Liberato e l'importanza della Barona
Storia e storie dal quartiere popolare che ospiterà il primo concerto a Milano dell'artista napoletano
07 Giugno 2018
I palazzoni infiniti di Via de Pretis, il fungo del Barrio's, le otto corsie di Viale Famagosta, i graffiti, i campi da calcetto nascosti tra i palazzi, le bici abbandonate sul prato e gli scooteroni nelle piazze.
Sabato 9 giugno Liberato si esibirà nel suo primo concerto milanese a Piazzale Donne Partigiane, nel cuore della Barona, quartiere della periferia sud di Milano.
Dal primo annuncio del concerto di Liberato a Milano in molti si sono chiesti il perché di questa location. La città offre palchi di ogni genere, dal Circolo Magnolia fino all'Alcatraz passando per il Carroponte e Parco Sempione. Eppure l'artista napoletano ha scelto il cuore di un quartiere popolare della periferia per il suo primo concerto a Milano. Nessuna delle scelte di Liberato sembra casuale, a Napoli il 9 Maggio suonò sul Lungomare di Chiaia, che i napoletani chiamano proprio Lungomare "Liberato", dopo la pedonalizzazione.
Suonare alla Barona per un'artista che non nessun legame particolare con il quartiere e con Milano ha un valore simbolico: è una quartiere con un'identità forte, culla della cultura hip hop, dei graffiti e delle barre di Marracash, che negli anni è rimasto real e fedele alle proprie origini.
Da ghetto a centro culturale di Milano Sud
La Barona non è una periferia come le altre. A spezzare il grigio dei palazzoni del progetto di edilizia economica e popolare degli anni '60 e '70 ci sono parchi ed alberi. L'obiettivo del progetto urbanistico era quello di evitare un quartiere dormitorio ma invece di creare un ambiente autosufficiente con bar, scuole e servizi, rispettando la storia Barona prima dell'espansione della città quando era un territorio di mezzo fra la città e le campagne.
L'architetto Arrigo Arrighetti non raggiunse l'ambizioso traguardo: durante gli anni '70 e '80 la Barona diventò un ghetto e gli abitanti ancora ricordano il periodo: "Al posto del mercato c'erano ancora gli orti, era tutto abbandonato, molto peggio di come la vedi adesso".
Molte delle case popolari vennero abitate da immigrati provenienti dal sud Italia, la Barona Terrona come recitava un coro da discoteca che gli stessi ragazzi del quartiere cantavano.
Da metà degli anni '90 in poi l'ondata di gentrificazione dei Navigli, lo sviluppo delle vicine università NABA e IULM influenzarono la crescita del quartiere. Il punto di svolta fu la fondazione nel 1997 del Barrio's, centro sociale e culturale del quartiere che dall'anno della sua fondazione divenne il cuore del quartiere spostando le piazze da sotto i portici dei palazzi sotto al "grande fungo" di Piazzale Donne Partigiane, una mega tettoia in acciaio stile post-sovietico. Il Barrio's si trova proprio al limitare delle due facce della Barona: la zona più frequentata e vivace (verso le metropolitane) e l’area più profonda, delle case popolari. Erano gli anni dei motorini truccati e della nascita cultura hip hop. Le prime crew di b-boy breakavano nella piazza del fungo, si improvvisano barre di freestyle e i graffiti iniziarono a popolare i muri del quartiere cambiandone per sempre l'estetica. Da metà degli anni '90 grazie alla crew 16K, Milano Sud divenne uno dei centri più attivi dei graffiti nel Nord Italia attirando writers nazionali ed internazionali.
"Il principe di Barona e non di Bel Air"
A mettere la Barona sulle mappa della musica nazionale fu Marracash nel 2008 con il singolo Badabum Cha Cha. Per il video - uno dei più bei videoclip italiani degli anni duemila - Marra decise di portare due elefanti nel quartiere trasformando la Barona in un set simile a quello di Mad Max Fury Road:
"Volevo tornare nel mio quartiere come Annibale, in sella agli elefanti".
Prima ancora del successo di Badabum Cha Cha, Marra nel mixtape Roccia già cantava l'appartenenza al quartiere nel 2003 in Popolare:
A.A.A cercasi killer nella tua zona
Per questo arrivo da Ba-Ba-Barona
Così è come la vera Milano suona
Marracash fu uno il primo a portare l'appartenenza alla Barona come motivo di vanto e entrò a far parte del suo personaggio fino ad oggi come canta in Santeria “ho reso Barona famosa e temuta”.
Da quando nel 2003 il film Fame Chimica raccontava - con limitato successo - la vita complessa alla periferia sud di Milano, la composizione demografica del quartiere è cambiata. L'immigrazione a partire dalla fine degli anni '90 è diventata straniera, i booster modificati sono stati sostituiti dagli scooteroni che ronzano per le vie e le bici arrugginite dalle scintillanti biciclette dai servizi di bike sharing.
La Barona ha comunque mantenuto la sua identità di quartiere real, ancora lontana dalla Milano patinata dei navigli e affezionata ai suoi graffiti, al cemento armato dell'Ospedale San Paolo e della chiesa di San Giovanni Bono e all'inusuale densità di campi da calcio.
Liberato ha scelto questo quartiere per il suo primo concerto Milanese, potrebbe essere per la storia e lo stile o più semplicemente per le pizzette del Forno di Barona aperto tutta la notte.