«Rimani fedele a te stesso», intervista a Xander Zhou
Il designer cinese racconta la nascita della sua ultima collezione ANACHROTALE
12 Novembre 2024
Per anni, i fashion insiders europei hanno guardato alla Cina come un enorme mercato del lusso e un eccezionale polo produttivo per numerosi brand, ignorando quasi del tutto l’ecosistema di designer e brand che si trovavano lì dall'inizio. A Shanghai, ad esempio, c’è una fashion week dal 2001 ma è solo di recente che le sue sfilate sono apparse nel nostro feed di Instagram entrando nella fashion bubble europea. Ed è così che in Europa hanno iniziato a circolare i nomi di numerosi designer e brand – tra cui quello di Xander Zhou. Fondato nel 2007, il brand eponimo di Zhou è considerato oggi uno dei nomi di punta di un’intera generazione di designer, oltre che uno degli hot tickets della Shanghai Fashion Week. Celebre per il suo storytelling concettuale e fantasioso e per le sue silhouette sperimentali, il lavoro di Zhou è frutto di una formazione che mescola il design industriale alla moda. La sua ascesa come designer è stata plasmata non solo dal suo talento creativo ma anche dalla sua visione strategica delle dinamiche di mercato. Il suo lavoro iniziale di consulente che lo ha portato a stabilire connessioni tra brand cinesi e partner internazionali «è stato un percorso di apprendimento dove ho imparato a padroneggiare le basi del mestiere», ha detto quando abbiamo parlato con lui all’indomani del suo ultimo show SS25, intitolato ANACHRONOTALE. «Mi ha permesso di comprendere meglio l'intero settore, compreso il processo di collaborazione con i marchi cinesi. Ho anche imparato di più sul funzionamento della catena di approvvigionamento e del mercato nazionale, cosa che non si può imparare solo gestendo il proprio marchio». Tutto un know-how che è stato essenziale sia per lo sviluppo del proprio brand che per la messa a terra della propria visione: per poter sbrigliare la fantasia insomma serve una solida base di praticità. «Non importa quanto fantasioso sia il mio marchio, sono una persona a cui piace fare le cose in modo logico e basato sui fatti», ci ha detto.
Nella sua collezione SS25 è dominante la fusione della sartoria tradizionale con un’estetica tecnologica dal sapore cyber-punk frutto di una prospettiva unica nell'affrontare la costruzione dei capi e la selezione dei materiali ma anche di una comprensione ingegneristica della sartoria. «La mia formazione mista mi permette di pensare al di fuori degli schemi del design di abbigliamento tradizionale e di considerare modi diversi per esprimermi», ci ha spiegato il designer. Per Zhou, l'abbigliamento non è solo un mezzo per seguire le tendenze, ma una tela su cui l'innovazione strutturale incontra l'espressione artistica. Questa base gli ha permesso di ampliare la gamma di materiali e design, offrendogli una capacità impareggiabile di reinventare le silhouette tradizionali attraverso mezzi inaspettati. Non è futurismo fine a se stesso ma il desiderio di trovare un punto d’innesto in cui l’innovazione tecnologica diventi anche estetica: un processo che in questa collezione era evidente nella rielaborazione vagamente sci-fi del trench che, come spiegato dal designer nelle sue estese note alla collezione, vuole far proseguire la iniziale sua vocazione tecnico-militare nelle trincee per portarla nel lifestyle e immaginarne addirittura un futuro. «Spesso creo entità virtuali, mondi virtuali, elementi alieni e atmosfere fantascientifiche. Mi piacciono questi temi surreali, ma li uso per esprimere il mio vero io interiore. [...] Cerco di esprimere i cambiamenti che sono avvenuti dentro di me tra una stagione e l'altra nel modo più autentico possibile, in modo che i look finali riflettano il più precisamente possibile ciò che ho in mente».
Non bisogna credere però che, per Zhou, i mondi surreali che continua a evocare siano necessariamente lontani dall’artigianato di cui il resto dei brand di moda normalmente si vantano. «Mi piacciono i materiali e le tecniche high-tech, così come i materiali e le tecniche tradizionali. Per me, combinare i due offre più possibilità per esprimermi attraverso i miei design. Ad esempio, le code meccaniche della mia precedente collezione assomigliano molto a stampe in 3D, ma se si osservano da vicino, si nota che sono tutti segmenti di pelle fatti a mano, utilizzando la più tradizionale lavorazione del cuoio per ottenere un senso di tecnologia. Mi piace questo senso di contrasto visivo e mi piace rompere i preconcetti delle persone su molte cose a prima vista. I diversi effetti e sensazioni di un oggetto quando lo si guarda da lontano e da vicino sono molto importanti per i miei progetti», ha detto Zhou che in questa collezione ha sperimentato con appliqué meccaniche, texture metalizzate e silhouette decostruite applicate ai costumi storici della commedia dell’arte e del balletto ma anche a capi come lo shako ungherese, maniche a sbuffo ispirate a Luigi XIV, armature da torneo e poulaianes medievali. Una rievocazione storica che trasforma le forme del passato in altrettanti elementi di styling come una versione invertita del jabot settecentesco che diventa un guanto, fusioni di maniche a sbuffo e poet sleeves byroniane, riproduzioni sul tessuto delle classiche medaglie militari ottocentesche. Ma la sua filosofia va oltre le rigide nozioni di influenza culturale. «Di solito non distinguo particolarmente se si tratta di cultura orientale o occidentale» osserva il designer. «Il motivo è che voglio spalancare le finestre e abbandonare le percezioni radicate, obsolete e stereotipate. Mi piace sperimentare la vita in modi diversi. Credo che sfruttare al meglio la vita significhi sperimentare il maggior numero possibile di vite diverse prima di lasciare questo mondo, vedere luoghi diversi, in modo che il personaggio del gioco che vi è stato assegnato in questa vita possa accumulare il maggior numero possibile di punti esperienza».
Per Zhou, il design di moda va oltre la semplice creazione di capi; è una forma di narrazione. «Il nostro marchio non ha mai avuto una cosiddetta strategia. Abbiamo sempre insistito nel esprimere ciò che vogliamo esprimere», dice. «Il design di moda è in realtà un mezzo attraverso cui posso visualizzare rapidamente e direttamente un mondo come lo vedo io. Ogni stagione, mi collego prima al concetto che voglio esprimere e poi aggiungo gli abiti e i personaggi giusti per completare l'intera storia. Per me è più simile a un progetto artistico, a un film o a qualsiasi altro modo di esprimermi. Penso che questo sia ciò che risuona con il pubblico che ci apprezza». E queste narrazioni spesso si costruiscono l'una sull'altra, creando una rete di temi interconnessi. A volte, l'attenzione è rivolta a una visione macroscopica di un universo parallelo; altre volte, si concentra sull'evoluzione di un singolo personaggio. Questo mix di narrazione orizzontale e verticale fa sì che «gli stessi “abiti” che compaiono in ogni collezione non sono vincolati alle tendenze della moda». Nel caso di ANACHRONOTALE, che riprende elementi teatrali storici europei come il ballet de cour e la commedia dell’arte tutto era nuovo. «Questo è un tema che non ho mai utilizzato prima e mi piace decostruire i temi che non ho mai utilizzato a modo mio» ci ha detto. «Mi piace decostruire temi che non ho ancora utilizzato a modo mio. Voglio vedere come il mio modo di procedere può rimodellare un argomento con cui tutti hanno già una certa familiarità, per dissipare le percezioni radicate delle persone su questi concetti. Prima di iniziare a lavorare a questa collezione, pensavo di realizzare una versione fantascientifica di racconti per bambini come “Alice nel paese delle meraviglie”. Questa è rimasta l'idea di base».
La parte interessante, comunque, specialmente per lo spettatore occidentale, è che la collezione non dipende di fatto dai trend ma si sviluppa a partire da un'idea autonoma ed dunque dotata di una propria statura indipendente. «Stiamo esplorando diverse possibilità per ricombinare gli elementi. Renderli familiari ma nuovi», spiega. «È il surrealismo della realtà che vogliamo sempre esprimere nei nostri progetti». Un esempio notevole è il trattamento del motivo a rombi arlecchino, tradizionalmente associato ai personaggi comici della commedia dell’arte. Invertendo e riconfigurando le forme dei rombi, Zhou ha creato motivi geometrici, ha reimmaginato colletti e polsini astraendoli in forme geometriche moderne che mantengono un cenno giocoso alle loro radici storiche. «All'inizio, il mio punto di partenza era: come possono questi elementi 'ornamentali' perdere il loro senso di 'ornamentazione'? Dovevamo tradurli nel vocabolario di XANDER ZHOU». Al centro di ANACHRONOTALE, c’è un'esplorazione dell'equilibrio tra l'eleganza e il grottesco—un tema riflesso nelle silhouette drammatiche e nei dettagli intricati della collezione. Le punte delle poulaines, ad esempio, richiamano le calzature medievali europee con curve esagerate, simboleggiando sia status che assurdità. Zhou amplifica questo contrasto incorporando motivi di fantascienza, creando una collezione che oscilla tra riverenza storica e fantasia futuristica.