Come sta andando la protesta degli attori italiani contro Netflix
L’intero cinema italiano vive un momento di crisi
22 Aprile 2024
In Italia, così come negli Stati Uniti e nel resto del mondo, gli attori famosi sono solo una minima percentuale della categoria: i più ricoprono piccoli ruoli in produzioni cinematografiche e televisive o in spot pubblicitari. Il guadagno proveniente dai singoli ingaggi è tendenzialmente basso, ma in genere viene integrato dagli introiti provenienti dai diritti d’autore, che possono arrivare a coprire una parte consistente del reddito degli attori. In passato tale compenso era calcolato in base alle sole repliche televisive, mentre oggi include necessariamente anche il settore dello streaming. In quest’ultimo ambito, però, è complicato sapere quante volte ogni singola produzione è stata effettivamente riprodotta sulle varie piattaforme. Le società di riscossione dei diritti d’autore ritengono quindi che sia sostanzialmente impossibile verificare se il compenso elargito dalle piattaforme sia realmente adeguato, e in proporzione allo sfruttamento effettivo delle opere. Netflix versa a sua discrezione il corrispettivo economico relativo al diritto d’autore, sostenendo di calcolarlo in base alle ore di visione del singolo contenuto. Per un'organizzazione esterna controllare i dati di fruizione, però, è difficile: innanzitutto perché molte piattaforme di streaming rendono note solo parzialmente queste informazioni; i dati, il cui rilascio tende a essere molto sporadico, spesso sono poi eccessivamente generici – riportano solo le ore totali di visione nei sei mesi precedenti e non includono gli anni passati. Questo è lo stesso motivo che lo scorso anno aveva spinto attori e sceneggiatori di Hollywood a scioperare per diversi mesi, con molte conseguenze sull’industria. Di recente, anche diversi attori italiani stanno lamentano lo stesso problema, cosa che ha portato la società di riscossione del diritto d’autore Artisti 7607 (che tra gli altri rappresenta Elio Germano, Valerio Mastandrea, Neri Marcorè e Claudio Santamaria) a citare in giudizio Netflix presso il tribunale civile di Roma.
In cosa consiste l’accusa contro Netflix
@yahoonews For the first time since 1960, actors and writers are on strike at the same time as they fight over contract negotiations with major #Hollywood studios. Among the key issues being negotiated is economic fairness for actors and writers, which has been exacerbated by streaming and the looming threat of AI to the industry. #news #writersstrike #wgastrike #sagaftrastrike #yahoonews original sound - Yahoo News
Nata nel 2012, Artisti 7607 è una società che per conto dei propri associati – oltre 3000 – riscuote i proventi derivanti dal diritto d’autore. Da otto anni Artisti 7607 è in trattativa con Netflix per arrivare a un compenso adeguato e proporzionato rispetto alla riscossione dei diritti d’autore, ma le due parti non sono ancora riuscite a raggiungere un accordo. Secondo Artisti 7607 la piattaforma viola la rispettiva normativa europea e nazionale, mentre Netflix sostiene il contrario. La società che in Italia raccoglie e ridistribuisce i diritti d’autore connessi al maggior numero di attori e doppiatori è il Nuovo IMAIE. Quest’ultima già diversi anni fa ha raggiunto con Netflix un accordo economico ritenuto da entrambe le parti proporzionato. Per la società Artisti 7607 tale compromesso sarebbe invece inadeguato. A tal proposito l’attore e regista Michele Riondino sostiene che «ci troviamo davanti a un sistema in cui le piattaforme, senza fornire tutte le informazioni previste dalla legge, chiudono accordi al ribasso e poi cercano di imporre le stesse cifre a tutto il mercato, così da tenere i livelli dei compensi degli artisti sempre molto bassi». Anche l’attore Neri Marcorè, parlando con Repubblica, ha definito la posizione della società Artisti 7607 «doverosa» e volta a «difendere la dignità professionale [...] di tutta la categoria».
L’intero settore cinematografico italiano è in stato d’agitazione
Alla protesta di Artisti 7607 contro Netflix si somma quella più ampia e sentita degli addetti ai lavori e delle produzioni cinematografiche. Durante il primo trimestre del 2024, infatti, il cinema italiano si è dovuto praticamente fermare, a causa del ritardo nell’attuazione delle misure di sostegno pubblico al settore da parte del governo in carica, che già in passato aveva criticato alcuni meccanismi di finanziamento dell’industria. La cosa ha provocato il rinvio o la cancellazione di molte produzioni, con conseguenze dirette sui lavoratori – soprattutto i più giovani, che al momento hanno poche prospettive occupazionali. Per questo, a inizio aprile, si è tenuto a Roma un affollattissimo e importante meeting – già di per sé storico – che ha preso il nome di «Vogliamo che ci sia ancora un domani»: l’evento ha riunito le principali associazioni di categoria dell’industria audiovisiva italiana, oltre a numerosi registi, sceneggiatori, attori, tecnici e maestranze, ed è stato voluto dalle sigle sindacali per mandare un segnale chiaro al governo, aprendo una una finestra di dialogo. A oggi l’Italia è il terzo più importante mercato cinematografico in Europa: impiega circa 9mila imprese, per un totale di oltre 65mila posti di lavoro, e nel 2022 ha prodotto un fatturato di 13 miliardi di euro – si calcola che per ogni euro investito ne siano stati generati 3,5. A causa del blocco dei fondi pubblici, inoltre, anche molte produzioni straniere hanno scelto di non venire a girare in Italia, cosa che ha diminuito ulteriormente le prospettive occupazionali. Il rischio è che il Paese diventi un player meno rilevante nel panorama cinematografico europeo e non solo.