

L’Italia ha uno strano rapporto con gli stereotipi. Come dei muri, la limitano e la definiscono insieme. Non che gli italiani, furbi come sono, accettino questo status passivamente, anzi. La storia della creatività del nostro paese, dal Medioevo in avanti, si è giocata sulla tensione di questi opposti: evadere lo stereotipo finendo per ribadirlo e, nel frattempo, evolversi, cambiare. È un processo assai naturale. Nel loro piccolo, nel minimo universo delle proprie vite singolari, tutti gli italiani recitano i propri stereotipi per poi, come attori di una commedia, rivolgersi al pubblico e fare un occhiolino. In fondo c’è un motivo se tutti gli stereotipi sono diventati stereotipi — che la parola sia un altro termine per dire “certezza”? Uno di questi, forse il più ben accetto e il più vero, è che con tutta la propria furbizia e negligenza gli italiani nascono e vivono circondati dalla bellezza. Che si tratti di un paesaggio, della chiesa di paese, di un certo libro o anche di un vecchio mobile semi-dimenticato, scovato tra le cianfrusaglie di casa della nonna in qualche tedioso pomeriggio (il pranzo della domenica, altro stereotipo), la bellezza ci circonda né finisce di sorprenderci. Crescendo e imparando, gli italiani scoprono spesso che la bellezza è anche nelle loro case. Non nelle «buone cose di pessimo gusto» che contemplava Gozzano, ma in quegli oggetti che durante e dopo il boom economico che vide il nostro paese riemergere dalle macerie promettevano con la loro stessa esistenza un futuro migliore. Un bollitore uscito da una lista nozze di tre decenni fa, una lampada che sembra insieme futuristica e antiquata, sedie e comodini, divani dalle forme tonde, il pouf della nostra stanza di bambini, una caffettiera. Siamo circondati da queste storie e non ce ne accorgiamo nemmeno — ennesimo, veritiero stereotipo sugli italiani.
In occasione della Design Week 2025, la Digital Cover di nss magazine intitolata appunto “Italian Stereotypes” vuole riflettere precisamente su questo. Prendendo in prestito da Pirandello un cast di personaggi in cerca d’autore, ma senza cieli di carta che traumaticamente si strappino, abbiamo voluto raccontare il design italiano non a partire dai suoi creatori ma esplorando i moderni archetipi dei suoi consumatori. Interviste immaginarie che vogliono indagare gli stereotipi di oggi passando prima dalla periferia dei loro gusti. Cosa amano? Dove vivono? Come pensano?
Ma, soprattutto, quale oggetto di design si nasconde nelle loro case?

La
Professoressa


L’assistente
regista


Il cool
guy


Il vecchio
giornalista


La Gen Z
Kid


Pilates
Princess


Fashion
Designer

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