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Gli studenti che protestano per gli affitti troppo cari

Accampati fuori dalle Università, lamentano i costi delle stanze e la carenza dei posti letto

Gli studenti che protestano per gli affitti troppo cari  Accampati fuori dalle Università, lamentano i costi delle stanze e la carenza dei posti letto
Bologna
Milano
Roma
Napoli

Gli affitti sempre più alti delle grandi città italiane non permettono a tanti studenti e studentesse fuorisede di trovare una soluzione abitativa adeguata. Per questo di recente molti di loro si sono accampati in tenda, come segno di protesta, di fronte ad alcune delle principali università italiane. Ad aprire le fila è stata Ilaria Lamera, studentessa bergamasca ventitreenne di ingegneria ambientale, che ha vissuto per circa una settimana – a partire dai primi di maggio – in una tenda al di fuori del Politecnico di Milano, in piazza Leonardo da Vinci, dove ben presto si sono aggiunte altre undici tende e una ventina di studenti accampati in segno di protesta. «I costi di Milano non permettono a studenti con famiglie normali alle spalle di prendere stanze in affitto. Io avevo trovato singole da 700 euro spese escluse, non potevo permettermele» ha detto in un’intervista a Repubblica Lamera. Ma l’emergenza abitativa non riguarda soltanto gli studenti di Milano: proteste con modalità simili a quelle avvenute nel capoluogo lombardo, dove nell’arco di otto anni gli affitti sono aumentati del 40%, si sono viste anche al di fuori della Sapienza di Roma, dell’Università di Cagliari e a Pavia, e di fronte ai palazzi della Regione Toscana e Piemonte.

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Bologna
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Roma
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Napoli

Il caro affitti è un problema che gli universitari italiani accusano particolarmente dallo scorso autunno, a causa delle conseguenze dell’inflazione e del ritorno alle lezioni in presenza – dopo lo stop dovuto all’emergenza sanitaria. Secondo un report di Immobiliare.it Insights, i prezzi delle stanze singole sono aumentati dell'11% rispetto al 2021, arrivando, in media, a 439 euro al mese. In genere il canone d’affitto per una stanza a Milano è intorno agli 800 euro, contro i 600 di Roma e i 500 di Bologna. La recente escalation dei costi degli affitti, in particolare di quelli universitari, è solo l’ultima impennata di una tendenza al rialzo, e le istituzioni ne sono consapevoli – è per questo che è stato deciso di destinare oltre 900 milioni del Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr) all’housing universitario, con l’obiettivo di realizzare entro il 30 giugno 2026 circa 60mila posti letto in più rispetto a quelli esistenti.

Sulla questione è intervenuta poi una parte della politica locale delle città coinvolte. «Siamo a fianco delle studentesse e degli studenti che manifestano: conosciamo bene le criticità, e per questo è stato istituito un fondo per finanziare contributi per l’alloggio» ha dichiarato la rettrice della Sapienza, Antonella Polimeni, dopo aver incontrato i manifestanti. Anche il sindaco di Milano Beppe Sala – insieme ai rettori delle Università della città e a due assessori – ha incontrato una delegazione di studenti, mentre il presidente della Conferenza dei rettori, un’associazione con ruolo istituzionale che riunisce università statali e private, ha riferito che sta cercando una soluzione insieme alla ministra dell’Università, Anna Maria Bernini, per realizzare degli studentati. Il problema di queste strutture è che spesso non hanno posti a sufficienza, e in certi casi vengono dati in gestione a privati, con il rischio che non vengano garantiti gli standard per renderli economicamente accessibili agli studenti. «Nei bandi è caduto l’obbligo per i privati di destinare il 20% di alloggi agli studenti in graduatoria per il diritto allo studio. Ora il vincolo è sostituito dalla parola “prioritariamente” e dei canoni non si fa menzione», ha sottolineato la ricercatrice Sarah Gainsforth, esperta di questioni abitative, a Repubblica.

Secondo l’ultimo rapporto sul diritto allo studio universitario del ministero dell'Università e della ricerca, a inizio novembre 2022 i posti letto nelle residenze per studenti sono diminuiti di 7 punti percentuali: da poco poco più di 40mila se ne sono andati circa 3mila posti letto rispetto al pre-pandemia. Con l’emergenza sanitaria molte stanze sono passate dall’essere delle doppie a delle singole, generando una perdita che non è ancora stata recuperata.