Adesso TikTok vuole limitare i contenuti politici
E tornare ai balletti?
11 Novembre 2024
In quattro anni, TikTok è cambiata in maniera quasi completa. Se durante la pandemia la For You Page era piena di balletti, edit di anime e content sullo scontro tra le fazioni “normie” e “alt”, ora l’app cinese funge da terreno di scontro politico e piattaforma di reportage sulle diverse guerre in atto. Nonostante sia l’algoritmo a scegliere cosa vediamo, è ormai percepibile che la politica è diventata uno degli argomenti principali dell’intrattenimento di TikTok. Bisan Owdsa, giornalista e attivista palestinese, è persino riuscita a vincere agli Emmy Awards per la categoria Outstanding Hard News Feature Story: Short Form con i suoi video sulla piattaforma cinese dove riporta aggiornamenti sulla condizione della Striscia di Gaza. Nonostante la trasformazione sia ormai già avvenuta, i vertici di TikTok non ne sembrano entusiasti. Con le elezioni americane del 2020 è stato creato il Project Core, una task force di dipendenti senior che ha lo scopo di capire come affrontare tematiche polarizzanti sulla piattaforma. La problematica principale che affronta il Project Core è percepibile nel nome: come si potrebbe tornare al “core” principale di TikTok, bilanciando la leggerezza per cui è nata l’app e le notizie pesanti che ormai sono diventate all’ordine del giorno?
i shit you not my entire tiktok fyp is politics. i cannot fucking do this. i am a 14 year old girl my life cannot be like this.
— — ips | edtwt (@ipissips) November 6, 2024
Negli ultimi anni sia TikTok che ByteDance (la compagnia madre dell’app) hanno ricevuto pressioni politiche senza precedenti specialmente dagli Stati Uniti, dove non si è ancora ben capito se l’app verrà bannata o meno. Mentre nel 2020 era stato Donald Trump a lanciare la prima campagna di ban contro TikTok, dichiarando che l’app cinese era una minaccia alla sicurezza nazionale, il nuovo Presidente eletto ha ritirato tali affermazioni quest’anno, durante la sua ultima campagna. Le controversie legali degli ultimi anni, da quanto affermano alcuni insider a Forbes, sembrerebbe abbiano creato una preoccupazione sentita in tutta l’azienda riguardo ai post politici e alle comunicazioni ufficiali dei partiti. Sebbene Kamala Harris abbia perso le elezioni, si potrebbe sostenere che la sua campagna elettorale su TikTok sia stata fortemente vincente: il suo account ufficiale @KamalaHQ è passato da avere 440.000 follower a luglio - quando Biden era ancora in corsa - agli attuali 5,7 milioni, con l’ultimo video post-sconfitta che è riuscito ad ammassare 23 milioni di visualizzazioni. Nonostante gli svariati video della campagna della vicepresidente andassero virali in poche ore, a differenza dei normali video ufficiali dei media tradizionali (che di solito finiscono con «I’m Candidate X and I endorsed this message»), la loro crescita era del tutto organica e non sponsorizzata, considerata la dura policy di TikTok contro le pubblicità politiche.
@kamalahq From all of us at Kamala HQ, thank you for following along.
apple x supercut ft lorde - jevan
TikTok non è sempre stata apolitica, ma la guerra sulla Striscia di Gaza è stata catalizzatrice di cambiamento. Inizialmente, TikTok proibiva qualsiasi raffigurazione di conflitti armati nei contenuti sponsorizzati, al fine di evitare la diffusione di immagini violente o potenzialmente traumatizzanti. Tuttavia, con l'evolversi della situazione e la crescente pressione internazionale per sensibilizzare sull'impatto umanitario del conflitto, la piattaforma ha rivisto le sue policy. Ha iniziato ad accettare contenuti che raffigurano la guerra, purché il loro scopo fosse promuovere la cessazione delle ostilità o aumentare la consapevolezza sulle vittime civili. L’aggiornamento ha permesso ai civili e alle organizzazioni umanitarie di far percepire al pubblico la gravità della situazione nella Striscia di Gaza, superando le descrizioni incomplete che venivano pubblicate sui media tradizionali. Contrariamente, nel 2019, TikTok è stata oggetto di critiche per la presunta censura delle proteste nella regione autonoma di Hong Kong, quando gli utenti dell’app l’avevano accusata di rimuovere contenuti e di limitare la visibilità delle manifestazioni contro il Governo Centrale Cinese. Qualche mese dopo, i contenuti sugli apparenti massacri delle minoranze uigure nella regione dello Xinjiang erano anch'essi stati silenziati. La situazione aveva alimentato le preoccupazioni del pubblico riguardo all’indipendenza politica dell’app. In risposta, TikTok aveva annunciato una revisione delle sue policy a riguardo, affermando l’impegno dell’azienda a sostenere la libertà di espressione.
Limitare i contenuti politici su TikTok potrebbe essere controproducente, considerando che il cambiamento della maturità dei contenuti sulla piattaforma è già avvenuto, l’app è infatti diventata un punto nevralgico per molti giovani che vogliono restare connessi al mondo politico. Secondo un recente sondaggio del Pew Research Center, il 52% degli utenti intervistati under 30 usa l’app per rimanere aggiornati sulle notizie dal mondo. Per alcuni la pratica può sembrare discutibile, considerando la proliferazione di fake news e discorsi radicalizzati da fonti non sempre esperte, ma se TikTok tornasse a essere una piattaforma esclusivamente riservata al trash content, perderebbe possibilmente una grande fetta di mercato, che andrebbe poi coperta da altri social (come X). C’è anche da dire che ormai la pratica del doomscrolling è alimentata dall’algoritmo stesso: non sono più le persone ad andare a cercare contenuti negativi sull’attuale condizione del mondo, TikTok li serve su un piatto d’argento. Forse servirebbe un po’ di lavoro sulle For You Page, o forse viviamo solo in tempi senza precedenti dove ogni giorno - per un motivo o per un altro - sembra di vivere in una teen-novel distopica degli anni 2010.