The Evolution of Visible Air
A look inside the technology at the heart of Nike's royal family, Air Max
12 Marzo 2015
C'era una volta - e con "una volta" intendiamo precisamente il 1985 - David Forland, il Director of Cuschioning Innovation di Nike.
L'aria era per David un vero e proprio chiodo fisso - da analizzare e sperimentare minuziosamente. Il suo intento principale era quello di conferire a qualsiasi acquirente Nike la percezione sensoriale di una passeggiata tra le nuvole. Progetto troppo ambizioso?
Assolutamente non per Forland: studio dopo studio, infatti, nel 1987 fu in grado di sviluppare il primissimo prototipo di tecnologia visibile Nike Air: la Nike Air Max 1, creata con il designer di Tinker Hatfied. Questo orgoglioso momento fece da spartiacque nella storia delle sneaker: alla Nike Air Max 1 succedettero moltissimi altri modelli, tutti creati sviluppando la sua tecnologia base.
Nel 1990, ecco quindi nascere la Air Max 90, un tempo chiamata "Rosso Splendente", una leggenda protrattasi sino ai giorni nostri.
I problemi iniziarono però a presentarsi nel 1991: come inserire più Air in una scarpa da running? La risposta si concretizzò nella creazione della Air Max 180, un'innovativa sneaker che presentava 180 gradi di ammortizzazione visibile sotto l'intersuola.
“La Air max 180 è stata una delle più difficili sneakers Air Max di sempre da realizzare,” ricorda Forland.
Sia Air Max 1 che Air Max 90 e Air Max 180 erano accomunate dalle unità di Air non visibili direttamente ed inglobate nella suola.
Per rendere il tutto meno discreto, venne messo a punto un nuovo metodo di costruzione della Air-Sole detto "a soffiaggio" - impiegato per la prima volta sulla Air Max 93 - che permetteva di creare spazio necessario per 270 gradi di Air. Questa tecnica consentì la realizzazione di forme di Air-Sole in 3D che non dipendevano direttamente dalla pressione dell’aria.
L'innovazione fu ripresa due anni più tardi per l'ideazione della Air Max 95, uno dei primi modelli a presentare aria visibile nella parte anteriore della suola. La AM95 si ispirava all'anatomia umana: con un po' di immaginazione non è complicato intuire la presenza di spina dorsale, costole e tendini ad attraversare la scarpa.
1997: lo sviluppo dell'Air-Sole è un meccanismo inarrestabile. Fino a pochi anni prima, la creazione di un'unità interconnessa di tallone e avanpiede sarebbe parsa una completa utopia, ma la Air Max 97 fu un esempio incredibile di tecnica e progresso.
Ok, il concetto di Air a tutta lunghezza era stato decisamente sbloccato. Quindi Nike iniziò a focalizzarsi su altre forme di ammortizzazione tra le quali spiccava la Tuned Air. Questo impiego innovativo del sistema di ammortizzazione ad aria fu presentato per la prima volta nel 1999 con la Air Max Plus e fu una delle prime anticipazioni del concetto che si sarebbe presto evoluto nella Nike Shox.
Il passo successivo? Rimuovere completamente la schiuma dal processo di costruzione della scarpa. In realtà, il team di Forland era parecchio lungimirante: stava già sperimentando da anni una tecnologia Caged Air in sostituzione alla schiuma stessa. Solo nel 2006 si riuscì però a mettere in pratica tutto ciò, dando vita alla Air Max 360 - con unità Air termoformata e tomaia traforata al laser.
L'obiettivo iniziale era stato totalmente raggiunto: Forland era stato in grado, anno dopo anno - sneaker dopo sneaker, di donare ad ogni Nike-addicted la sensazione di fluttuare nell'aria semplicemente indossando un paio di scarpe da ginnastica.
Chiaramente i successi raggiunti non arrestarono l'espandersi della famiglia Air Max: l'attenzione venne ben presto spostata dall'eliminazione della schiuma al miglioramento della flessibilità della calzatura. Grazie ad un complesso sistema di costruzione tubolare si riuscì a conferire elasticità alla suola della nuovissima Air Max 2015, l'ultima chicca di casa Nike Air Max.
“Ricordo la prima unità Air-Sole realizzata a soffiaggio. Abbiamo lavorato duramente su di essa e non avevamo idea se la gente la avrebbe apprezzata,” afferma Forland. “ Ricordo che mi trovavo in aeroporto nel momento in cui la prima sneaker Air Max veniva lanciata e stavo telefonando a un tecnico in laboratorio quando qualcuno camminò accanto a me indossandone un paio. Lo fissai mentre ero alla cabina telefonica e dissi, ‘Qualcuno le ha comprate. Le vedo andare su e giù proprio in questo istante.’ Grande rischio, maggiore la ricompensa. Per Air Max è andata proprio così”.
La morale? L'innovazione non arriva mai senza prendersi dei rischi.
E vissero tutti felici e fluttuanti.