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Che cos'è il rooftopping?

Il successo del fenomeno americano in Italia

Che cos'è il rooftopping?  Il successo del fenomeno americano in Italia

La pratica di arrampicarsi sui tetti degli edifici, spesso anche molto alti, per poi documentare tutto sui social media ultimamente ha raggiunto un livello di popolarità senza precedenti. Il notevole successo dei contenuti che mostrano le scalate hanno avvicinato sempre più persone al pericoloso passatempo. Conosciuta come rooftopping, l'attività viene quasi sempre fatta illegalmente, per altro senza l’utilizzo di corde o imbracature. Lo scorso anno, un gruppo di ragazzi si era arrampicato in cima a Galleria Vittorio Emanuele per fare dei graffiti sul tetto e poi pubblicare un video dell'atto sui loro account social. Poco tempo dopo, due giovani di 18 e 20 anni e di origini francesi sono stati fermati dalla polizia mentre cercavano di arrampicarsi sul Duomo di Milano nel tentativo di raggiungere la Madonnina – secondo i giornali, sempre con lo scopo di documentare l’impresa online. 

Nelle ultime settimane i media italiani hanno ricominciato a parlare del fenomeno del rooftopping: a giugno, durante il concerto di Sfera Ebbasta, un diciassettenne è riuscito ad arrampicarsi in cima allo stadio di San Siro, ma tramite gli scatti pubblicati online le forze dell'ordine lo hanno identificato immediatamente. A giudicare da Instagram, la pratica del rooftopping sembra andare per la maggiore in Europa e in Nord America; in Italia le persone che hanno provato a scalare un edificio spesso si sono ispirate direttamente ad alcuni influencer degli Stati Uniti. A Milano il rooftopper più popolare sembra essere Michael Raimondo, che ha ottenuto un un discreto seguito sui social proprio mostrando le sue scalate dei tetti più alti di Milano.

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Il rooftopping non è del tutto nuovo: all’interno di alcune piccole community viene praticato da molto tempo, dato che incorpora alcuni elementi tipici dell’arrampicata free solo, cioè senza corde e altri tipi di imbracature, e della pratica di esplorare edifici in stato di abbandono. Probabilmente, l'attività proviene da una forma di arrampicata nata all’inizio del Novecento, chiamata “buildering”, molto popolare tra alcuni studenti dei college inglesi che avevano iniziato a scalare gli edifici delle loro università (anche in questo caso senza utilizzare protezioni). La pratica acquisì talmente tanta popolarità che finì per essere tutto sommato riconosciuta, accrescendone la popolarità. Harry Gardiner fu il primo a praticare la cosa in modo non-amatoriale, scalando dal 1905 in avanti oltre 700 edifici tra l’Europa e il Nord America. ll rooftopping differisce dal buildering perché non prevede che la struttura selezionata venga scalata necessariamente dall’esterno: quello che conta è arrivare in cima, e in alcuni casi il tetto dell’edificio può essere facilmente raggiunto dall’interno, pur sempre di nascosto. In questo senso, può essere visto come una versione meno estrema del buildering, anche se resta una pratica illegale e molto pericolosa dato che spesso prevede l’attraversamento di cornicioni e strapiombi a grandi altezze. 

Il rooftopping ha cominciato a diffondersi inizialmente in Russia e in Cina, dove a partire dal 2010 alcuni giovani iniziarono a filmare le proprie scalate – cercando a volte di renderle più spettacolari con delle piccole acrobazie e dei passaggi pericolosi. Circa dieci anni fa andò virale il video di due ragazzi russi che scalarono uno dei grattacieli più alti del mondo, la Dabaihui Plaza, entrando illegalmente nell’edificio e arrampicandosi fino in cima. Nel 2017 un rooftopper molto popolare in Cina – che su Weibo (l’equivalente di Twitter in Cina) contava oltre un milione di follower – morì cadendo dal sessantaduesimo piano di un grattacielo mentre preparava uno dei suoi video. Nonostante esistano svariati esempi di rooftopper coinvolti in incidenti fatali durante le loro scalate, la spettacolarizzazione di questa attività ha portato sempre più persone ad avvicinarsi al "passatempo".  Come riporta un articolo della CNNnonostante l'illegalità della pratica e l'elevato rischio di incidenti sembrerebbe che in alcuni casi degli sponsor abbiano finanziato le scalate.