Plastic heart, creative soul, cheap industry.
25 Novembre 2009
Croce e delizia di ogni fashion addict è avere accesso a un numero imprecisato di immagini e suggestioni commerciali, soprattutto quando il tuo budget shopping è limitato.
Per questo motivo la politica della Cheap Industry è vagamente “svedese”, realizzare pezzi originali disegnati da tre giovani creative, con un materiale ancora poco sfruttato nell’universo accessori come il plexiglass, mantenendo i prezzi bassi. Questa è la nostra sfida.
L'idea della Cheap Industry nasce come risposta ad un bisogno personale, ovvero la necessità irrefrenabile e spietata di arricchire il più possibile la nostra collezione di accessori.
Questo ci avvicina molto al nostro target di vendita, il tipico acquirente “Cheap” è una persona che nonostante la cara e amata ricerca di stile è a caccia di prezzi contenuti, proprio come facciamo noi durante le nostre spedizioni di shopping.
Valeria e Laura studiano Architettura, entrambe hanno lavorato come redattrici per "l'Agenda della Notte - Napoli" per la Iacobelli editore di Roma.
Laura l’ideatrice del progetto Cheap Industry, da anni stava cercando di mettere su questo “collettivo dello stile”, un pensiero venuto fuori durante una passeggiata berlinese di qualche tempo fa; ha da sempre creato accessori handmade sperimentando i più disparati materiali, è un'appassionata di design e decorazione d’interni.
Rossella è laureata all’Accademia di Belle Arti a Napoli, si interessa di arte, fotografia e di comunicazione in generale, ha lavorato come ricercatrice di stile, come costumista e adesso è iscritta ad un corso sulla Vetrinistica a Roma.
Venendo tutte e tre da mondi, gusti e immaginari diversi non è sempre semplice mantenere un punto di vista unitario, ma abbiamo fonti di ispirazioni e linee guida comuni.
Le nostre influenze spaziano dagli anni ’80, allo street style internazionale, ai favolosi ‘50, passando dai tesori vintage scovati nei mercatini (di cui siamo grandi appassionate), fino ad arrivare alla"bigiotteria" in plastica che avevamo da bambine.
Molto importante per capire le nostre creazioni è l’aspetto ludico, un accessorio che non è semplicemente decorazione, ma che diventa azione, gesto, espressione: nello specchio ritocchi il rossetto, con un anello mandi un messaggio al cosmo, con gli occhiali e i baffi giochi ad essere qualcun’altro.
Il processo creativo è totalmente corale, se ad una di noi viene in mente un’idea, la racconta al telefono all’altra che ne fa un bozzetto e lo passa tramite mail alla terza che lo rifinisce. Quindi è una sorta di telefono senza fili creativo, dove il risultato può essere diverso dall’idea di partenza, ma sicuramente più sentito perché sviluppato da tre menti affini.
La scelta del materiale, il plexiglass, è stata quasi casuale, ci piaceva la sua solidità e la forza cromatica delle sue superfici; le sue regole (spessore e consistenza) più che dei limiti ci servono per mantenere una coerenza stilistica. Vogliamo che i nostri oggetti siano lineari e semplici, quasi iconici.
Anche oggi continuiamo a stupirci delle infinite possibilità che abbiamo, ma probabilmente affiancheremo al plexiglass esperimenti con altri materiali e non escludiamo in futuro un’incursione nell’ambito dell’abbigliamento, magari sotto forma di collaborazione con brand già affermati.