
WhatsApp è davvero sicura?
La privacy è ancora una volta un tema caldo dell'era digitale
19 Febbraio 2025
All’inizio di febbraio, diversi siti di informazione hanno riportato la notizia di una possibile introduzione da parte di WhatsApp di una terza spunta blu, volta a segnalare quando un utente fa uno screenshot di una conversazione. Attualmente, il sistema di spunte dell’app di messaggistica segue uno schema chiaro: una spunta grigia indica che il messaggio è stato inviato, due spunte grigie confermano la consegna, mentre due spunte blu certificano che è stato letto (salvo disattivazione delle conferme di lettura). L’ipotetica terza spunta sarebbe stata un’ulteriore funzione a tutela della privacy. Tuttavia, si tratta di una fake news. Non esiste alcuna conferma ufficiale né da WhatsApp né da Meta, e, come riportato da Geopop, «non esiste alcun riferimento a questa funzione [...]su portali d’informazione che seguono da molto vicino lo sviluppo della versione beta di WhatsApp, come l’affidabilissimo WABetainfo». Inoltre, la fake news non è nemmeno recente: risale addirittura al 2021, ma è riuscita a ingannare nuovamente anche testate autorevoli. Ma perché ha avuto tanto risonanza una notizia falsa riciclata? Uno dei motivi principali è la crescente sensibilità sul tema della privacy.
Sul sito della Polizia Postale si legge che nel 2024 «[i]n generale, i reati contro la persona perpetrati attraverso la rete sono in aumento. Tra questi, 1500 casi di sextortion [...] e 264 casi di diffusione non consensuale di immagini o video intimi, prevalentemente nei confronti di donne che hanno portato alla denuncia di oltre 200 persone». Più in generale, un sondaggio condotto da NordVPN rivela che l’Italia si posiziona tra gli ultimi posti al mondo per sicurezza informatica. In particolare, il dato più allarmante riguarda la privacy: «L’aspetto su cui davvero siamo gli ultimi della classe è la questione privacy. Se, come abbiamo visto, siamo degli assi nel creare password robuste, non lo siamo altrettanto quando si tratta di conservarle al sicuro da occhi indiscreti e da malintenzionati. Solo il 18%, infatti, sa come proteggere le password. Allo stesso modo non sappiamo quali strumenti online possono aiutarci a proteggere la nostra privacy (19%) e come rendere sicuro il nostro Wi-Fi di casa (12%). E, sebbene oggi siano sempre di più le persone che utilizzano l’IA per lavoro, soprattutto quella generativa come ChatGPT, solo un piccolissimo 7% conosce i problemi di privacy che ne derivano». A conferma di quanto il tema della sicurezza online sia delicato, negli ultimi giorni il governo italiano è stato travolto da un caso che ha sollevato pesanti interrogativi. Il 6 febbraio il Guardian ha pubblicato un’inchiesta che ha rivelato il coinvolgimento dell’Italia nell’utilizzo di Graphite, uno spyware sviluppato dall’azienda israeliana Paragon, finanziata da un fondo statunitense.
Cose che ho ricevuto dal governo da quando ho scoperto di essere stato spiato dal software di Paragon:
— Francesco Cancellato (@fcancellato) February 11, 2025
1) Donzelli che mi accusa di essere come chi mi ha spiato
2) Fidanza che mi dà lezioni di deontologia
Tra un po' qualcuno mi darà la colpa di essermi fatto spiare, credo pic.twitter.com/umeH3TZ5u2
Il software, pensato per prevenire il crimine, sarebbe stato usato per sorvegliare giornalisti e attivisti. Dopo lo scandalo, Paragon ha deciso di rescindere il contratto con il governo italiano. Secondo il Guardian, «la decisione di Paragon di porre fine al contratto con l'Italia è seguita alla rivelazione che un giornalista investigativo italiano e due attivisti critici nei confronti dei rapporti dell'Italia con la Libia erano tra le persone che sarebbero state prese di mira con lo spyware». Ma l’Italia non sarebbe l’unico Paese coinvolto: l’operazione di spionaggio avrebbe riguardato «quasi 100 giornalisti e altri membri della società civile che utilizzano WhatsApp» in diversi Stati dell’Unione Europea, tra cui Belgio, Grecia, Austria, Repubblica Ceca, Danimarca e Germania. L’utilizzo illegale dello spyware è stato scoperto da Meta nel dicembre 2024,«in parte grazie all'aiuto del Citizen Lab dell'Università di Toronto, che tiene traccia delle minacce digitali contro la società civile. Non è chiaro per quanto tempo gli individui potrebbero essere stati sorvegliati o quali siano i clienti governativi coinvolti» riporta sempre il Guardian. Sia la fake news della terza spunta blu di WhatsApp che il caso Paragon dimostrano quanto il tema della privacy sia sempre più centrale. Da un lato, il timore di una sorveglianza sempre più pervasiva alimenta la diffusione di notizie false, dall’altro, le inchieste rivelano che la violazione della riservatezza non è solo una paura infondata, ma una realtà concreta.