Hanno trovato la vera location di "The Backrooms"
La leggenda urbana più inquietante degli ultimi anni è giunta al termine
12 Giugno 2024
Per anni, le Backrooms hanno affascinato il pubblico di Internet e i fan delle creepypasta con la raffigurazione di un incubo metafisico: un labirinto senza fine che ha l’aria di un ufficio vuoto, dalle pareti giallastre, divenuto nel tempo una delle moderne icone dell’horror digitale. La fama delle Backrooms è cresciuta così tanto negli ultimi anni, generando anche progetti di film amatoriali, meme e videogame, che i segugi di Internet si sono messi a cercare la loro esatta location, provando a capire dove fosse stata scattata la foto originale. In questi giorni, dopo anni di ricerca, hanno trovato le Backrooms nel mondo reale: un team di utenti su Discord tracciò l'immagine fino alla sua prima apparizione conosciuta su 4chan nel 2011.
this is literally the locations of the where the backrooms photo was taken pic.twitter.com/hjzoWenB3Z
— ً (@Stugs) June 9, 2024
Questa scoperta li condusse a un tweet del 2019 fino ad allora ignorato che conteneva un link rotto, che poteva essere aperto tramite l'Internet Archive. Gli utenti hanno scoperto un post su un blog del 2003 che dettagliava la ristrutturazione di un negozio HobbyTown a Oshkosh, Wisconsin. In un'inquietante svolta, tutte le immagini del post archiviato erano mancanti tranne due: l'immagine iconica delle Backrooms e un'altra foto della stessa stanza da un angolo diverso. Ulteriori indagini rivelarono una foto in bianco e nero della stanza quando era ancora un negozio di mobili. Questo confermò che l'immagine originale delle Backrooms fu effettivamente scattata nei retrobottega del negozio HobbyTown. Oggi la è stata trasformata in una pista per automodelli, con un ambiente inquietante sostituito da interni puliti e bianchi. Per molti, la scoperta delle Backrooms originali ha segnato la fine di questa moderna leggenda urbana, così inquietante proprio perché così misteriosa. Ma è comunque probabile che l'immaginario delle Backrooms rimarrà, ma come si era originata la leggenda?
Cos'è e da dove viene "The Backrooms"?
@iundery Gives me anxiety #foryou #ChoresInThisHouse #GoSkate #ChemicalHearts if youre reading this youre so perfect - Peep Audios
Inquietudine, angoscia, la sensazione di vivere in un eterno déjà-vu. Queste sono le emozioni descritte da chi dice di essersi ritrovato, almeno una volta nella vita, in una “backroom”: un luogo, anzi infiniti luoghi liminali, caratterizzati da un’estetica tanto inquietante quanto paradossalmente familiare. Un magazzino in disuso, una piscina vuota, un ufficio monocromatico dalle luci intermittenti. L’immaginario delle backrooms si nutre di non-luoghi che evocano un forte senso di incertezza in chi li osserva ed è uno degli ultimi prodotti agghiaccianti dell’internet folklore, che ha preso vigore grazie alle numerose speculazioni delle community del web (basti pensare alla fama delle leggende che orbitano attorno al Cecil Hotel o al terrificante personaggio di Slender Man). La teoria dell’esistenza di queste stanze nasce su 4chan, un sito imageboard dove gli utenti pubblicano contenuti di ogni tipo in forma anonima, in seguito ad un post raffigurante una stanza monocromatica, con la moquette e le luci bianche, accompagnato da questa caption:
«Se non fai attenzione e ti allontani dalla realtà nelle aree sbagliate, finirai nelle backrooms, dove non c’è altro se non la puzza di un vecchio tappeto umido, la follia di un giallo monotono, l’infinito rumore di fondo di luci fluorescenti al massimo ronzio, e circa seicento milioni di miglia quadrate di stanze vuote suddivise a caso per intrappolarti. Dio ti salvi se senti qualcosa che vaga nelle vicinanze, perché sicuramente ti ha sentito».
La storia delle Backrooms inizia il 21 aprile 2018, quando un utente anonimo ha postato un'immagine di una stanza squallida e gialla in un thread su immagini maledette sul forum /x/ di 4chan, noto per il suo focus su contenuti paranormali e inquietanti. L'immagine raffigurava uno spazio vuoto, con carta da parati ingiallita e illuminazione fluorescente—un ambiente che sembrava stranamente familiare e al contempo profondamente alieno. Questa immagine potrebbe essere finita nell'oblio se non fosse stato per un commento postato il 12 maggio 2019 da un altro utente anonimo sul forum /x/ di 4chan, che invitava gli utenti a condividere immagini che evocassero un senso di inquietudine. Due giorni dopo, la combinazione ormai famosa dell'immagine e del testo di accompagnamento apparve sullo stesso forum, suscitando un interesse diffuso. Il 16 maggio 2019, il post approdò su Reddit, comparendo sul subreddit /r/greentext con la didascalia "Worse than any creepypasta out there," guadagnando rapidamente attenzioni e condivisioni. Questa esposizione portò a ulteriori adattamenti, inclusa una creepypasta postata da Redditor yourdndguy su /r/creepypasta il 18 maggio 2019, che divenne la base di tutte quelle che si sarebbero succedute. La creepypasta fu anche aggiunta al Creepypasta Wiki, consolidando il suo status all'interno del genere. Il concetto continuò a guadagnare slancio, con un video animato al computer che raffigurava una passeggiata attraverso backrooms "infinite" postato dall'utente Twitter @GearboxGunman il 19 maggio 2019 e adesso cancellato. Il video ricevette oltre 950 retweet e 4.400 like, cementando i Backrooms come un pilastro della cultura horror su internet.
@lights.are.off The backrooms #backrooms #thebackrooms #horrortok #vhs original sound - LIGHTS ARE OFF
L’immaginario delle backrooms incarna alla perfezione uno stato d’animo di confusione e incertezza e gli dà forma attraverso una seducente estetica creepy, che richiama il mondo post-vaporwave e l’astrattismo. I motivi per cui queste location ci sono stranamente familiari risiede negli input visivi che ci bombardano da anni attraverso i media, da film cult come Shining, girato in un albergo fatiscente e labirintico, a videogame del calibro di Silent Hill, Grand Theft Auto e Rayman. Abbiamo collezionato e riposto nel cassetto della memoria (e della paura) una sequela di luoghi remoti che la nostra mente va a ripescare quando siamo meno vigili, trasformandoli nel background dei nostri incubi peggiori. I quartieri bui e nebbiosi di Stranger Things (o ancora prima, Twin Peaks), il mondo dei sogni di Freddy in Nightmare, la surreale prigione infinita di Cube e i corridoi e le piscine dove vagano i demoni di It Follows, le loading zones tra un livello e l’altro di un gioco, le presenze minacciose che ci osservano nel buio come il pagliaccio Pennywise. L’immaginario horror dello nostra epoca rielabora gli scenari più criptici del cinema horror e del gaming, trasformandoli nelle metafore di un timore più attuale ed impalpabile.
Le backrooms sono delle aree di attesa dal forte significato simbolico che rappresentano alla perfezione le paure principali del nostro secolo: l’ansia sociale e l’horror vacui. Non è un caso che molti artisti scelgano queste zone di transizione come soggetto delle proprie rappresentazioni, per esprimere nel migliore dei modi questi concetti astratti: dalle tele di Ferdinanda Florence, pittrice originaria di Washington D.C, fino al celebre illustratore 3D Jared Pike e la cryptoartist Hanieh Masoumi, i liminal places ridefiniscono l’inquietudine sociale del ventunesimo secolo con paesaggi surreali, esclusi dallo spazio e dal tempo, dall’aspetto minaccioso ma altrettanto ammaliante. Sul web vi sono poi infinite teorie che orbitano attorno all’esistenza delle backrooms nel mondo reale. Si tratterebbe perlopiù di allucinazioni in cui finisce intrappolati durante fenomeni come la paralisi del sonno, o di condizioni degenerative per il nostro cervello, come l’Alzheimer. The Caretaker, musicista britannico sperimentale, tra il 2016 e il 2019 ha realizzato un intero album ispirandosi a questi disturbi neuro cognitivi: Everywhere at the End of Time è composto da melodie malinconiche e disturbanti, alcune campionate dalla colonna sonora di Shining, che si ripetono in un loop infinito e disgregante. A tal proposito è interessante notare come l’ipotesi dell’esistenza di questi luoghi vada di pari passo con la divergenza tra la mente e corpo, facendosi veicolo di un’altra paura comune, diffusa in ampia scala: la perdita del controllo.
Fin dall’antichità siamo affascinati da ciò che ci è sconosciuto e che sfugge al nostro raziocinio, e abbiamo cercato di dare forma alla nostre paure per contenerle ed oltrepassarle. La supposizione che in un luogo, apparentemente vacante e disabitato, si possa celare un segreto occulto, non fa che aumentare il grado di allarme e seduzione che quel luogo esercita su di noi. Gli spazi liminali si insinuano quindi nel nostro immaginario artistico parafrasando il ruolo del Purgatorio dantesco: ci spaventano, ancora più dell’Inferno, proprio perché sembrano reali.