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Mica è colpa mia e le rom-com all’italiana che mancava

Insieme a" Ma chi ti conosce?" c’è un comune denominatore: Antonio Folletto

Mica è colpa mia e le rom-com all’italiana che mancava Insieme a Ma chi ti conosce? c’è un comune denominatore: Antonio Folletto

Per parlare di Mica è colpa mia, dal 1 gennaio su Netflix, bisogna parlare di Antonio Folletto e di un altro titolo che, qualche settimana prima, è approdato sempre in piattaforma, Ma chi ti conosce?. Ora, tolta la banalità e il qualunquismo di entrambi i titoli (tra i buoni propositi per il 2025 del cinema italiano, trovare titoli che non si somiglino), entrambe le opere contengono pregi e difetti in cui il comune denominatore è l’attore napoletano classe ’88. E, sempre in entrambe, l’interprete si ritrova a impersonare un romantico eroe squattrinato che cambia giusto regione, professione e accento. In Mica è colpa mia, Folletto è Vito, padre del piccolo Napoleone che rischia di perdere la casa in cui è nato a Napoli e con cui abita assieme al fratello impersonato da Vincenzo Nemolato. Dall’altro è Alessio, muratore romano residente a Bologna che continua a far capolino nei sogni della violinista Silvia, la Simona Tabasco di The White Lotus.

Ciò che diverte nell’associare due pellicole che, all’apparenza, sembrano avere solo l’interprete come filo conduttore, è lo smascherare meccanismi e dinamiche produttive e di scrittura di un cinema italiano mainstream che non raggiunge i numeri delle feste di Io e te dobbiamo parlare del duo Siani-Pieraccioni, ma potrebbe ambire ad un proprio pubblico se solo si riuscissero ad apportare alcune finezze. Non una ricercatezza nell’eccezione alta del termine, semplicemente una maggiore attenzione nella sceneggiatura e un cambio (in questo caso sostanziale) di alcune scelte per la messinscena, che sia nel caso di Ma chi ti conosce? sia di Mica è colpa mia avrebbero reso più godibile di quanto in parte già non sia la visione delle pellicole.

 

Partiamo proprio da Antonio Folletto: coatto, buzzurro e ruvido da una parte, affettuoso, paterno e gentile dall’altra, l’attore ha dimostrato di essere per Netflix uno di quei volti ricorrenti in un filone di cui non ci stancheremo mai e di cui potrebbe diventarne un po’ il rappresentante, come Lindsay Lohan con le nuove commedie romantiche della piattaforma, anche durante il periodo natalizio. In Ma chi ti conosce?, allo svolgimento del rapporto alla enemies to lovers si aggiunge inoltre un retrogusto improbabile fantasy secondo cui i protagonisti continuano a ritrovarsi vita dopo vita in vesti, ambiti e professioni sempre diverse - in una scena c’è un fotomontaggio in cui i volti sono stati attaccati ai corpi probabilmente attraverso l’utilizzo di Canva. In Mica è colpa mia, invece, le ristrettezze economiche di Vito e il fratello e la necessità di non perdere la casa per mantenere l’affidamento del figlio lo portano a togliersi la tuta sportiva e l’orecchino per vestire i panni di un finto benefattore che costruisce pozzi nei paesi poveri, così da farsi finanziare dalla giovane figlia di un ricco imprenditore, interpretata da Laura Adriani, e intascarsi i soldi.

Dall’ossatura chiara e dalle svolte misurate e piacevolmente prevedibili, le due commedie viaggiano parallele nei meandri delle opere a cui basterebbe quel coraggio in più per poter davvero spiccare, tentandoci e riuscendoci solo a tratti, mostrando un potenziale che spiace vedere inutilizzato. Dalla fotografia discutibile a una trascuratezza di montaggio, ai due titoli manca la cura nei dettagli e l’ambizione di fare quel passo in più per non offrire semplicemente una buona storia, ma impacchettarla e infiocchettarla come si deve, sperando che non siano solo i propri protagonisti a imbarcarsi nella difficile impresa di conquistare il pubblico. E che, per loro fortuna, in entrambi i casi ci riescono. Vero che il feeling che funziona meglio è più nel match Folletto-Tabasco che Folletto- Adriani, ma in Mica è colpa mia il duo a convincere è formato dal protagonista col fratello di Nemolato, uno di quegli interpreti che stanno punteggiando sempre di più il panorama nostrano e che dimostra di essere un’eccellenza da non sottovalutare, da La chimera di Alice Rorhwacher alla serie M - Il figlio del secolo. E, così, mentre il 2025 si appresta a cominciare e il cinema italiano trema a causa dei cambi voluti dal ministero che stanno piegando un’intera industria, l’augurio è che la commedia non venga lasciata indietro e che si sappia aggiungere quel pizzico di romanticismo smaliziato che la fine del 2024 e l’inizio del nuovo anno hanno sparso. Continuare per migliorarsi. E, nel frattempo, farsi qualche risata.