Intervista a Capo Plaza
E qualche commento a caldo sul suo ultimo album, "20"
30 Aprile 2018
Lo scorso 20 aprile è finalmente uscito l'album di debutto di Capo Plaza, "20", una tracklist di 14 brani che narrano la stroia di un giovane ragazzo che, all'improvviso, si è visto catapultato nel caos di Milano, avvolto dalla freneticità, dal successo e dalla musica. E gli è piaciuto.
Ora ha una strada ancora lunga da fare ma le idee giuste ci sono come anche la determinazione. Tra passato e presente - e un sognante futuro - Capo Plaza ci racconta un po' di sè, alla scoperta di chi sta scrivendo un nuovo capitolo della musica italiana.
#1 Ciao Luca, o meglio, Capo Plaza, come prima cosa vorrei iniziare a focalizzarmi proprio su questo: come ci si sente ad essere conosciuto e magari chiamato per strada con un nome che, alla fine dei conti, non è sempre stato il tuo? Perché un artista decide di optare per uno pseudonimo? E perché scegliere proprio “Capo Plaza”?
E' molto strano quando tutti ormai ti conoscono con il nome che ti sei dato da solo, ma anche una soddisfazione. Più che un semplice pseudonimo, Capo Plaza è il nome che mi ha spinto a fare sempre del mio meglio. Quando scegli di utilizzare uno pseudonimo lo fai perchè vuoi che quel nome arrivi ovunque, vuoi che più gente possibile sappia chi sei.
#2 E’ uscito il tuo album d’esordio, “20” - disponibile dal 20 aprile -. Spesso in ambito musicale, un artista lancia il suo primo lavoro/album per farsi conoscere, per dare il via “al tutto”. Tu invece vanti già milioni di views su You Tube e sei considerato uno dei più forti cantanti rap italiani del momento. Come ha fatto un giovane ragazzo di Salerno ad arrivare fin qui e a conquistare il mondo del web?
Semplice determinazione. Se si vuole arrivare da qualche parte ci si arriva e basta, senza troppe scuse.
#3 Nonostante la giovane età, la tua carriera ti ha portato a Milano, spostandoti in una realtà nuova, diversa da quella in cui sei cresciuto. Com’è stato? Come questo cambiamento ha influenzato la tua musica?
È stato sicuramente tutto troppo veloce. Ora sto più a Milano che nella mia città e questa cosa mi fa piacere perché mi fa capire il buon lavoro che sto facendo, nonostante rimanga comunque affezionato alla mia città di origine. Ha influenzato sicuramente più il mio modo di essere che la mia musica, sono molto più sveglio come persona rispetto a prima, è una città che mi ha reso maturo e consapevole. Milano mi ha fatto capire che stavo diventando Grande.
#4 Con “20” raggiungi un traguardo importante della tua carriera dal momento in cui sei riuscito a trasformare in canzoni parti di storia, la tua storia. Ma quale artista ti ha accompagnato agli esordi? Quali erano gli album che riproducevi senza sosta nelle cuffie quando tutto questo non ancora era iniziato?
Ho ascoltato un po’ di tutto fin da ragazzino, ascolto e ascoltavo un sacco rap americano, l’ho sempre preferito al rap nostrano. Avevo in cuffia artisti come Rick Ross, Jay-Z, Kanye West e potrei elencartene altri 1000. Invece del rap italiano ascoltavo molto spesso Noyz Narcos e i Dogo, ero in fissa con la loro roba.
#5 “Non cambierò mai” invece è il primo estratto del disco. Come mai hai scelto questo brano per introdurre “20”? Cosa significa per te?
Ho scelto quel pezzo per far capire a tutti che il successo non ha cambiato Luca, ma l’ha reso solamente più responsabile e con la testa sulle spalle, significa questo per me. Il ragazzino non cambierà mai, però ora è cresciuto e sono cazzi vostri.
#6 Tra le tracce spiccano senza alcun dubbio le hot collabo con DrefGold, Sfera e Ghali. Chi manca all’appello? Con chi vorresti magari fare un featuring un giorno?
Direi decisamente Booba, per me è il BOSS qui in Europa.