Il fascino della Riviera Romagnola
Il paese dei balocchi che non dormiva mai
09 Agosto 2022
Parlare di Riviera Romagnola vuol dire evocare un immaginario estetico che affonda le sue radici nel 1959, quando l’Italia stava cavalcando l’onda del boom economico. Il grande palcoscenico di villeggiature da sogno deve, in realtà, molto ai pescatori del Cesenatico e a un delfino rimasto impigliato in delle reti: venne salvato e portato nel canale della Vena Mazzarini, diventando un’attrazione per bambini. La storia di Lalla - questo il nome del delfino - arriva fino agli Stati Uniti aprendo le porte all’età d’oro del turismo di massa in Riviera.
Di lì a poco viene edificato il Grand Hotel, grande monumento del turismo riminese che andrà a confluire in quel celebre immaginario cinematografico esplorato da Federico Fellini, dove dolcezza e nostalgia non sono poi così distanti. È proprio nel dopoguerra, dopo l’esperienza fascista e la costruzione di colonie, che nasce il mito della Riviera come meta ideale per le vacanze. Dagli anni ’60 agli anni ’80 si moltiplicano gli alberghi, gli stabilimenti balneari, gli ombrelloni e iniziano a comparire locali notturni e discoteche: separare il giorno dalla notte diventa una delle tante forme di intrattenimento e di divertimento con cui distrarsi. La discoteca rappresentò una rottura sul piano del linguaggio e delle consuetudini sociali perché riuscì a imporsi come una valida alternativa ai locali di vecchia generazione, accogliendo al suo interno fasce sociali molto diverse fra loro.
I primi ad avviare la trasformazione furono il Paradiso club di Gianni Fabbri, la Mecca e l’Altro mondo, i quali vennero ben presto seguiti dall’Embassy e da Lady Godiva. L’altro comparto del settore ricreativo che negli anni Ottanta e Novanta conobbe profonde trasformazioni fu quello dei parchi tematici: nel 1987 fu inaugurato Acquafan a Riccione (diventato successivamente Oltremare), nel 1992 Mirabilandia a Ravenna e, infine, nel 1997 le Navi a Cattolica. Pier Paolo Tondelli parlava di una «palude bollente di anime che vanno in vacanza solo per schiattare, provando a delineare i ritmi di un posto in cui nessuno sembrava che andasse mai a dormire. Negli anni ’90, in effetti, la Riviera assomigliava a una sorta di paese dei balocchi aperto 24 ore su 24. Tuttavia, dopo una breve fase di iniziale sgomento, la Riviera ha finito con il riconfermarsi come luogo di sperimentazione di nuove forme di divertimento, legate al fitness, alla valorizzazione dell’entroterra, alla riscoperta delle tradizioni gastronomiche che tuttora esercita una forte attrattiva su italiani e non.