A Guide to All Creative Directors

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"Paprika" aveva previsto la deriva di internet?

Non solo sogni nel cult di Satoshi Kon, che torna nelle sale cinematografiche

Paprika aveva previsto la deriva di internet? Non solo sogni nel cult di Satoshi Kon, che torna nelle sale cinematografiche

«Internet e i sogni sono i mezzi per esprimere le inibizioni dell’uomo». Una frase che negli ultimi giorni ha riecheggiato parecchio, non in questi precisi termini, ma grazie ai tweet di Kanye West e al suo esperimento sociale - così da lui chiamato - passato ad insultare gente su X e a inneggiare al nazismo per dodici ore, riuscendo a non far chiudere il suo profilo social. Cosa a cui, concluso il “gioco”, ha provveduto lui stesso. Ma sono molteplici gli esempi di come internet sia, purtroppo spesso, una cloaca in cui è bene non invischiarsi troppo, cercando di uscirne più o meno puliti, sapendo di essere sempre sull’orlo di correre qualche rischio. Sia di caderne vittima, che di essere scoperti come dei carnefici. È stato il caso più “leggero” - che leggero non è - dei post ripescati dai profili di Karla Sofía Gascón, protagonista di Emilia Pérez, che a causa di alcune sue uscite razziste e indiscrete ha subito la gogna mediatica e una sorta di damnatio memoriae da parte del team del film di cui è protagonista. L’attrice è stata rimossa dalla campagna finale verso la conquista (a questo punto probabilmente labile) dell’Oscar e invitata a non partecipare agli ultimi eventi pre-serata dell’Academy sotto suggerimento, ma si potrebbe dire anche imposizione, di Netflix.

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Ci sono poi casi di una gravità che lascia esterrefatti, pietrificati dalle atrocità che rivelano, come la chat di Telegram con circa 70.000 uomini che si scambiano consigli su come stuprare le donne, che siano semplici estranee o persone della propria famiglia. Un inferno in terra - o, meglio, su internet - che segue il racconto di molti altri casi, da scambi privati a gruppi su Facebook, in cui gli individui sono oggetto di vere e proprie violenze, rivelando l’altra faccia di una medaglia validissima come la rete, uno strumento tanto utile e tanto potente che nel giro di poco è cambiato enormemente, con gli ultimi anni in cui sta ancor più imbruttendo e modificando la propria pelle. Eppure la citazione in apertura, particolarmente abbinabile ai tempi che stiamo vivendo, appartiene a un’opera del 2006, quasi vent’anni fa. Una frase che è una lama che trafigge lo spazio-tempo parlando al pubblico di oggi, soprattutto agli appassionati di cinema e di animazione che possono trovarla nell’anime Paprika di Satoshi Kon. Cult tratto dal romanzo omonimo di Yasutaka Tsutsui del 1993, fu dieci anni dopo la pubblicazione che lo scrittore incontrò il cineasta e lo invitò ad adattare il suo scritto alle immagini di un film. Nessuno, fino a quel momento, se l’era sentita di avventurarsi in un viaggio tanto pericoloso perché straboccante di fantasia - perversa, magica e pericolosa - ma ciò che Tsutsui non poteva sapere e che portò subito Kon ad accettare era che da anni il regista e sceneggiatore aveva intenzione di ricreare sullo schermo la sua storia.

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Così, finito di lavorare alla serie Paranoia Agent e dedicata la giusta attenzione alla realizzazione di Paprika, Satoshi Kon si mise al lavoro di un’opera che dall’universo dei sogni ha saputo riportare ciò che sarebbe stato il mondo di domani.  Un’illusione generale che, prendendo come riferimento il mondo di Morfeo, trae dall’inconscio collettivo teorizzato da Carl Jung, che in Paprika viene espresso dall’agglomerato della parata che contiene al proprio interno l’insieme dei sogni e dei suoi protagonisti, che finiscono poi per convergere in un unico flusso. Non è un caso che Kon considerava i sogni al pari della fantasia e della paranoia, in particolare quando rimanda alla possibilità di sopravvivenza nel nostro mondo. Il World Wide Web è diventato contenitore di questo insieme, dove la maschera cade a favore della fuoriuscita di un “Sé” che svela il nostro io più profondo - e che spesso, per l’appunto, è abitato proprio da sogni, fantasia e paranoia. Stando perciò a Jung, quando la gente popola internet, fa cadere il proprio “Io” (a cui ci si riferisce anche come “Ego”) che è la parte cosciente dell’individuo, lasciando piede ad un’altra forza vitale, quasi atavica. Ed è qui che il regista racconta internet come luogo a cui fare attenzione, un posto pericoloso e pieno di insidie vista la possibilità di parlare andando a colpire direttamente al cuore e all’anima delle persone, seppur filtrati da uno schermo.

Sono sempre più frequenti temi come i deepfake e le fake news nel contesto di internet, compromettendo completamente la percezione di cosa è vero e cosa è falso, cosa è giusto e cosa è sbagliato, proprio come capita al confine labile tra realtà e finzione di Paprika. La parata nel film, dunque, è tanto l’opportunità di connessione che la rete offre - considerando che, per entrare nei sogni, c’è anche un apposito sito web - quanto il rischio che la viralità e la massiccia presenza dei suoi contenuti finiscano per travolgere e offuscare la conoscenza (e coscienza) dei fruitori. Una demonizzazione che non vuole necessariamente condannare l’uso o l’essenza stessa di internet, ma vuole mettere in guardia. Ed è sorprendente come gli argomenti trattati da Satoshi Kon siano così riconducibili alla contemporaneità, a cominciare dal suo anime di debutto Perfect Blue del 1997 che riprende tematiche sullo star system e la sua iper-sessualizzazione - con anche lì la presenza di un internet rovinoso da cui guardarsi, con l’aggiunta della tossicità del fandom - alla permeanza del web in ogni aspetto della nostra vita con Paprika, sia dentro che fuori i sogni.

Dalla psicanalisi alla tecnologia, da ciò che ci inganna a ciò che riteniamo autentico, il film di Satoshi Kon è una febbre di immaginari - ispirata al Brazil di Terry Gilliam, a propria volta dal 1984 di George Orwell - colti da deliri e viaggi inesplorati. È il doppio che ci costruiamo ogni giorno su internet e che non corrisponde sempre a chi siamo nella vita oltre lo schermo. È istinto digitalizzato. È l’avvertimento di una storia che ci dice che un terrorismo tecnologico è possibile ed è più vicino di ciò che crediamo, che una manipolazione è sempre più ambita e desiderata per scopi poco virtuosi. Difficile non vedere tutto ciò riflesso nell’oggi, con Donald Trump, presidente degli Stati Uniti, che ha scelto di mettere alla sua destra il proprietario di X, Elon Musk, e il creatore di Facebook, Mark Zuckerberg. Ciò che forse, più di tutto, potrebbe far pensare all’inizio di un incubo, da cui non sappiamo come proteggerci e, soprattutto, come poterci svegliare.