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Ad Amburgo un bunker della Seconda Guerra è diventato un centro creativo

Palestre, scuole di musica, case di produzione, ristoranti e caffé rallegrano gli interni dell'edificio

Ad Amburgo un bunker della Seconda Guerra è diventato un centro creativo Palestre, scuole di musica, case di produzione, ristoranti e caffé rallegrano gli interni dell'edificio

Appena usciti dalla U-Bahn di Feldstraße, lo scenario che si apre davanti è perturbante. Due colossi si stagliano su un’area piatta a pochi chilometri dal fiume Elba: da un lato lo stadio del St. Pauli, il club calcistico più antifascista e alternativo non solo della città ma dell’intera Germania se non del mondo, dall’altro l’imponente blocco di cemento armato del Flakturm IV, noto semplicemente come il Bunker, una testimonianza silenziosa e spettrale della Seconda Guerra Mondiale. Costruito nel 1941 come opera di un grande progetto di difesa contraerea voluto da Adolf Hitler in seguito al bombardamento di Berlino da parte della RAF nel 1940, il bunker Flakturm IV, che significa "torre antiaerea", è una delle otto possenti strutture progettate dal regime nazista secondo la teoria delle Ruinenwert (valore delle rovine), concepita dall’architetto Albert Speer. Tra le otto torri costruite, tre si trovavano a Berlino, tre a Vienna e due ad Amburgo, tra cui il Flakturm IV di Feldstraße. Soltanto il Flakturm Tiergarten di Berlino è stato demolito del tutto dalla British Army nel 1947, mentre le altre torri in un modo o nell’altro sono sopravvissute alla guerra e alla prova del tempo, diventando, negli anni, sede di diverse iniziative culturali, artistiche e ricreative.

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La riqualificazione del Flakturm IV è stata senza dubbio la più iconica. Oggi il Bunker è uno dei luoghi più cool e dinamici di Amburgo, definito dal Financial Times un «hipster hub» e reso tale da un ambizioso progetto di recupero che ha richiesto un investimento di circa 100 milioni di euro. L’imponente reliquia - alta 38 metri e larga circa 70 -  ha riaperto il 5 luglio 2024 con un nuovo volto: una struttura piramidale è stata aggiunta alla sommità,  facendo arrivare l’altezza complessiva a 58 metri, mentre all’interno si trovano palestre, scuole di musica, una casa di produzione cinematografica, una galleria d’arte, spazi creativi oltre ai soliti ristoranti e caffè distribuiti su tutti i cinque piani - addirittura un Hotel Hard Rock lusso occupa parte del rooftop. Ma il vero fiore all’occhiello è il parco pubblico sul tetto: con più di 4.700 piante è posto alla fine della passerella di 560 metri in cemento armato che avvolge l’intera struttura.

Come spesso è accaduto con altri edifici riqualificati in Germania durante gli anni Ottanta e Novanta, il Bunker è stato per anni, prima dell’apertura ufficiale di questa estate, il punto di riferimento di tutta la cultura underground e giovanile di Amburgo, il che vuol dire solo una cosa: clubbing. Il quarto piano del Bunker è casa del Uebel und Gefährlich, un locale che ha fatto la storia della Kulturclub tedesca attirando dj da tutto il mondo attirando code chilometriche che tanto ricordano quelle del Berghain. Contrariamente alla sorte nazionale della Kulturclub, Uebel und Gefährlich continua a vivere. In Germania sta avvenendo la cosiddetta clubsterben, ossia “la morte del club”: costi elevati, gentrificazione intensificata, diminuzione dei voli low cost che hanno permesso, in più di vent’anni, una vera e propria turistificazione del clubbing tedesco sono alcuni dei fattori di crisi che stanno cambiando il settore. Più di 100 club sono stati costretti a chiudere - il Watergate e il Wilde Renate sono soltanto due delle ultime vittime - nonostante nella sola Berlino i club attirino ancora 3 milioni di turisti l'anno e generino quasi 1,5 miliardi di euro di entrate annuali. Per questo, oltre a evidenti fattori culturali e artistici, a marzo 2024 la techno berlinese è stata inserita nella lista UNESCO dei beni immateriali mentre una richiesta su scala nazionale di equiparare i club ai teatri d’opera è stata mossa da parte della Clubcommission.

Ma c’è un altro club oltre al Uebel und Gefährlich del Bunker di Amburgo che sembra rimanere escluso dalla crisi economica. Si tratta del tempio della techno, il Berghain, che però negli ultimi mesi è stato investito da un’altra forte crisi di carattere politico. Il famosissimo club è boicottato da alcuni DJ per la sua posizione sulla guerra a Gaza, o meglio per la sua non-posizione. Il gruppo Ravers for Palestine ha annunciato per la prima volta a gennaio 2024 il boicottaggio del locale berlinese, insieme a molti altri club, «affermando che il silenzio sugli attacchi di Israele a Gaza lo rendeva complice» dice il Guardian. Questa estate invece Arabian Panther, un DJ franco-libanese, ha accusato il locale di «aver cancellato il suo evento perché aveva pubblicato messaggi pro-palestinesi sui social media» e così, si legge sempre sul Guardian, «artisti come Manuka Honey e Jyoty si sono ritirati dalle serate nel club, [e anche] Pan, un'influente etichetta discografica che pubblica musica elettronica sperimentale, ha deciso di ritirarsi da una festa al Berghain», come sostegno alla causa. I proprietari del locale continuano a non rilasciare alcun tipo di dichiarazione, come fanno da esattamente vent'anni, mentre per celebrare il compleanno del club (il 13 dicembre), hanno preferito rispondere in pieno stile Berghain con una maratona di tre giorni dal venerdì al lunedì mattina. La clubsterben potrà ancora mietere vittime, ma il clubbing tedesco per adesso può ancora affidarsi alle sue colonne portanti, una a Berlino e l’altra, appena riqualificata, ad Amburgo.