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Riscoprire la connessione in un mondo iperconnesso: intervista a Valerio Bassan

Come possiamo riappropriarci della tecnologia

Riscoprire la connessione in un mondo iperconnesso: intervista a Valerio Bassan Come possiamo riappropriarci della tecnologia
Photo Credit: Pietro Baroni

In un’epoca in cui il confine tra reale e digitale sembra sempre più sfumato, la luce blu dei nostri dispositivi e il ronzio incessante delle notifiche costellano le nostre giornate nell’era dell’iper-connettività. Valerio Bassan, attraverso le pagine del suo nuovo libro “Riavviare il sistema – Come abbiamo rotto Internet, e perché tocca a noi riaggiustarla”, ci invita a una riflessione profonda sull’impatto sociale della tecnologia e sui modelli di business che governano il nostro quotidiano online. Giornalista ed esperto di digitalizzazione, con uno sguardo critico e al tempo stesso propositivo, Bassan ci guida attraverso i meandri di un internet che abbiamo costruito ma che sembra sfuggirci di mano, soffermandosi sui rischi di un’economia dell’attenzione sempre più invasiva. «Nel cuore della nostra società interconnessa, ci troviamo ad affrontare disuguaglianze digitali che minacciano di erodere il tessuto stesso del nostro essere comunità» afferma Bassan, che mette in luce come il tema dell’attenzione sia diventato un campo di battaglia economico ben più ampio di quanto si possa immaginare, paragonabile ad un “Monopoli economico”. Per l’autore, che enfatizza come la consapevolezza e le scelte individuali detengono un potere significativo, occorre riflettere sul ruolo degli utenti all'interno di questo ecosistema digitale. «Internet siamo noi», afferma Bassan, a sottolineare l’importanza di una partecipazione attiva e consapevole nella costruzione di un Internet più umano e sostenibile. «Senza le persone internet come qualsiasi tecnologia è vuota. Noi siamo quelli che vi portano tanto valore». Appare quindi pivotale la necessità di promuovere un uso etico della tecnologia che rimetta al centro il rispetto per l’utente e l'umanità delle connessioni, spesso sacrificate sull’altare della velocità e della viralità.

La conversazione con Valerio prosegue guardando alla tecnologia non come a un fine, ma come a un mezzo per rafforzare le relazioni umane e la partecipazione attiva nella società. «Dobbiamo riappropriarci della tecnologia, usandola a nostro favore, non come strumento di alienazione» continua l’autore. Per Bassan è impensabile un ritorno all’offline ma vede un percorso di riavvicinamento all’essenziale della rete, esplorando come, in un mondo sovraccarico di stimoli, sia possibile riscoprire una connessione autentica e significativa. “Riavviare il sistema – Come abbiamo rotto Internet, e perché tocca a noi riaggiustarla” invita a riflettere su un utilizzo della tecnologia che sia misurato e consapevole, promuovendo pratiche digitali che favoriscano la privacy, l’autonomia e una connessione genuina tra le persone: l’impostazione di limiti temporali per l’uso dei dispositivi, la selezione critica delle informazioni e l’adozione di pratiche che possano limitare i tracciamenti tramite adblocker o browser più trasparenti sono solo alcuni dei suggerimenti presenti nella pubblicazione. «Ci sono dei piccoli passi secondo me che partono anche da cose come utilizzare un adblocker... certo, non fanno di noi attivisti per i diritti digitali e non bastano, però sono dei piccoli primi passi importanti». Attraverso queste strategie possiamo aspirare a un futuro digitale che metta al centro il benessere individuale e collettivo, riflettendo un uso della tecnologia che sia sostenibile ed equo. «La cosa che a me sembra interessante di questo momento è che effettivamente dopo i ruggenti anni Dieci qualcosa si sia effettivamente rotto anche nella fiducia che noi abbiamo verso soluzioni tecnologiche». Un aspetto fondamentale che Bassan ha voluto sottolineare durante la nostra conversazione è l’importanza della regolamentazione e dell’educazione per costruire un futuro digitale più equo. L’autore accoglie con favore i primi passi che l’Unione Europea sta compiendo in questo settore, vedendoli come passi verso una maggiore trasparenza e controllo delle pratiche delle big-tech. «Non è irrilevante l’impatto che possiamo avere costringendo queste piattaforme a cambiare, a modificarsi e ad aprirsi anche poi nella vita reale delle persone»

Oggi la rete è importante per sostenere il funzionamento della società e lo vediamo sempre di più. La riflessione di base, però, è che questo filo è sempre più vicino a spezzarsi. La rete —come scrivo nel libro— è una casa fragile. È la nostra casa dove facciamo quasi tutto ormai, ma le fondamenta, i muri, il tetto sono un po' pericolanti. E se per troppo tempo ce ne siamo disinteressati, ecco, allora forse è arrivato il momento di provare a cambiare prospettiva e provare a fare qualcosa.

In un mondo in cui l’iper-connettività sembra inarrestabile, le riflessioni di Bassan ci ricordano che abbiamo ancora la capacità di plasmare il corso delle cose. La sua visione non si ferma a una critica dello stato attuale, è piuttosto un invito ad agire. Siamo chiamati a un esercizio di responsabilità collettiva, a fare scelte consapevoli che possano indirizzare la tecnologia verso un futuro che valorizzi l’essenza dell’esperienza umana piuttosto che svuotarla. La centralità della scelta individuale nel panorama digitale emerge come un leitmotiv della filosofia di Bassan, ponendosi come fondamenta di un cambiamento più ampio. Ogni clic, ogni interazione online, ogni preferenza espressa sui social media contribuisce a definire il tessuto dell'Internet di domani. «Da creator occorre pensarci come destroyer... diventare un po’ la sabbia negli ingranaggi della rete, quelli commerciali, quelli più iniqui ovviamente». È un richiamo all’azione che va oltre la semplice consapevolezza; è un invito a essere protagonisti attivi nella costruzione di un ecosistema digitale che rispecchi i valori di equità e trasparenza. Bassan ci invita a riscoprire l’essenza della connessione umana in un mondo sovraccarico di stimoli. Il messaggio è chiaro: possiamo e dobbiamo riappropriarci della tecnologia, «attraverso azioni collettive e scelte individuali informate, possiamo immaginare e costruire insieme un futuro digitale che metta al centro l’umano piuttosto che il profitto».