SoundCloud Rap, come ha scritto il critico Jon Caramanica sul New York Times:
«Solo perché uno stile musicale raggiunge una popolarità diffusa non significa che non sia costruito su un castello di carta. L’era del SoundCloud Rap - una volta ricca di promesse - è finita. Quando il peggio accade, infatti, non esistono dati e successi che possano valere la caduta».
Quella di Caramanica è principalmente un'accusa al sistema musicale che ha spremuto e sfruttato l’atteggiamento borderline di questi artisti, promuovendolo per la realizzazione di album, concerti, linee di abbigliamento e di una intera estetica quasi-Trumblr che ha avuto una presa facilissima sulla Generazione Z. Non ha costruito però, un paracadute che fosse in grado di contenere la ovvia ricaduta. Come successo a metà degli anni ‘90, quando la faida tra East Coast e West Coast polverizzò alcuni dei più incredibili talenti della storia del rap solo perché lo show-biz attorno a quella faida si era spinto più in là, la SoundCloud Generation non è stata in grado di fermarsi.
«Se non avete mai ascoltato questi ragazzi, avete certamente visto i meme che li ritraevano nei feed di Instagram, prendendosi gioco dei loro motti e dei loro capelli colorati. Mentre si prendevano il rap, e il rap si prendeva l’industria musicale, questi adolescenti ridacchianti, a volte amanti dello Xanax improvvisamente sembravano meno una minaccia passeggera alle norme mainstream e più...beh, come il mainstream stesso».
Il cambiamento introdotto dalla SoundCloud Generation è infatti prima di tutto estetico e di canoni: composta da membri della Generazione Z, l'era di SoundCloud è stata la prima ad essere nata immersa nella cultura di Internet e dei social, dei meme e di Instagram. I suoi giovani talenti sono cresciuti quando il rap era al massimo della sua esposizione mediatica e quando i social network avevano ormai deformato la realtà a loro piacimento, trasformando l’industria musicale, il rapporto con le malattie mentali con l'ansia e la solitudine. Sulla digital cover di nss magazine, Jordan Anderson ha evidenziato le connessioni tra Generazione Z e cultura dei meme:
«Meme ed altre forme simili di aggregazione digitale rappresentano un campo aperto, anche se non sempre produttivo o sano, in cui affrontare la depressione e l'ansia, sono taglienti, a volte offensivi ma comunque rappresentano un canale efficace».
«L’identità di 6ix9ine, una volta solo provocativa, era ora radioattiva. “Gummo” uscì lo stesso mese dell’emersione del movimento #MeToo, e dopo decenni di silenzio, e quindi nessuno, da nessuna parte, era pronto a normalizzare un condannato per abusi sessuali su minori», scrive Stephen Witt su Rolling Stone a gennaio del 2019.
Nel 2015 infatti 6ix9ine era infatti già stato condannato per abuso sessuale su una 13enne, mentre proprio nei primi mesi del 2019 arrestato e condannato a 46 anni di galera per reati connessi alla criminalità organizzata. Per evitare il semi-ergastolo, 6ix9ine ha cominciato a collaborare con la giustizia, diventando quello che nel gergo gangsta-rap viene definito uno “snitcher”, e, subito dopo, un meme. “Know your meme” infatti cataloga il 6ix9ine Snitch come «riferimento a una serie di meme che parodizzano il rapper Daniel “6ix9ine” Hernandez mentre rivela dettagli sulla gang Nine Trey Bloods, includa la supposta appartenenza dei rapper Jim Jones e Cardi B alla gang»
In un modo o nell’altro, tanti dei membri della SoundCloud Generation sembrano essere finiti, consumati da abusi di sostanze e da una violenza ritornata a raggiungere picchi altissimi, tra i più alti della storia del rap. È complesso, dunque, credere che la SoundCloud Generation possa essere semplicemente uno specchio della Gen Z, come ha sbrigativamente provato a sintetizzare il critico Alexis Petridis sul Guardian:
«Il SoundCloud Rap offre voce all’emarginata e ostile gioventù americana, ed è semplice per gli emarginati e gli ostili cadere nella criminalità e nella violenza. È poi quasi troppo deprimente notare che il comportamento di questi artisti sia ispirato da un desiderio di notorietà».
Se ai casi citati si aggiungono gli arresti di Trippie Red, quello di Tay-K per omicidio aggravato, o quello ancora precedente di Bobby Shmurda - uno dei primissimi rapper a diventare famosi grazie a Internet - emerge chiaramente il pattern di una generazione di rapper che si sta lentamente distruggendo, e che non si può semplicemente additare come narcisista o affetta da un desiderio incontrollato di fama. Gli Stati Uniti vivono infatti il loro peggior momento di sempre per numero di morti da overdose, che nel 2017 hanno superato quelle da arma da fuoco, incidenti stradali e AIDS, in quella che il Presidente Trump ha definito una «national shame and human tragedy». Craig Jenkins, uno dei più attenti giornalisti di rap culture d’America ha scritto su Vulture:
«Le persone stanno morendo perché c’è tanto dolore nel mondo e non abbastanza conoscenza della malattia mentale, della tolleranza o della tossicologia. Le persone stanno andando in prigione perché gli mancano opportunità e gli manca una guida. Trattare i sintomi di un disordine come la causa è come prescrivere la medicina per la tosse a una infezione polmonare»
Cercando di non semplificare la realtà e di ritrovare le cause di quello che a tutti gli effetti può essere definito un fallimento umano anche nella struttura dell’industria musicale che dovrebbe riuscire a preservare la salute dei suoi artisti, lì dove le istituzioni e la società hanno indubbiamente fallito, finendo però per cancellare uno dei fenomeni più disruptive e generazionali che la musica aveva visto nascere nel nuovo millennio.