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Capire l'ascesa dei listening bar

Il fascino del vinile e del vino

Capire l'ascesa dei listening bar Il fascino del vinile e del vino

Direttamente dal Giappone, i listening bar hanno cominciato a diffondersi anche in Occidente. Si tratta di locali molto intimi caratterizzati dalla presenza di un impianto hi-fi di alta gamma e di una vasta selezione di vinili. In giapponese prendono il nome di “jazz kissa” (cioè “jazz bar”), in riferimento al genere musicale che va per la maggiore in questi posti. Ma attenzione: non sono luoghi pensati per ballare o per assistere a un concerto. I listening bar sono molto amati e frequentati soprattutto dai cosiddetti audiofili, cioè persone che danno parecchia importanza all’esperienza d’ascolto della musica. In questi locali, nello specifico, si ha la possibilità di fruire vinili attraverso casse e giradischi di ultima generazione. A volte la selezione proposta riflette le preferenze del locale, mentre in altri casi i dischi vengono scelti da appositi dj, per creare di volta in volta una precisa atmosfera. Alcuni dei più famosi listening bar europei sono il Ton a Bucarest o il Bambino a Parigi. Quest’ultimo è un apprezzato locale conosciuto proprio per la sua curata selezione di vinili e per la presenza di un impianto audio invidiabile. Ma recentemente i listening bar hanno generato un certo interesse anche nei principali centri statunitensi, da New York a Los Angeles.

Anche qualche locale italiano ha provato a proporre una formula simile: uno di questi è Section80 Bar, a Milano, che tra le altre cose presenta un piccolo negozio di dischi (curato insieme allo store e label berlinese Sound Metaphors) e un’area dove vengono organizzati dei listening party. Un’altra realtà del genere attiva nel capoluogo lombardo è Futura, che riprende maggiormente le caratteristiche e l’immaginario tipico dei jazz kissa giapponesi. Chi frequenta il locale – che si definisce un «intimate space for moments of sonic connection» – non di rado va lì da solo, specialmente durante la giornata: si può ordinare da bere, sfogliare qualche rivista e rilassarsi grazie alla ricercata selezione musicale. Se Futura ha scelto di ispirarsi agli ambienti e alle atmosfere dei jazz kissa giapponesi, altri hanno ripreso solo alcuni elementi tipici di questi posti, come l’importanza e la centralità dell’impianto hi-fi o l’abitudine a mettere in mostra la collezione di vinili – magari allestendo appositamente una o più pareti del locale. È ad esempio quel che succede da Mazzo: si tratta di un locale storico di Roma che dopo alcuni anni di pausa ha riaperto nel 2024 in versione 2.0 – passando da Centocelle al quartiere San Lorenzo. Mazzo propone piatti della tradizione romana rivisitati in chiave contemporanea, nello stile tipico delle trattorie moderne, ma a questa formula affianca un impianto audio professionale con un’ampia selezione di vinili – «per essere certi di non dover mangiare bene ascoltando musica discutibile», ha scritto il magazine Zero. Circa un anno fa, inoltre, per un periodo Mazzo ha ospitato con cadenza settimanale la web radio romana Rhizome  – «selezione da ascolto in vinile, no dj set» si leggeva nell’annuncio della collaborazione. Un’altra realtà romana dove la proposta musicale è parte integrante dell’esperienza gastronomica è Ruvido. Lo stesso vale per Banco Vini, a Torino, che si definisce un «hi-fi listening bar» dove peraltro una volta a settimana il dj Alessandro Gambo propone una propria selezione di vinili.

Come nascono i listening bar?

Quelli che oggi in Occidente sono conosciuti come listening bar derivano dai jazz kissa giapponesi, che cominciarono a diffondersi nel Paese alla fine degli anni Venti. Era il periodo in cui il jazz era ancora percepito come una novità assoluta, ma al tempo stesso stava diventando un genere molto popolare in Giappone, grazie all’interesse prodotto dalle prime tournée delle big band provenienti dagli Stati Uniti e dalle Filippine (dove questa musica era stata introdotta dalle forze d’occupazione). In breve tempo il jazz divenne un genere apprezzato da fasce sempre più ampie della popolazione giapponese, e la scena jazzistica del Paese si affermò come una delle più dinamiche e importanti del tempo. In questo contesto, i jazz kissa svolsero un ruolo fondamentale per la diffusione della musica: procurarsi i vinili era infatti piuttosto costoso, e trascorrere del tempo in questi locali era un modo per scoprire dischi jazz senza dover necessariamente sostenere le spese di acquisto. Spesso questi locali venivano aperti da persone che per varie ragioni frequentavano gli Stati Uniti, e che quindi avevano messo insieme una collezione di vinili d’importazione piuttosto ampia. I jazz kissa ebbero il loro picco di popolarità tra gli anni Settanta e Ottanta, ma ancora oggi continuano ad avere un nutrito seguito in Giappone: quelli più famosi sono diventati una tappa obbligata per gli appassionati di musica che visitano città come Tokyo o Osaka.