L’importanza della moda in un Museo del Design
Ne abbiamo parlato con Marco Sammicheli, direttore del Museo del Design Italiano di Triennale Milano
06 Dicembre 2024
Il rapporto tra moda e design è sempre stato una costante nella storia culturale italiana, ma a Milano, da sempre crocevia di creatività e innovazione, questa connessione ha trovato un nuovo spazio d’espressione con l’inaugurazione del Dipartimento Moda della Triennale. Marco Sammicheli, direttore del Museo del Design Italiano e figura centrale in questo progetto, racconta come l’istituzione abbia deciso di abbracciare un ambito tanto vasto quanto cross-settoriale, costruendo un dialogo che attraversa epoche, materiali e linguaggi. «Triennale è una grande istituzione pubblica italiana e internazionale. Da quasi cento anni è la casa di molte discipline perché, per statuto e per tradizione, ha sempre ospitato l'espressione contemporanea che vive di multidisciplinarietà», ci ha detto Sammicheli - una visione che si riflette pienamente nel nuovo Dipartimento, che non intende semplicemente celebrare la moda come fenomeno estetico, ma esplorarne le «interferenze» con altri ambiti culturali, come il design, l’illustrazione e persino la nautica. È una scelta che nasce dal riconoscimento del legame profondo tra queste discipline, un legame che a Milano è più vivo che mai. La prima manifestazione concreta di questo approccio è la mostra Forme Mobili, «il cui allestimento è stato appositamente ideato da Luca Stoppini, consulente scientifico del Dipartimento Moda di Triennale Milano», e in cui «gli oggetti della collezione permanente di Triennale sono stati raggruppati in dieci sezioni tematiche che vogliono rappresentare delle costanti nella storia del design italiano come ad esempio il legame con la meccanica del corpo, l’ispirazione dell’arte e i rapporti coi saperi artigiani, il ruolo e la tradizione del disegno».
La chiave di volta dell’esposizione è dimostrare la multidisciplinarietà e permeabilità delle diverse discipline: «Il movimento è quello di un abito addosso al corpo, e allo stesso tempo quello di un abitacolo, di un veicolo, ma anche di un'abitudine sociale che si trasforma», spiega Sammicheli, per cui il dinamismo è il filo conduttore di questa narrazione. Nella mostra la moda ha comunque un ruolo da vera protagonista con abiti di Versace, Alaïa e Comme des Garçons accanto a oggetti che incarnano il genio del design italiano, creando un dialogo visivo e concettuale che vuole esplorare la fondamentale sinergia tra settori grazie alla quale «il design dialoga con tre nuovi ambiti di ricerca e divulgazione: la moda sulla base di assonanze compositive tra forme, materiali, periodi storici e idee progettuali; la nautica, rappresentata da disegni e modelli, e l’illustrazione, che include progetti legati alla satira, al disegno per riviste e giornali e alla grafica d’autore». Ma il lavoro del nuovo Dipartimento Moda non si limita alle esposizioni. Uno dei suoi obiettivi fondamentali è anche costruire un ponte tra l’istituzione e il mondo accademico, coinvolgendo scuole come NABA, Politecnico e Marangoni. «Il rapporto con le scuole sarà molto attivo. Lo è già con gli studenti che scelgono la nostra istituzione per convegni, giornate di studi o visite alle mostre. Il Dipartimento Moda rafforzerà questi rapporti e realizzerà progetti che intreccino la formazione sul campo con quella che avviene nelle aule universitarie», spiega Sammicheli, che ha sottolineato l’importanza di creare «un progetto di formazione integrata che includerà professionisti, aziende e studenti in percorsi dedicati alle professioni attive lungo le filiere del tessile, della confezione».
Un aspetto particolarmente interessante del progetto è l’attenzione tanto ai grandi archivi quanto ai nuovi talenti. Per Sammicheli, non bisogna solo celebrare il passato glorioso della moda italiana, ma porlo in un rapporto di continuità con il presente e con il futuro. «A noi interessa la forza viva e generativa della moda italiana e della moda che si disegna, produce ed espone a Milano. Per cui, tanto i talenti emergenti quanto gli archivi dei grandi marchi sono al centro del nostro lavoro», ha detto, «che sia la presentazione di una monografia celebrativa di un marchio oppure la volontà di raccontare con altre attività giovani o grandi marchi, quello che ci interessa non ha una scala di preferenze». Ma forse una delle parti più interessanti di un palinsesto «già in piena attività» sono le connessioni aperte con le istituzioni già presenti sul territorio e specialmente «con tutti i partner che hanno già scelto di lavorare con noi per il nuovo allestimento di Forme Mobili: dal Centro Ricerca Gianfranco Ferré alla Fondazione Sozzani, per non parlare di tutti i marchi che hanno donato o prestato in comodato a lungo termine gli abiti che sono esposti in museo». Un punto su cui il direttore si è concentrato, però, è che «la cultura della moda era già presente nei programmi e nelle ricerche di Triennale. Abbiamo acquisito l'archivio e le corrispondenze, i taccuini e la biblioteca della giornalista di moda Giusi Ferré, abbiamo il fondo Nanni Strada e il fondo Carla Crosta». Ovviamente, l’inaugurazione dell’iniziativa ha portato la comunità della moda a chiedersi come mai proprio a Milano manchi ancora un Museo della Moda nazionale, un’assenza che il nuovo Dipartimento non pretende di colmare (l’intera storia della moda italiana è davvero qualcosa di enorme e complesso non solo da narrare ma mettere insieme) ma affrontare da una prospettiva diversa: «Le attività legate al mondo della moda che Triennale ha inaugurato non colmano una lacuna e non si sostituiscono al Museo della Moda. Sono ricerche che affrontano la moda dal punto di vista del Museo del Design Italiano, raccontando come queste industrie e studi creativi abbiano sintetizzato uno stile di vita, accompagnando l'evoluzione dei comportamenti», precisa Sammicheli.
È un progetto ambizioso, che non vuole solo esporre abiti o oggetti, ma approfondire il loro impatto sulla cultura e sulla società. Come successo per Forme Mobili, dove «insieme a Luca Stoppini abbiamo scelto di mettere in dialogo discipline legate alla progettazione, oggi sempre più interconnesse nei contenuti, nei messaggi, nei principi ispiratori e nelle pratiche produttive, con l’intento di indagare il legame tra design e movimento nel tempo». Con il Dipartimento Moda, Triennale Milano porterà sempre più vicino il pubblico alla storia della moda, parlando tanto agli esperti quanto profani e soprattutto dimostrando che la moda non esiste in una bolla a sé stante ma sia in grado di dialogare tanto con le altre discipline accomunabili sotto la nozione più ampia di design quanto con la dimensione culturale dei cittadini. Un racconto che, come la moda stessa, è in continuo movimento. «Come ama dire il Presidente Stefano Boeri», conclude Sammicheli, «occupandoci di multidisciplinarietà, noi siamo la casa delle interferenze e le interferenze tra il mondo del design, il mondo dell'arredo e il mondo della moda sono all'ordine del giorno».