I want a clochard coat!
21 Novembre 2009
Avete capito benissimo, sì clochard! Non siamo impazziti, né tanto meno abbiamo deciso di derubare un senza tetto, tranquilli! Ci riferiamo piuttosto ai cappotti che, con l’arrivo del freddo, cominciano ad intravedersi in strada. E proprio dalla strada, mai come in questo caso è d’obbligo dirlo, arriva l’ultima tendenza in materia, che non poteva non conquistarci.
La base è il necessario quanto intramontabile capo spalla, che questo anno pare proprio debba essere di almeno una taglia, se non due in più! Non è così semplice però, siamo ben oltre il tanto amato over-mood, perché non basta “sbagliare” la misura del capo, il taglio è fondamentale se si vuole ottenere un coat dall’aria clochard! Non esistono sagome, non esistono punti vita né proporzioni, la parola d’ordine è destrutturare colli abbondanti, lunghezze asimmetriche, bottoni maxi ma basic, se non addirittura zip in puro metallo. Fondamentale è poi la manica, semplicemente rigonfia o, nel migliore dei casi, un richiamo, più o meno fedele, all’antico effetto a Gigot (o, per noi comuni mortali, a prosciutto, con la tipica ampiezza che parte dalla spalla per poi stringersi sul gomito o all’altezza polso). Altra caratteristica fondamentale è il tessuto: non ci importa che voi scegliate una fra le mille declinazioni dei toni poor della iuta e del fango, o l’eccentrica alternativa del tweed o del patchwork, la parola d’ordine è lana spessa, calda e grezza, adatta ad affrontare temperature glaciali e lunghe notti all’aperto, nel passaggio da un club all’altro!
Certo è che il look da fashion clochard, continua a fare breccia nei cuori dei fashionisti devoti al nord european mood, che non rinunciano mai ad alternare proporzioni agli antipodi, capi femminili con capi maschili e, per l’inverno, accessori tricot o in lana cotta, come un lose hat in maglia che ben completa un outfit d’ispirazione decisamente street o il tipico alpine hat.
Grandi nomi della moda hanno adattato ed interpretato questa nuova tendenza in materia cappotti. Stiamo parlando di Rick Owens e dei suoi preziosissimi unisex overcoat, declinati in diverse fogge, dal classico panno nero, a metà strada tra il gotico ed il grunge, allo scamosciato corto dotato di un ampio hood. Fifth Avenue Shoe Repair, non rimane a guardare e propone, diverse versioni del nylon rigonfio o piumino che dir si voglia, tutte legate ad un mondo fatto di tagli volutamente imprecisi e vestibilità che ci ricordano più una cappa che un classico cappotto. Se poi si vuole proprio osare, Gareth Pugh ce ne dà l’occasione con una rivisitazione, quanto mai inerente, del capo spalla in questione, ricavato da comunissime garbage bags. Anche marchi easy ed accessibili, come la celeberrima Cheap Monday, il rifugio ideale di ogni shopaholic in periodo di ristrettezze, propone la sua versione del clochard coat dedicata al guardaroba maschile: un cappotto dal taglio triangolare, ampio sulla parte alta e stretto sul basso orlo, con maniche e taglio extralarge and loose, in un melange decisamente autunnale.
Pensate che sia il caso di misurarne uno? Beh non serve per forza trovare un negozio che li abbia inclusi nel suo campionario corrente, perchè il bello del cappotto clochard, come recita la sua ispirazione, è che viene proprio dalla strada e quindi perché non scovare un second hand coat che faccia al caso nostro?
Ecco fatto….l’ennesima scusa per un acquisto vintage, ahimè!