Vedi tutti

Perché "Joker: Folie à Deux" ha deluso le aspettative

Il duetto di Joaquin Phoenix e Lady Gaga nel sequel di Todd Phillips è irritante e stonato

Perché Joker: Folie à Deux ha deluso le aspettative Il duetto di Joaquin Phoenix e Lady Gaga nel sequel di Todd Phillips è irritante e stonato

Fare i sequel non deve essere facile. Ma c’è anche da dire che nessuno, men che meno un medico, ha obbligato Todd Phillips a girarne uno, specialmente se Joker: Folie à Deux doveva essere il risultato. Secondo film dopo il successo di pubblico e critica della pellicola del 2019, che valse all’opera il Leone d’oro e a Joaquin Phoenix l’Oscar, il film con in aggiunta Lady Gaga nei panni di Harley Quinn arriva al Lido in occasione dell’81esima edizione della Mostra del cinema di Venezia, con premesse e riuscite ben lontane rispetto al primo titolo. Intanto perché Folie à Deux era stato presentato come un pazzo jukebox pieno di momenti musicali, e infine per il deludente nonché scioccante accrocco di falsi temi e inespresse idee che Phillips con lo sceneggiatore Scott Silver sono stati capaci di assemblare. Non si tratta nemmeno di disilludere le aspettative. Sempre al festival di Venezia, Babygirl di Halina Reijn è stato proiettato in anteprima e venduto inizialmente come un thriller erotico che ricordava i fasti del genere negli anni Ottanta. Così non è stato, volontariamente, andando proprio a smontare il tipo di cinema a cui fa comunque riferimento, adattandolo ai tempi di oggi. Al contrario, però, dell’opera con Nicole Kidman e Harris Dickinson, Joker: Folie à Deux non stupisce, proprio in quanto non in grado di riservare una visione inaspettata, ma almeno piacevole, con un destino che sembra ben più improntato a voler provocare la furia e l’irritazione degli spettatori, fan o meno del precedente. 

@filmthusiastofficial Joaquin Phoenix & Lady Gaga in Joker: Folie à Deux #joaquinphoenix #ladygaga #jokerfolieadeux #joker original sound - filmthusiast

Il sequel della storia su Arthur Fleck, in prigione ad Arkham dopo l’omicidio di cinque persone (una in diretta televisiva e, un’altra, la sesta, non dichiarata) è infatti un brutto film. Semplicemente, immancabilmente un brutto film. Semmai l’elemento di sorpresa è proprio questo. Non che la pellicola non mantenga la promessa di riservare sequenze da musical, con brani del tutto dimenticabili e una sola, vera canzone iconica che rimane in mente: Rock and Roll Part 2 di Gary Glitter. Peccato, però, che il brano faccia parte del primo Joker, accompagnamento sonoro della memorabile scena della scala. Un’opera musicale che di musicale ha ben poco, lo tratta pure male e non rimane nemmeno impresso. Va quindi bene disattendere le attese, ma questo sembra più un accanimento. Così la musica è presente nella maniera più banale e irritante possibile, non integrata nella tessitura narrativa di Joker: Folie à Deux, ma costretta a forza, inserita con insistenza, utilizzando l’espediente dei sogni fatti durante il sonno o di fantasie ad occhi aperti e immaginate solo nella propria testa. Mai veramente incorporata, mai originale. Troppo facile usufruire di uno strumento potente come la musica, rendendolo tuttavia invadente e inutile, non sapendo fare altro che buttarlo nell’opera a vanvera, un po’ di qua, un po’ di là. A Phillips e Silver è mancato il ripasso di operazioni come Chicago - vista anche la parte del tribunale a cui Arthur Fleck viene sottoposto - dove i numeri musicali sono amplificatori degli eventi e delle tematiche affrontate di volta in volta nell’opera. O, in generale, dei musical tutti, anche i più sperimentali, strambi, controcorrente. Un’occasione sprecatissima visto che avrebbe potuto far convergere insieme pubblici magari diversi; amanti della DC, dell’azione e dei blocbkusters, il cui gusto non è detto che coincida sempre con i musical e su cui, dopo Folie à Deux, potrebbero metterci una pietra definitiva sopra. 

Il problema col nuovo Joker è inoltre tematico. Mentre nel 2019 la pellicola raccontava la trasformazione che ha portato Arthur a trasformarsi nel giullare di Gotham, descrivendo il delirio strisciante di una società che, in balia di ingiustizie e insoddisfazioni, sfociava nell’espressione massima della violenza, il sequel cerca di tracciare la linea tra chi è l’uno e chi è l’altro. Non riuscendoci, ovviamente. Vanificando alcuni dei momenti significativi del primo Joker, tra tutte la danza di fronte allo specchio - sulle note di Hildur Guðnadóttir, che compone anche la nuova, ma flebile colonna sonora - dove Arthur abbracciava a pieno lo spirito del clown di cui, fino a quell’istante, portava solo il trucco. Un ballo e una fisicità che diventano monotoni in Folie à Deux, al limite dell’irritante nel ripetersi uguali, e poi uguali, e poi uguali ancora.  E, nel frattempo, si tenta di inserire il personaggio di Harley Quinn di una brava, ma per nulla sfruttata Lady Gaga per un ruolo che, per la direzione e la profondità data dallo script, poteva essere interpretata da lei come da qualsiasi altra. Il rimanere piatto, confuso e inconcludente del personaggio si abbina alla perfezione all’inefficacia del sequel. Una groupie, che è anche una fanatica, che è anche un’approfittatrice, che è anche una tentatrice che vuole vivere della luce riflessa della fama di Joker. Non di Arthur. Di Joker. 

È lei ad alimentare la distanza tra le due identità che, però, rimangono entrambe inesplorate. Di una superficialità indegna in virtù della scrittura della pellicola che la precede, quasi ad annullare tutto ciò che è stato prima, forse col desiderio comprensibile, ma discutibile di Todd Phillips di ribaltare il suo stesso operato. Di sovvertire ancora una volta, come era accaduto proprio con l’esaltazione del blockbuster d’autore di Joker (da cui era stato anticipato nella storia del cinema solo dalla trilogia del Cavaliere Oscuro di Christopher Nolan), l’esistenza di un personaggio fumettistico che, col film, era entrato in un immaginario cinematografico più grande. Provare tutto stravolgendo le carte in tavolo, ma rimanendo col nulla in mano, perché non sempre scommettere paga, non con una posta in gioco così alta. Salvando solo il prologo in animazione, che avremmo preferito a questo punto vedere come corto a parte invece che introduzione a Joker: Folie à Deux, il film spreca un Joaquin Phoenix che se vogliamo sentire cantare e vedere confrontarsi con un ruolo musicale si può sempre recuperare in Quando l'amore brucia l’anima, dove interpretava il cantautore Johnny Cash. Un film che insiste sulla performance e sul fatto che tutto è intrattenimento. Tutto tranne Joker: Folie à Deux.