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Perché gli studenti stanno criticando il calcolo dell’ISEE

In alcuni casi è giudicato poco rappresentativo

Perché gli studenti stanno criticando il calcolo dell’ISEE In alcuni casi è giudicato poco rappresentativo

Con la ripresa dell’anno scolastico dopo la pausa estiva si è tornato a parlare dell'ISEE, cioè il parametro che tra le altre cose consente di determinare le tasse universitarie e favorire il diritto allo studio. Recentemente però, soprattutto sui social network, ci sono state numerose discussioni riguardo la rigidità di questo sistema di calcolo, che secondo molti non sempre rifletterebbe in maniera accurata le condizioni economiche degli studenti. Le università italiane, da parte loro, per garantire l’accesso alle agevolazioni applicano precise soglie di reddito, ma numerosi utenti sostengono che questi margini siano troppo bassi e rigidi, escludendo una parte significativa della popolazione che si trova comunque in difficoltà. Per l'anno accademico 2024/2025, ad esempio, il limite ISEE per i benefici relativi al diritto allo studio è stato fissato a circa 27mila euro: una soglia, questa, che potrebbe escludere numerose famiglie poco più ricche, ma che sono comunque in situazioni di disagio economico – perché, ad esempio, vivono in aree dove il prezzo degli immobili è molto elevato. Alle restrizioni dell'ISEE si somma il cronico problema della carenza di posti letto per i fuori sede. In Italia questi studenti sono circa 600mila – e 210mila risiedono a oltre due ore di distanza dalla città in cui vanno all’università. Eppure le residenze per studenti sono solo 40mila: questo significa che ogni anno moltissime persone rimangono fuori dagli studentati, nonostante rispettino i requisiti previsti dagli enti per il diritto allo studio.

A farci caso, determinare con precisione la ricchezza di un soggetto – o addirittura di un intero nucleo familiare – può essere molto complesso. Quando si dice che una certa persona è ricca, a cosa si fa riferimento di preciso? Allo stipendio mensile che percepisce? Agli immobili di cui è proprietario? Alla famiglia di provenienza? O all’entità del suo conto in banca? L’ISEE – acronimo che sta per “Indicatore della Situazione Economica Equivalente” – è il parametro che cerca di sintetizzare tutto questo, combinando diversi criteri. L’idea di introdurre un metro per valutare la situazione economica di un nucleo familiare nacque negli anni Novanta, grazie all’Università di Trento, dov’era stata notata una disparità nell’assegnazione delle borse di studio. Con la riforma universitaria del 1994 la valutazione della condizione economica – volta a favorire le agevolazioni – venne così estesa, e oltre a basarsi sul reddito iniziò a tenere conto anche del patrimonio complessivo e della composizione del nucleo familiare.

Cosa non convince del calcolo dell’ISEE

Ma dopo oltre vent’anni di attuazione e diverse riforme, il calcolo dell’ISEE continua a generare discussioni, per via di alcune sue imperfezioni che ne limiterebbero l'efficacia e l'equità. Secondo i più critici, queste fragilità si manifestano in vari aspetti. Innanzitutto l'ISEE si basa su informazioni relative all'anno precedente, cosa che può rendere il calcolo poco rappresentativo della condizione economica attuale. Ad esempio, se un soggetto ha subito un cambiamento improvviso nel proprio reddito, come la perdita del lavoro o una riduzione dello stipendio, l'ISEE potrebbe non riflettere immediatamente questa nuova circostanza. Sebbene dal 2015 sia stato introdotto l'ISEE “corrente”, che permette di aggiornare la dichiarazione in caso di variazioni significative, questo strumento non viene sempre utilizzato, e richiede comunque un iter burocratico relativamente complicato. Un altro problema è che nel calcolo dell'ISEE il reddito mensile continua a pesare maggiormente rispetto al patrimonio complessivo. Questo può portare a valutazioni poco equilibrate, soprattutto per quelle famiglie che hanno un reddito basso, pur essendo ad esempio proprietari di immobili. In questi casi, l'indicatore potrebbe sovrastimare la capacità economica del nucleo familiare, penalizzandolo nell'accesso alle agevolazioni. 

Un'ulteriore criticità riguarda proprio il modo in cui il patrimonio immobiliare viene considerato nel calcolo. L'ISEE tiene conto del valore catastale degli immobili, che però spesso non riflette il reale prezzo di mercato. In molti casi, i valori catastali risultano sottostimati rispetto al costo effettivo delle abitazioni, specialmente nelle grandi città, portando a una stima meno equa della ricchezza complessiva. È per questo che l'ISEE viene giudicato un parametro che a volte non rispecchia fedelmente la reale condizione economica delle persone. Un problema noto, poi, è la possibilità di manipolare la propria condizione patrimoniale dichiarata per ottenere un ISEE più basso: anche se nel corso degli anni sono stati introdotti controlli più severi, la possibilità di sfruttare le lacune normative nel calcolo dell’ISEE rimane una criticità non trascurabile. Le riforme introdotte hanno cercato di affrontare e risolvere alcune di queste problematiche, ma il sistema di calcolo viene considerato ancora troppo facile da manipolare, e giudicato poco rappresentativo – soprattutto quando si parla di diritto allo studio.