Se abbiamo vampiri sexy oggi è grazie a “Intervista col Vampiro”
Prima del libro di Anne Rice, erano soltanto orribili mostri
10 Gennaio 2025
«All the real freaks are seeing Nosferatu and Babygirl» recita un post di X che ha circolato in tutti i social e che si riferisce al tipo di sessualità tinta di perversione che domina entrambe le pellicole. In effetti, pur con tutto il suo orrore gotico, la sua violenza e la sua enfasi sulla malattia e la decomposizione, il Nosferatu di Robert Eggers ha perfettamente centrato l’intersezione tematica di amore e di orrore, di desiderio e di morte che rende il personaggio del vampiro una metafora così efficace e poliedrica della natura umana e dei suoi più reconditi desideri. Non di meno, un aspetto notevole del film è che Eggers è riuscito a conciliare in maniera perfetta tanto il concetto originale del vampiro folkloristico quanto la sua potente simbologia sessuale – risolvendo quella spaccatura creatasi nel genere della vampire fiction che aveva diviso la rappresentazione del vampiro in due filoni: da un lato i vampiri come creature bellissime e romantiche in stile Twilight e dall’altro i vampiri mostruosi e sub-umani di film come 30 giorni di buio, Salem’s Lot e via dicendo.
La prima di queste rappresentazioni è a oggi la più canonica grazie a franchise come Underworld e lo stesso Twilight, The Vampire Diaries e True Blood che avevano “addomesticato” il vampiro, rendendolo quasi un supereroe dotato di poteri come super-velocità e super-forza oltre che di una bellezza diventata nel tempo sempre meno eterea e sempre più vicina ai classici cataloghi di Abercrombie&Fitch. E se è vero che fin dal suo esordio in letteratura nel 1818 con The Vampyre la figura di questo non-morto è associata a una bellezza maledetta e byroniana (di fatto, l’ispirazione del vampiro-gentiluomo fu letteralmente Lord Byron) oltre che a una sessualità perversa e “proibita” ci fu un essenziale spartiacque culturale che stabilì l’estetica del vampiro-sexy come lo conosciamo oggi. E quello spartiacque fu l’iconico romanzo di Anne Rice “Intervista col Vampiro” divenuto poi un cult movie nel 1994 con Tom Cruise e Brad Pitt. Ma procediamo con ordine: quand’è che i vampiri sono diventati sexy?
Molto pericolosi, poco sexy
one of the first vampire fictions is Carmilla -a lesbian vampire- which predates Bram Stoker -who was believed to be gay- who wrote Dracula, which in turn was adapted into the 1922 Nosferatu by FW Murnau -who was ALSO believed to be gay
— ambrr (@mbrleigh) January 5, 2025
Queer Nosferatu? I’d say so https://t.co/eMaiaqe3W6
Dopo che l’Austria annesse la Serbia e una regione della moderna Romania allora chiamata Oltenia nel 1718, si diffusero resoconti su come, in quelle regioni, esistesse la pratica di esumare i cadaveri per decapitarli e piantargli un paletto nel cuore. Era nato il mito del vampiro che divenne il centro di una sorta di ossessione collettiva tale che l’Imperatrice d’Austria Maria Teresa Asburgo chiese al proprio medico di corte di condurre quella che oggi chiameremmo un’operazione di debunking che, in effetti, dimostrò che i vampiri non esistevano. Era comunque troppo tardi dato che ormai tutta Europa si era appassionata a questo mito che poeti e letterati per lo più tedeschi iniziarono a inserirlo nei propri componimenti. Il Vampiro di Ossenfelder, Lenore di Bürger, La Sposa di Corinto di Goethe sono i testi più famosi, a cui seguirono diverse menzioni nelle poesie di Shelley, immensamente famose all’epoca, e nei componimenti di Coleridge e Byron. In questa fase il vampiro era già tanto bello quanto letale, ma il terzetto di opere che ne stabilirono la fama a partire dal XIX secolo furono Il Vampiro di Polidori, Carmilla di LeFanu e ovviamente, a fine secolo, Dracula di Bram Stoker. I tre capostipiti letterari degli odierni vampiri erano aristocratici, misteriosi e sessualmente pericolosi: seduttori di innocenti fanciulle, donne tentatrici, incarnazioni di ansie sull'omosessualità, distruttori di matrimoni e di famiglie, contaminatori fisici e morali.
@vintage.lover18 Dracula’s Daughter(1936) | Tags: #draculasdaughter #sapphic #wlw #oldhollywood #horrortok #30s #film #fyp #foru original sound -
La trasgressione sessuale simboleggiata dal vampiro rimase però a quel punto bloccata nell’archetipo di Dracula. Film come il Nosferatu originale di Murnau e Vampyr di Dreyer ne fecero un mostro forse aristocratico ma molto separato dalla società e poco simile a un uomo vero e proprio - figurarsi a un bell'uomo. Le cose cambiarono con il Dracula del 1931, quello con Bela Lugosi, in cui il vampiro diventava un mostro “sotto copertura” con il classico mantello e l’abito da sera ma il cui lato più sensuale restava sostanzialmente sottointeso e inespresso e, al di là della saga letteraria e televisiva di Barbabas Collins, bisognerà attendere il 1971 per vedere i vampiri inseriti in un contesto quotidiano e realistico.
Il romanzo che cambiò tutto fu Salem’s Lot di Stephen King, un successo mondiale, in cui però il vampiro era ancora una specie di mostro ultraterreno, ricalcato sul Nosferatu di Murnau, e dunque poco civilizzato. Nello stesso decennio una serie di film d’exploitation per lo più francesi ispirati a loro volta dal film Dracula’s Daughter del 1936 iniziarono a rappresentare il vampiro non più come mero predatore sessuale ma come oggetto sessuale: Il Sangue e la Rosa del 1960, Vampiri Amanti del 1970, La vestale di Satana del 1971 e soprattutto Vampyros Lesbos di Jesùs Franco uscito sempre nel 1971 rimossero il sangue e la decomposizione per accenturare gli aspetti sessuali ed "estetici" del vampiro. Fu precisamente in questo contesto che arrivò una scrittrice che avrebbe modificato per sempre la narrativa sui vampiri: Anne Rice e il suo Intervista col Vampiro.
"Intervista col Vampiro" e la nascita del vampiro 2.0
All’inizio degli anni ’70 Anne Rice andava per la trentina ed era una ricercatrice universitaria di San Francisco. Aveva una figlia a cui venne diagnosticata la leucemia che morì nel 1972 lasciando un segno profondissimo nell’animo della futura autrice che un anno dopo il lutto iniziò a rielaborare un racconto breve scritto tempo prima che divenne il romanzo Intervista col Vampiro. Ci vollero tre anni per farlo pubblicare, quando uscì ricevette anche qualche critica negativa ma, in sostanza, divenne presto un successo. Molti anni più tardi, parlando del libro, Rice disse di non essere un’esperta in materia ma di aver basato i propri vampiri proprio su Dracula’s Daughter del 1936: «Per me ha stabilito cosa fossero i vampiri, queste persone eleganti, tragiche e sensibili. Quando ho scritto Intervista col vampiro, mi sono ispirato a quella sensazione. Non ho fatto molte ricerche». In effetti i vampiri di Anne Rice fecero un repulisti dei crocefissi, dei mantelli e degli abiti da sera dei vampiri descrivendoli come creature immortali, altamente intelligenti e dotati di una moralità complessa e sfumata. Erano vampiri belli e ricchi, che conducevano una vita di agi e piacere, e il protagonista del libro, Louis, era praticamente l'unico a porsi il problema dell'omicidio. Per usare le parole dell'autrice, i vampiri divennero una «metafora per le anime perse» divenendo in sostanza solitari eroi romantici.
Capovolgendo la prospettiva della storia e facendo del vampiro il narratore e non l'avversario demoniaco e imperscrutabile, Rice ne descrisse lo stile di vita lussuoso ancorché problematico, la capacità di osservare il mondo al di là della prospettiva umana pur potendosi mescolare con gli uomini. Essere un vampiro divenne quasi desiderabile per il lettore. Per la primissima volta, poi, si definì la pansessualità dei vampiri, scaturita dal loro essere immortali e dunque al di là della morale convenzionale, per così dire. Esistendo al di fuori delle convenzioni borghesi i due protagonisti erano i “papà” della vampira-bambina Claudia (ispirata direttamente alla figlia scomparsa di Rice) nel mezzo di una vicenda che includeva rapporti sentimentali e fisici che i protagonisti avevano tanto con donne che con uomini. Per la prima volta, poi, la bellezza eterea e androgina del vampiro sostituì i suoi aspetti più macabri, il loro aspetto cadaverico divenne un aristocratico pallore e le loro facoltà divennero simili a superpoteri. Vale poi la pena menzionare qui un altro romanzo uscito nel 1981, The Hunger di Withley Strieber, che umanizzava ulteriormente la figura del vampiro e che divenne un leggendario film nel 1983 con protagonista Catherine Denevue vestita per l’occasione da Yves Saint Laurent.
Il vampiro sexy al cinema
Se volessimo parlare della storia moderna del vampiro sexy al cinema sorvolando sui B-Movie erotici anni ‘70 dovremmo forse partire dal remake di Dracula che arrivò alla fine di quel decennio, nel 1979, in cui Frank Langella metteva da parte la recitazione algida e distaccata di Christopher Lee nei film Hammer e creava un Dracula molto umano, molto carnale ma anche molto legato alla propria epoca: la prima cosa che notiamo oggi del personaggio, oltre al suo colorito salutare e per nulla cadaverico, è la sua acconciatura cotonata. Lo stesso anno uscì in Germania il Nosferatu di Werner Herzog e il contrasto tra le due raffigurazioni non potrebbe essere più stridente: nel film tedesco, fedele remake in chiave esistenzialista dell’originale di Murnau, il vampiro è una specie di reietto, un creep depresso da compatire; nell’altra pellicola il vampiro è dichiaratamente sessuale, quasi aggressivo, bestiale. A metà anni ’80 ci furono poi l’iconico vampiro di Fright Night, rappresentato come un playboy anni ’80 e Grace Jones in Vamp! che faceva della vampira più una moderna rilettura della dominatrix che un mostro tout court. Nel 1987 arrivò il primo assaggio di vampiri-teenager con Lost Boys e la prima decostruzione del mito del vampiro sia come mostro che come sex symbol nel fondamentale Near Dark di Kathryn Bigelow.
@conde_de_saint_germain #bramstokersdracula #cine #terror #vampires #parati #viral #fypシ Love Remembered - Wojciech Kilar
Arriviamo infine agli anni ’90, dominati anch’essi da un film a cui il Nosferatu di Eggers deve moltissimo e cioè Dracula di Bram Stoker di Francis Ford Coppola, monumentale e allucinato remake che spinge all’inverosimile l’espressionismo e il melodramma, anche grazie a un Gary Oldman che unisce i due lati del classico vampiro: il dandy eloquente e poetico da un lato e il mostro sub-umano dall’altro. L’interpretazione di Oldman, tra le più leggendarie del genere, tiene i due aspetti del mostro separati, apparendo sotto una nuova forma in quasi ogni scena e alternando l’uomo al mostro continuamente ma senza fondere davvero i due aspetti. Due anni dopo fu la volta di Intervista col Vampiro, con il suo cast di stelle e il suo sottile senso del camp: i costumi viola di Tom Cruise, le parrucche lunghe, i primi piani del viso cesellato di Brad Pitt e di quello ambiguo di Antonio Banderas. Il film replicava le atmosfere del libro di Anne Rice: questi vampiri erano giovani, erano romantici ma soprattutto erano quasi volutamente belli – non solo piacenti come tutti i predecessori, ma belli come modelli, di una bellezza anche vagamente androgina, ma incontestabile. Così belli, in effetti, che tra camice scollacciate, lunghe chiome e intensi, languidi sguardi, fu impossibile per chiunque che l’elemento omosessuale (presente nel romanzo ma del tutto sottointeso nel film) era qualcosa di assolutamente palese.
L’esperimento non si ripeté subito: negli anni successivi ci furono i film in cui i vampiri erano puramente dei mostri come in Vampires di Carpenter o metafore della dipendenza dalla droga come in The Addiction di Abel Ferrara ma servì attendere le saghe di Underworld e Blade perchè i vampiri divennero più simili a supereroi, cool e fasciati di pelle nera perché la loro figura esplodesse nella cultura pop. Già per l'uscita di Dracula 2000, il conte transilvano era interpretato da Gerard Butler, ovvero il Leonida di 300; in Queen of the Damned la regina dei vampiri era la leggendaria Aaliyah. Curiosamente i vampiri sexy tornarono a galla un decennio dopo con Twilight – diciamo curiosamente perché proprio in Twilight i vampiri sono belli come teen idols ma altrettanto casti, oltre che “vegetariani”, etici e luccicanti – quasi come a dire che con il loro ingresso definitivo nella cultura pop contemporanea anche il vampiro si era imborghesito, adeguandosi in fondo all’etichetta di condotta sociale e addirittura mescolandosi del tutto con le persone normali. Twilight scatenò una vampiro-mania a cui fecero seguito The Vampire Diaries e True Blood oltre che film come Byzantium i cui protagonisti appartenevano più al “fantasy romance”. Questa mania creò un’ondata di parodie e decostruzioni più serie del mito del vampiro che trascurarono ampiamente le simbologie sessuali dietro al suo mito – ondata che si protrasse fino allo scorso dicembre, quando il perverso, viscerale vampiro di Robert Eggers è uscito dal sepolcro per tormentare i sogni di una pallida e malinconica Lily Rose Depp.