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Perché Queering the Map è così popolare

Ha ottenuto molta attenzione dopo alcuni messaggi dalla Striscia di Gaza

Perché Queering the Map è così popolare Ha ottenuto molta attenzione dopo alcuni messaggi dalla Striscia di Gaza

Negli ultimi giorni ha fatto parlare molto di sé il sito Queering the Map, una mappa – utilizzata principalmente dalla comunità LGBTQIA+ – in cui condividere, in modo anonimo, i momenti più significativi del proprio percorso di vita, geolocalizzando il luogo in cui queste stesse esperienze sono avvenute. Di recente, uno dei messaggi circolati di più proviene dalla Striscia di Gaza e recita così: «Non so quanto vivrò, quindi voglio solo condividere questo mio ricordo prima di morire. [...] Il mio più grande rimpianto è non aver baciato proprio qui un ragazzo. È morto due giorni fa. Ci eravamo detti quanto ci piacevamo, ma l’ultima volta ero stato troppo timido per baciarlo. È morto in un bombardamento. Penso che sia morta anche una grande parte di me». Un altro messaggio d’amore pubblicato sulla piattaforma racconta fra le righe le difficoltà di vivere nella Striscia di Gaza e il dramma della guerra in corso: «Ho sempre immaginato io e te seduti fuori al sole, mano nella mano, finalmente liberi. Parlavamo di tutti i luoghi in cui saremmo andati, se avessimo potuto uscire da qui. Ma ora non ci sei più. Se avessi saputo che le bombe che piovono su di noi ti avrebbero portato via da me, ti avrei detto che ti adoravo più di ogni altra cosa». Non è però la prima volta che Queering the Map viene utilizzata durante un conflitto: nel 2022 erano per esempio circolati vari screenshot dall’Ucraina, tra cui uno che diceva «questo è l’unico posto sicuro [per le persone LGBTQIA+] a Donetsk. Spero che sopravviva alla guerra. Il mio cuore potrebbe non farcela altrimenti».

Come funziona Queering the Map

@miriam_tinny Even though these aren’t happy anecdotes, they are human, they are whole. And reading those human stories, just those two, filled my heart with something richer than just sorrow. Because while they are heartwrenching, they are complex, they are deep, they paint a picture of fullness. #freepalestine #queeringthemap #palestine #humanity original sound - Miriam

Quando nel 2017 ha fondato Queering the Map (letteralmente “rendere queer la mappa”) durante un corso universitario, il canadese Lucas LaRochelle ha inizialmente segnalato l’albero dove si trovava spesso con il suo ragazzo, ma anche un punto nel bosco che frequentava con uno dei suoi primi partner. Negli anni seguenti la piattaforma è diventata uno spazio digitale molto amato dagli utenti LGBTQIA+, anche grazie a video diventati virali su TikTok, e oggi gli spot inseriti sono decine di migliaia, in quasi 30 lingue diverse. Tra i luoghi segnalati, molti hanno un’importanza di natura storica per l’intera comunità LGBTQIA+ – è ad esempio il caso dello Stonewall Inn di New York, luogo dove cominciò il movimento di liberazione omosessuale negli anni Sessanta. A Milano, invece, nel quartiere Porta Venezia, a cui la comunità LGBTQIA+ è storicamente molto legata, sono segnalati diversi spot – all’altezza del Red Cafè, celebre locale in via Lecco, un utente ha scritto: «Il primo gay bar in cui sono andato». I più, però, sono, luoghi anonimi. A Faenza, città in provincia di Ravenna di circa 60mila abitanti da cui sto scrivendo questo articolo, un messaggio geolocalizzato nel principale parco cittadino recita «il nostro primo bacio», mentre un altro poco distante «il primo appuntamento con la persona più importante della mia vita». Nelle zone limitrofe ci sono altri spot piazzati su centri che contano meno di 10mila abitanti.

Uno spazio digitale in cui esprimersi e sentirsi al sicuro

@tblizzy Reading the stories of queer Palestinians (from: Queering the Map) ‍‍. Listen & Share their stories. Those who say they support Palestine, take note of whether or not you support ALL of Palestine… #freepalestine #queeringthemap #queerpalestinian IB: @Joris_explains original sound - tblizzy

Molti messaggi su Queering the Map provengono da Paesi in cui essere omosessuali, o più in generale appartenere alla comunità LGBTQIA+, è nel migliore dei casi uno stigma, e nei peggiori un vero e proprio crimine. Si trovano ad esempio molti spot in Russia o in gran parte del Medio Oriente. «Sappiate che [...] i palestinesi gay esistono. Siamo qui, e siamo queer», si legge in un altro messaggio geolocalizzato nel sud della Striscia di Gaza. Tra gli intenti di Queering the Map c’è infatti quello di permettere alle persone LGBTQIA+ di sentirsi meno sole, anche nei luoghi dove mostrarsi apertamente è pericoloso. Le testimonianze pubblicate sul sito sono anonime, e non viene neanche indicato quando sono state inviate, così da proteggere in tutto e per tutto gli utenti – la piattaforma consiglia comunque alle persone che la utilizzano da Paesi dove l’omosessualità è criminalizzata di sfruttare una VPN. «Penso che l’intimità sia una delle cose più speciali di Queering the Map, dato che è uno degli aspetti che più mancano dalle piattaforme dominanti di social networking», ha detto il fondatore della piattaforma. In questo modo, continua LaRochelle, «gli utenti hanno la possibilità di lasciare online una traccia intima della loro vita che non sia però legata al proprio profilo digitale».