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Cronenberg, l’attualità del body horror e il peso di essere un genio

The Shrouds arriva a Cannes

Cronenberg, l’attualità del body horror e il peso di essere un genio  The Shrouds arriva a Cannes
Existenz by David Cronenberg
Videodrome by David Cronenberg
Crimes of the future by David Cronenberg
Crash by David Cronenberg

È chiaro che il nome David Cronenberg - che ha una componente fonetica curiosamente calzante per il personaggio e la sua arte - porti con sé un certo peso. D’altronde è un genio. Ma non uno di quelli che vengono così etichettati per aver azzeccato un paio di film e qualche buona uscita in conferenza stampa. No, stiamo parlando di un vero visionario, in grado di creare un linguaggio adatto a condividere la sua visione in cui il corpo nella sua dimensione più organica diventa elemento narrativo imprescindibile. A trasmetterci i suoi viscerali tormenti. Per i fan che amano creature strane, mostri e cose del genere, ultimamente non ho fatto molto di tutto ciò. È vero. Ma come disse il regista stesso ai tempi dell'uscita di Consumed, il suo primo romanzo, «se sei un critico che cerca delle connessioni tematiche tra i film, penso che tu possa vedere una connessione perfetta tra tutti loro. Dipende dal tuo approccio al cinema, sia come critico che come fan. Per me il processo creativo è esattamente lo stesso.»

Parliamo della mente dietro Shivers (Il demone sotto la pelle in Italia), un film in cui nel 1975 viene perfettamente descritta la paura nei confronti dell’AIDS. Peccato che il mondo avrebbe appurato l’esistenza del virus solo 5 anni dopo. E potremmo continuare una vita, sottolineando come il regista canadese ha detto tutto (e prima di tutti) sui media in Videodrome, sulle nuove tecnologie in eXistenZ o sul sesso in Crash e così via. Davanti ai giganti, come nei poemi epici quando un personaggio si trova davanti agli dei, emergono certe domande e riflessioni. Dopo aver detto così tanto nel corso di 50 anni, Cronenberg ha ancora qualcosa da dire? Il body horror ha ancora senso di esistere? Domande a cui proviamo a rispondere dopo aver visto The Shrouds, nuovo film diretto dal regista canadese, prodotto da Saint Laurent e presentato in questi giorni al Festival di Cannes.

The Shrouds: l’ultimo body horror di Cronenberg

Il body horror, almeno per come lo intendiamo in ambito cinematografico, lo ha inventato Cronenberg. Cosa che ha portato il genere a seguire di pari passo le derive, i temi e le tendenze del suo autore, almeno fino alla fine degli anni ‘90. Il canadese infatti con l’arrivo del nuovo secolo ha smesso di realizzarne in senso tout court, spostandosi in ambito più psicologico (A History of Violence, La Promessa dell’assassino e così vita). Questo almeno fino al 2022, quando Cronenberg decide di far ritorno al cinema, dopo una pausa di quasi un decennio da quel meraviglioso suicidio artistico che fu Maps to the Stars, con Crimes of the Future. Un film che portava con sé il fascino del ritorno, un paio di buone intuizioni ma che aggiungeva poco a quanto detto nel corso della sua carriera.

Dopo due anni, sull’onda di un (moderato) entusiasmo generale, ecco che arriva The Shrouds. L’ennesima interazione col genere, carica però di uno spunto folgorante: un uomo, segnato dal lutto per la scomparsa della moglie, decide di inventare una tecnologia in grado di fargli osservare in tempo reale la decomposizione del suo corpo. Aggiungiamo che il protagonista, sin dal look sfoggiato da Vincent Cassel, pare in tutto e per tutto un alter ego di Cronenberg, il quale ha da poco perso la consorte. Un allineamento di fattori che pareva perfetta per una last dance del genere. Una lettera alla morte.

Cronenberg e il body horror hanno ancora qualcosa da dire?

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Crash by David Cronenberg
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Crimes of the future by David Cronenberg
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Videodrome by David Cronenberg
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Existenz by David Cronenberg

The Shrouds però deraglia piuttosto in fretta, smarrendosi in un’inutile e preoccupante trama cospirazionista, tanto noiosa quanto frustrante. E soprattutto in una realizzazione tecnica sciatta, povera di idee, di cura nel design e nella scenografia. Eppure è bastato lo spunto iniziale a ricordarci quanto potente può essere il body horror, potenzialmente una metafora perfetta per l’elaborazione del lutto. Guardare il ricordo e parte della tua vita che si sgretola davanti ai tuoi occhi, senza che tu possa fare assolutamente niente per impedirlo. E cosa può rendere meglio il concetto della decomposizione in diretta di un corpo.

Forse allora è Cronenberg che non è più adatto al genere che ha inventato. D’altronde è l’essenza stessa del body horror a collegare la sfera corporea a tutto il resto e quindi col passare dell’età, il fisico decade e di conseguenza tutto il resto. Magari David non avrà più nulla da dare alla corrente. Ma, come visto, lo stesso non vale per il body horror. Ed è meraviglioso che, in un momento in cui il concetto di ri-appropriazione del corpo femminile è tanto centrale, a prendere il controllo del genere negli ultimi anni siano proprio le donne. Come Julia Ducournau con Titane, Palma d’Oro del 2021. O come Coralie Fargeat, anche lei in questa Cannes 2024 che con The Substance, con protagoniste Demi Moore e Margaret Qualley, ci ha regalato il film più dirompente e sorprendente di questo Festival, uno di quelli su cui sicuramente torneremo nei prossimi mesi.

Il bisogno di essere iconoclasti

Sia chiaro, in ambito critico non c’è mai piacere nel parlare male di qualcuno. Figurarsi quando si tratta di criticare autori come David Cronenberg (o come successo nei giorni precedenti con Coppola), gente che ha costruito le basi su cui si posa la nostra passione. Ma proprio autori del genere sono emersi “uccidendo” il passato. La New Hollywood - di cui non faceva tecnicamente parte il canadese Cronenberg che però è emerso nello stesso periodo temporale - si fondava sulla rottura con i modelli passati. E allora perché oggi siamo così riluttanti nel sollevare dubbi sull’operato dei grandi maestri? Perché sentiamo il bisogno di essere riverenti verso certi nomi? Sarebbe il caso di evitare un tale spregio e invece concedergli, sempre con rispetto, l’onore delle armi.