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Graditi ritorni: il secchiello

Graditi ritorni: il secchiello

Per me fa tanto anni 80’ e riunioni pomeridiane a scuola con le maestre. La mia mamma arrivava- mentre io ero in classe costretta al rientro - con il suo giubbino rosso e un secchiello nero lucido, all’epoca molto chic. Credo, anzi sono sicura che fosse, Coccinelle.

Il secchiello ha attraversato anche tutta la mia adolescenza, targata anni novanta, accompagnandosi ai mocassini e a degli improbabili maglioni di lana grossa, di cui ancora ho una vivida terribile memoria. E se mi credete esagerata, vi ricordo che vivo in campagna, dove le novità arrivano in ritardo. Poi, un bel giorno il sacco di pelle con la tracolla lunga, ma non lunghissima, e i laccetti che nel chiuderlo lo fanno gonfiare, è scomparso. I nostri, sono finiti in soffitta, per essere precisi. Nelle vetrine, invece, sono stati bruscamente sostituiti dai nuovi e più modaioli bauletti e dalle pratiche e più cittadine tracolle.

Nel tempo, forse solo quello aristo-snob di Louis Vuitton, si è salvato alla progressiva scomparsa della “specie”, riuscendo a salvare la “pelle” grazie a quel logo, che riuscirebbe ad impreziosire e rendere unico anche un rotolo di carta da cucina. Successo “personale” che credo abbia portato la maison a ripresentare quella vecchia hit, rivestita per l’occasione, questa primavera 2010, che si preannuncia nuovamente all’insegna del “sacchetto”.

Gironzolando un po’ per il web, sono giunta alla conclusione che le varianti su cui puntare sono due: il modello a cartella da scolaretta inglese di cui l’esempio più vivido è l’Alexa di Mulberry e quello a sacco vero e proprio, declinato in diverse varianti, dal pop-fluo di Vuitton a quello classico con coulisse di