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La collaborazione tra Louis Vuitton e Takashi Murakami sta per tornare

Nel 2025, la maison tornerà a produrre le borse che hanno segnato l'estetica y2K

La collaborazione tra Louis Vuitton e Takashi Murakami sta per tornare  Nel 2025, la maison tornerà a produrre le borse che hanno segnato l'estetica y2K

La collaborazione tra Louis Vuitton e il celebre artista giapponese Takashi Murakami, avviata nel 2002 quando la maison era sotto la direzione creativa di Marc Jacobs, è una delle partnership meglio riuscite nella storia della moda. Non solo ha ridefinito il concetto di lusso, ma ha segnato profondamente l'estetica e la cultura del primo decennio degli anni 2000. Al tempo Marc Jacobs era determinato a modernizzare il brand, così decise di esplorare nuove frontiere attraverso l’arte. Il designer scoprì Takashi Murakami durante una mostra dedicata alla Cartier Foundation for Contemporary Art di Parigi. Fu in quel contesto che nacque l’idea di una collaborazione con l’artista giapponese, noto per la sua capacità di mescolare elementi della tradizione giapponese con l’estetica pop contemporanea. «Era il momento di fare qualcosa di radicalmente nuovo,» dichiarò Jacobs in un'intervista. «Volevamo portare l'arte nella moda in un modo mai visto prima.» Murakami accettò la sfida, reinterpretando il monogramma LV con il suo stile distintivo e dando vita a una serie di collezioni che esploravano mondi colorati, fantasiosi e irriverenti. A circa vent'anni dalla prima uscita, ieri Louis Vuitton ha annunciato su Instagram che la collaborazione con Takashi Murakami tornerà in vendita nelle boutique del brand a partire dal primo gennaio 2025, con una re-edition dedicata a tutti i fan delle iconiche borse. 

La prima collezione frutto della collaborazione tra Murakami e Jacobs fu chiamata Monogram Multicolor e debuttò, nel 2003,  il classico logo LV reinterpretato in una palette da trentatrè colori su sfondo bianco o nero. Fu un successo immediato: le nuove borse di Vuitton diventarono uno status symbol e furono in grado di distaccare la maison dall'immaginario tradizionale del monogramma marrone (più riconducibile a una classe borghese e bon ton), attirando finalmente l'attenzione dei clienti più giovani. Il successo globale della collab arrivò grazie all'endorsement di it-girl come Paris Hilton, Lindsay Lohan e Jessica Simpson, che sfoggiavano i design di Murakami ovunque in look che presentavano una nuova idea di lusso, meno tradizionale. Gli accessori realizzati da Jacobs e Murakami rispondevano esattamente alle necessità e alle voglie delle nuove generazioni del tempo, che idolatravano il kitsch sofisticato e cercavano alta moda "accesibile". Le collezioni successive a Monogram Multicolor, come la romantica Cherry Blossom (2003), la giocosa Panda(2004) e l’eccentrica Cerises (2005), consolidarono il successo del sodalizio tra il designer e l'artista. Le borse di Vuitton non erano più solo oggetti di moda, ma vere e proprie opere d'arte indossabili. L'ottima risposta dei consumatori di tutto il mondo portò a un notevole aumento del fatturato già dal primo anno: secondo quanto riportato da WWD nel 2003, le vendite delle borse di Murakami avrebbero raggiunto almeno $345 milioni quell'anno, circa il 10% del fatturato totale della maison. La diffusione globale fu favorita dalla strategia marketing innovativa di Louis Vuitton, che decise di collaborare con icone della cultura pop per pubblicizzare la collaborazione vent'anni prima che il giro degli ambassador di lusso come lo conosciamo oggi diventasse un mercato a sé. 

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Le borse di Murakami divennero oggetti di culto non solo tra le it-girl del tempo ma anche tra i consumatori più giovani, attratti dal mix di esclusività e accessibilità percepita. I primi anni duemila sono ricordati tutt'ora come un'epoca fatta di frivolezze, di estremi eccessi, di Bentley rosa, di occhiali da sole giganti, di jeans a vita bassissima e di tute Juicy Couture. L'uso di colori vivaci su un monogram iconico come quello di Louis Vuitton, così come  il richiamo alla cultura pop giapponese e il design simpatico delle borse, riflettevano esattamente il desiderio delle nuove generazioni di esprimere individualità e ottimismo. “Semplicemente” cambiando il colore del monogramma, il pubblico più giovane si sentì accolto dalla moda di lusso, mentre Louis Vuitton, dall'altro lato, riuscì ad aggiungere al proprio target una grande, nuova fetta di consumatori. Quando la collaborazione si concluse, nel 2015, gli articoli divennero immediatamente oggetti da collezione, venduti a prezzi altissimi su piattaforme di second-hand di lusso. Il loro ritorno, annunciato per gennaio 2025 attraverso il lancio di 3-4 drop, rappresenta sicuramente una mossa commerciale sensata per la maison francese. Non è difficile prevedere il sold-out immediato, basti pensare alla recente collaborazione con l’artista giapponese Yayoi Kusama, avvenuta per celebrare un altro anniversario di collaborazione con Louis Vuitton.  Tuttavia, la tendenza a riciclare il passato solleva interrogativi sulla creatività dell’industria odierna: se, da un lato, riscoprire l’archivio storico può essere un’operazione nostalgica e strategica, dall’altro rivela una certa stagnazione creativa da parte dei brand, dove l’innovazione è spesso subordinata alla ripetizione di successi passati. Detto questo, non vediamo l'ora di scoprire la re-edition della Monogram Multicolor, per viaggiare indietro nel tempo a quando Paris Hilton era sulle cover di tutte le riviste.