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Abbiamo bisogno di un “galateo digitale”

Cambiano le abitudini e, con loro, le buone maniere

Abbiamo bisogno di un “galateo digitale” Cambiano le abitudini e, con loro, le buone maniere

Un pollice affusolato, i polpastrelli del dito medio e dell’anulare appiattiti come le zampe di un’anatra, le ossa del mignolo deformate per accomodare il cellulare. È così che alcuni allarmisti prevedono che l’uso del telefono trasformerà le nostre mani nel corso degli anni, un’evoluzione piuttosto grottesca e assurda di quello che un giorno potrebbe rappresentare la nostra normalità. L’arrivo dello smartphone ha cambiato radicalmente le nostre abitudini, dalla maniera in cui comunichiamo, sempre più rapida, diretta e fredda, a quella in cui ci presentiamo al mondo, curvi su uno schermo nero che non produce altro che un piccolo, inesatto riflesso del mondo attorno a noi. Passiamo troppo tempo connessi online, troppo poco sintonizzati con la realtà, ma se è normale che con ogni cambiamento culturale si trasformano anche i comportamenti della società, sembra che a trent’anni dal lancio del primo smartphone il mondo non abbia ancora imparato a conciliare tecnologia e buone maniere. Ormai non si tratta più di una novità, ma di una componente affermata del nostro quotidiano, eppure ci ritroviamo ancora a sbuffare di fronte alle coppiette fuori a cena che rimangono in silenzio, l’uno di fronte all’altro, assorbiti dalla luce blu di un aggeggio incastrato tra il dito mignolo e il pollice. La colpa è loro che non sanno come comportarsi a tavola, o nostra, che non ci pieghiamo al passare dei tempi? 

@thejoeyswoll Normalize respecting others when filming at the gym. @ALICE STAMP #gymtok #gym #fyp original sound - Joey Swoll

La necessità di una netiquette (questo il termine esatto del "galateo digitale") non suggerisce l’abbandono completo di qualsiasi strumento tecnologico post 1994 per tornare indietro nel tempo, bensì la restituzione agli spazi di connessione e condivisione offline il diritto di rimanere tali. In palestra, in biblioteca, a lezione di yoga e al ristorante, l’uso del cellulare non distrae solo il singolo utente impegnato a guardare i reel del suo influencer preferito, ma comporta anche un certo livello di frustrazione e di disagio in tutti i presenti. In un articolo del Post, alcuni personal trainer hanno espresso il loro dissenso nei confronti degli sportivi che sono soliti aggirarsi per le sale pesi guardando il telefono, perché potrebbero mettere in pericolo le altre persone. A questi si aggiungono i sollevatori che controllano i social media tra un set e un altro, una pratica che secondo studi recenti porterebbe a scarsa concentrazione mente-corpo durante gli esercizi e quindi a una resa minore dell’attività fisica, come anche gli influencer che hanno l’abitudine di registrare vlog nelle palestre pubbliche, anche nelle ore di punta. Pur non volutamente, spesso inquadrano il volto paonazzo di qualche altro visitatore che, a differenza dei gymtoker, non ama farsi guardare da un milione di spettatori mentre ansima in shorts e canottiera. Nella stessa ottica, controllare Whatsapp durante i dieci minuti finali della lezione di yoga proietta nel giro di pochi secondi tutti i presenti al di fuori dello stato di meditazione per via della luce blu e dello stress che il nostro cervello vi associa - ci stiamo concedendo un’ora di relax lontano dalla frenesia delle nostre vite, di sicuro il meme sul Grande Fratello che ti ha mandato la tua migliore amica può aspettare. 

@ilmessaggero.it Messaggi fuori orario, eccesso di emoticons e puntini di sospensione: ecco gli errori da non fare su whatsApp secondo il galateo con Laura Pranzetti Lombardini. . . . [Laura Pranzetti Lombardini / #IlMessaggero] #laurapranzettilombardini #galateo #galateoinunminuto #whattsapp #società #tiktokeducation #errori #messaggi #vocali fashion show(256764) - TimTaj

Su Whatsapp vengono inviati una media di 7 miliardi messaggi vocali al giorno, quasi la totalità della popolazione mondiale. È il mezzo di comunicazione preferito dei chiacchieroni che tra una commissione e l’altra sentono il bisogno di sfogarsi, un po’ meno di chi si ritrova costretto ad ascoltare cinque minuti di audio - per fortuna, Whatsapp ha aggiunto la funzione per aumentare la velocità di riproduzione. Secondo Laura Pranzetti Lombardini, esperta di galateo che scrive per Il Messaggero, non devono durare più di venti secondi e si mandano solo nei casi di urgenza, quando si hanno le mani occupate. Come potevamo aspettarci vista la cospicua quantità di messaggi vocali mandati ogni giorno su Whatsapp, le dritte di Lombardini non sono state apprezzate tra i commenti dei suo video TikTok. «Con i vocali si capisce meglio ciò che si vuole dire», ha scritto un utente. «Come li mando i rutti?» aggiunge il commento più popolare. Sotto un certo punto di vista, è vero quello che contestano gli hater del galateo di Whatsapp: forse perché stiamo perdendo la capacità di comprensione del testo, forse perché ormai esistono talmente tante emoji da confondere anche i leoni da tastiera, ma studi recenti dimostrano che i messaggi di testo sono terreno fertile per le incomprensioni per colpa di quello che ad oggi viene chiamato “linguaggio del corpo digitale”, ossia la punteggiatura, il tempo di risposta e le faccine che scegliamo. «Le emoji sembrano rendere la comunicazione più diretta, ma in realtà le ricerche dimostrano sempre più spesso che complicano le cose», ha dichiarato un ricercatore dell’università di Warwick a Dazed. A questo punto, forse conviene veramente tornare alle care vecchie telefonate. 

Se vedere una coppia con il collo curvo su uno schermo ad una cena romantica vi fa storcere il naso e commentare il degrado delle buone maniere, non siete soli. Flotte di nostalgici hanno già rilanciato l’utilizzo dei dumbphone, ossia dei telefoni pre-connessione internet. Su Reddit, il gruppo r/Dumbphones ha raggiunto 50mila membri nel giro di quattro anni, una tendenza da poco assecondata anche da Nokia, vera capostipite del movimento che ha appena rilanciato il Nokia 3210. «Credo che tutti si siano resi conto di scorrere troppo e di perdersi la vita» ha raccontato uno degli utenti della piattaforma a Wired. È qui che la necessità di formare un “galateo digitale” diventa evidente: non si tratta di racchiudere in un grande librone una fila di regole per fare bella figura davanti agli ospiti come fece Giovanni della Casa nel 1500, nemmeno di diventare eremiti, ma di attivare la propria coscienza per proteggere la propria pace mentale e, perché no, anche quella delle persone che ci stanno accanto. Magari è troppo tardi, e tra qualche anno ci ritroveremo davvero con i polpastrelli palmati e una fessura accomoda-telefono sul mignolo, ma almeno ci saremo goduti la trasformazione insieme, in nome della condivisione offline.