Stella Jean
Designer, Roma
«La multiculturalità è un elemento incontrovertibile del nostro DNA italiano, ed è proprio da questo comune denominatore che dovremmo ripartire».
Qual è la parte del tuo lavoro che ti dà più soddisfazione? Raccontaci qualcosa sulla tua visione del mondo come artista nera in un contesto italiano ed europeo
Essere capace di prendere delle decisioni, pur conoscendo tutti i rischi a cui vado incontro. Insieme ad Edward Buchanan e Michelle Ngonmo, abbiamo ricevuto pesanti minacce ed intimidazioni negli ultimi mesi, che volevano convincerci ad abbandonare la nostra richiesta di pari opportunità. Non abbiamo indietreggiato di un passo e ora 5 Talents Neri del Made in Italy, apriranno la settimana della moda italiana, e il primo gruppo di lavoro ufficiale composto da professionisti neri verrà ufficializzato durante la settimana della moda.
Cosa diresti al te stesso di 13 anni?
Più di una cosa! Il tuo colore non è uno stigma né una colpa. Puoi esserne fiera e grata, e no, non hai bisogno dei capelli lisci per essere bella. Ti senti sola perché sei la prima, un’ eccezione per ora, ma sappi che sei la prima di milioni di altre, e presto non sarai più sola. Faccio parte di una generazione che ha segnato un percorso sperimentale e porta il pesante testimone della nuova multiculturalità italiana. Ero l’unica nera nel mio quartiere, l’unica nera nella mia scuola. Avrei spesso e volentieri fatto a meno di questa incombenza pionieristica.
Questa condizione in bilico tra due radici forti, indomite e dolorose, italiana e haitiana ha creato in me da bambina un avamposto di vulnerabilità, dove mi era negata a priori la semplice esplorazione spensierata del mondo, ma mi sono trovata precocemente catapultata nel dover fare i conti, prima ancora d’imparare a contare, con le conseguenze di ogni mia azione. “Fai attenzione Stella, se tu sbagli sarai giudicata sempre due volte peggio, e se non sbagli sarà il minimo”. Ciò significa avere sei anni poi dieci, poi tredici e stare perennemente di vedetta, in costante allarme. Dentro di me questa mia pelle era la causa di tutti mali, e credimi , quante volte l’avrei barattata per uno spicchio di normalità o per il dono dell’invisibilità. Per cercare di anticipare ed evitare attacchi a sfondo razziale.
Per quanto incredibile la pressione sociale è tale che l’esile struttura caratteriale ancora in precaria costruzione ti trascina nel sottoscala dell’animo a pensare che se una cosa la dicono propria tutti forse è vera, anzi, sicuramente è giusta. Quel colore è il male assoluto. Anche le sicurezze anagrafiche vengono messe in discussione e non rappresentano un porto sicuro, perché potrà anche esserci scritto che sei italiana su quel pezzo di carta, ma tu con quella pelle scura non lo sei, non lo puoi essere e basta.
Quali cambiamenti speri di vedere nel tuo settore in italia nei prossimi 5-10 anni ?
Il cambiamento lo voglio vedere nell’anno in corso, non tra 5 anni. Una redistribuzione equa delle opportunità basata unicamente sulla meritocrazia a prescindere da qualsiasi colore. E la semplice applicazione del buon senso da parte di chi pensa di arginare il flusso della multiculturalità, che è in corso ed irreversibile.
La multiculturalità è un elemento incontrovertibile del nostro DNA italiano, ed è proprio da questo comune denominatore meticcio che dovremmo ripartire. Siamo tutti meticci! Prima lo capiremo e lo accetteremo, e prima supereremo questo problema tutti insieme. L’Italia ad esempio è un crocevia e crogiolo culturale con pochissimi pari al mondo, questo significa che ha già in sé gli elementi per risolvere il problema della discriminazione, poiché essa stessa deve la sua ‘grande bellezza’ alla straordinaria stratificazione culturale di cui è figlia.