La passione del cinema d'animazione per i sequel
Oceania 2, Sonic 3, Cars 4 e Shrek 5
06 Gennaio 2025
C’era una volta una casa di produzione animata che sfornava solo successi. Storie di leoni nella savana, di imperatori folli, di principesse dalle mani ghiacciate che sapevano piegare il freddo e la neve a proprio piacimento. Se nel 1937 Walt Disney sorprese tutti con Biancaneve e i sette nani, col successivo Pinocchio gli introiti furono meno entusiasmanti del previsto, risanandosi con l’arrivo dell’elefantino dalle orecchie grandi Dumbo e continuando con un andamento ondeggiante per i successivi decenni della sua storia. Classici arrivati fino a noi, che hanno travalicato il tempo e lo spazio, mandarono in perdita la The Walt Disney Company fondata nel 1923. Poco importava che fossero le bizzarre di Alice nel paese delle meraviglie o la raffinatezza del tratto de La bella addormentata nel bosco, caratteri distintivi e ammirevoli di pellicole fondanti dell’animazione che, però, non diedero gli adeguati frutti al momento della loro uscita. Nel corso degli anni la Disney riuscì comunque a innalzare un vero e proprio impero, andando costantemente in crescita pur con variazioni del caso, dominando il panorama e gli incassi mondiali.
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Poi, come accade a molte favole, venne il cattivo: il Covid-19. Non è ovviamente colpa solamente di una pandemia che mise in ginocchio un intero settore, insieme a tutti gli altri, a determinare il cambio di passo delle produzioni Disney, pur avendo contribuito ad un allontanamento graduale dalla sala i cui motivi erano da ritrovare tanto nel cambio di abitudine degli spettatori, quanto nelle opere offerte. In fondo, come tutti i disastri annunciati, ci fu un meraviglioso canto del cigno. Nel 2019, anno pre-pandemia, il live-action de Il re leone segnò il maggior incasso della storia per un film animato - un paradosso essendo comunque un live-action del classico del 1994? Certamente - con 1.662.020.819 di dollari guadagnati in tutto il mondo e un seguito, in versione prequel, pronto per la produzione.
Ed è esattamente qui che, dopo una serie di disastri finanziari, sempre si torna. Ai sequel. O prequel. O spin-off, origin story, reboot. Anche per i film d’animazione. L’esempio di come dopo una sequela di incassi deludenti al botteghino (da Raya e l’ultimo drago nel 2021, condizionato dal Covid e dall’uscita in contemporanea in streaming, a Strange World nel 2022 fino al titolo celebrativo per i cent’anni di Disney, Wish) anche una super-potenza sia dovuta correre ai ripari. Non che non fosse già accaduto in altre parentesi, come negli anni tra Atlantis – Il regno perduto (2001), Il pianeta del tesoro (2002) e Mucche alla riscossa (2004), intervallati solo dal successo Lilo & Stitch del 2002. Che i modi di fruizione siano cambiati anche per i lungometraggi animati è indubbio, pur restando ancora i titoli che, più di altri, riescono a richiamare trasversalmente un pubblico vario, in particolare per l’età. Tanto che proprio alcuni di questi film discreti o deludenti come Strange World o il meno bistrattato, ma comunque non campione d’incassi Encanto si sono rivelate le opere più viste sulle piattaforme. Dovendo cambiare strategia, è proprio dai dati degli streamer che la Disney è ri-partita per il 2024, in una corsa in fretta e in furia che ha cambiato i piani già in corso per le uscite della casa di Topolino e che ha visto nel sequel Oceania 2 un porto sicuro. E così è effettivamente stato.
Dopo il flop di Wish, film creato per festeggiare il centenario della Disney, Bob Iger ha preso il titolo streaming più visto del 2023, Oceania(2016) di Ron Clements e John Musker e ha deciso di trasformare la serie tratta dal lungometraggio in un vero e proprio sequel per il cinema. Era del 2020 la notizia data da Jennifer Lee, da settembre 2024 ex direttrice creativa dei Walt Disney Animation Studios (sostituita da Jared Bush), della realizzazione di una serie musicale basata sul personaggio di Vaiana, in cantiere per Disney+. Ma dopo le cocenti delusioni subite, nel giro di un anno Iger ha annunciato, fatto realizzare e distribuito la storia ripensata, rimaneggiata e destinata al grande schermo Oceania 2, spostando il live-action del medesimo film animato – anche questo in produzione - al 2026 e uscendo a fine 2024 col sequel, sfidandosi in un testa a testa con il cugino Mufasa, segnando un doppio evento Disney nello stesso periodo delle feste.
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Di sicuro ciò che il box-office di Oceania 2 sta dimostrando è che Bob Iger aveva ragione e che la Disney è tornata a volare sulle vette del botteghino, col box-office post Natale che vuole il film a 882,5 milioni di dollari. Poco importa allo studio che l’opera d’animazione, dal punto di vista creativo, sia un disastro. La narrazione è confusionaria - segno evidente che fosse stata pensata per essere divisa in episodi - l’avventura per i mari caotica e l’assenza di Lin-Manuel Miranda nella colonna sonora un impoverimento del portato immaginifico del film. L’operazione svolta da Iger e Topolino è la riprova di una teoria che sempre più sta invadendo il mondo dell’intrattenimento e che con la parabola di Oceania - di cui è inevitabile ora attendere il terzo capitolo, a giudicare da come si conclude il secondo - è che non solo il panorama cinematografico tutto è destinato ad essere punteggiato di sequel, ma sembra che sia l’animazione stessa ad essere a capo di questa piega intrapresa dall’industria dello spettacolo.
Il maggior successo del 2024 è tra l’altro proprio Inside Out 2 della sorella Pixar, che è diventato anche il miglior incasso della storia per un film d’animazione (sul podio col citato live-action de Il re leone e un altro sequel, Frozen II - Il segreto di Arendelle). Anche quest’ultimo arrivato dopo una serie di frenate dovute tanto alla pandemia, quanto al nullo interesse per i titoli proposti da Onward - Oltre la magia a Lightyear - La vera storia di Buzz. Incredibile che dopo quasi dieci anni dal 2015 si sia voluto fare un seguito, lo stesso su cui il regista Pete Docter si era sempre detto reticente? No, solo questione di incassi, e in caso fosse andato male si sarebbe data la colpa a un regista praticamente sconosciuto, il Kelsey Mann animatore e sceneggiatore de Il viaggio di Arlo. Il futuro dell’animazione, perciò, potrebbe essere questo. Sequel su sequel su sequel, che attualmente vedono in calendario addirittura non uno, ma ben due nuovi capitoli per Frozen, con i film tre e quattro programmati uno per il 2027 e l’altro a data ancora da destinarsi. Il prossimo anno cinematografico per la Disney? Zootropolis 2 e il live-action di Lilo & Stitch.
Disney non è l’unica compagnia a puntare su ciò che già si conosce. Il 1 gennaio 2025 si apre niente meno che con Sonic 3, proseguimento della saga cinematografica sul riccio sonico iniziata nel 2020 e continuata poi nel 2022, basata sui videogiochi della SEGA. La Pixar, dal canto suo, dovrà vedere cosa ne sarà di Elio, nuovo titolo originale su un bambino che viene trasportato dagli alieni e diventa l’ambasciatore galattico della Terra in arrivo con l’anno nuovo, prima di poter andare sul sicuro con i sequel già in cantiere Toy Story 5, Gli incredibili 3 e Cars 4 - nel mezzo, dal 2026 in poi, anche gli inediti Hoppers e Ducks.
Sebbene Dreamworks Animation abbia vinto la propria scommessa del 2024 con Il robot selvaggio, tratto dal romanzo illustrato di Peter Brown, per il 2025 aveva già la sua copertura con il live action di Dragon Trainer e con un titolo che non è particolarmente esploso, ma che ha fatto comunque la sua ottima figura, Troppo cattivi, di cui è prossimo il secondo lungometraggio. Per concludere e continuare sul ferro battuto, per l’anno che verrà si è assicurata anche il live-action de La casa delle bambole di Gabby: Il film che prende dalla nota serie animata sulla protagonista amante dei gatti, giusto per prepararsi poi al 2026 con uno dei ritorni più attesi, ma anche più spaventosi viste le aspettative che si porta dietro: Shrek 5. Il quinto ritorno in sala per l’orco della Dreamworks che, per la sua première mondiale, scelse il palcoscenico del concorso del festival di Cannes nel 2001, e che fu il primo film d’animazione a vincere la statuetta della neonata sezione degli Academy per le opere animate. Una rivoluzione che, a più di vent’anni di distanza, invece che trovare modi inesplorati per scuotere la categoria sente di dover tornare necessariamente sui suoi vecchi passi.
Not too Far, Far Away… Shrek 5 is coming to theaters on July 1, 2026 with Mike Myers, Eddie Murphy, and Cameron Diaz. pic.twitter.com/S0XHMCw7cU
— Shrek (@Shrek) July 9, 2024
Tempi duri in cui, però, potrebbero farsi spazio anche storie al di fuori dei grandi studios in grado di dimostrare che di originalità ce n’è, basta saperla coltivare. Ne è stata la prova Netflix che ha dato fiducia a progetti della Sony come I Mitchell contro le macchine (citando Sony, poi, è impossibile non pensare al lavoro animato sullo Spider-Verse), la ricostruzione storica durante la Seconda Guerra Mondiale del Pinocchio di Guillermo Del Toro o la tradizione per nuovi racconti delle feste come con Klaus - I segreti del Natale. Si può anche andare oltre il proprio naso e scoprire opere dalla Norvegia come Spermadeggon, una versione adulta e sessualizzata di Inside Out mescolata a Esplorando il corpo umano, o l’opera in stop-motion Memoir of a Snail dell’australiano Adam Elliot, candidato ai Golden Globe 2025 o il vincitore del premio, il lettone Flow, presentato in anteprima a Cannes. Le opportunità ci sono, soprattutto e grazie proprio all’animazione, da sempre territorio vivido e fecondo per la fantasia.