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A che punto siamo con la Shanghai Fashion Week?

New York, Londra, Milano, Parigi e…

A che punto siamo con la Shanghai Fashion Week? New York, Londra, Milano, Parigi e…

Nel calendario della moda, la Shanghai Fashion Week arriva sempre poco dopo le Big 4, segnando la crescita costante della città cinese nel panorama internazionale. La SHFW per la stagione SS25 si estende per 10 giorni, dal 9 al 19 ottobre, e propone un mix quasi perfetto di nomi locali e internazionali. Dai talenti di casa come Mark Gong e Shushu/Tong, fino agli spettacoli globali di Moncler e la chiusura di Vivienne Westwood, quest’anno la Shanghai Fashion Week vanta oltre il 50% di espositori internazionali, che secondo CGTN esplorano attivamente le opportunità del mercato cinese. Questo dato, in costante crescita, sottolinea ulteriormente l’importanza di Shanghai come attore cruciale nel mercato globale della moda. Brand come Prada, Chanel, Gucci e Dior hanno scelto a più riprese la città dell’Est Cina per sfilate off-season e collezioni Resort. Tuttavia, dopo la pandemia di Covid-19, Shanghai ha affrontato più difficoltà rispetto ad altre capitali della moda, riprendendo a organizzare la fashion week in presenza solo nel tardo 2022. Shanghai potrebbe essere il ponte ideale tra Oriente e Occidente nel mondo della moda, ma attualmente si trova al centro di tensioni protezionistiche. Da un lato, in Cina si assiste al fenomeno del “luxury shame”, dove i consumatori mostrano reticenza nell’ostentare beni di lusso a causa di pressioni sociali ed economiche. Una crisi che ha colpito tutto il mondo del lusso, persino LVMH che, secondo recenti dichiarazioni, ha registrato un calo del 4,4% nelle entrate, attribuito in parte al deprezzamento dello yen in Giappone e alle instabilità dei VIC cinesi. Dall’altro lato, l’Occidente sta imponendo restrizioni al commercio di beni cinesi: l’Unione Europea, ad esempio, ha introdotto misure più rigide sulle importazioni dalla Cina, imponendo tariffe elevate sull’importazione di auto elettriche prodotte a Pechino. In un contesto del genere, riuscirà la Shanghai Fashion Week a dimostrarsi catalizzatore di cambiamento nel mondo della moda?

Dopo una fashion season alquanto tiepida tra tutte e quattro le principali settimane della moda, la presenza di innovazione e novità della SHFW potrebbe riuscire a consolidare il ruolo della città cinese nella mappa globale della moda. Uno dei grandi trionfi che Shanghai è riuscito ad aggiudicarsi rispetto a tutte le altre fashion week fuori calendario è la presenza, in continua crescita, di brand internazionali sulle passerelle delle città. Quest’anno nei nomi della programmazione ufficiale troviamo lo show Moncler Genius, la sfilata di Vivienne Westwood, la presentazione della collab tra H&M e il brand locale Garçons by Garçons e l’evento Hives alla galleria Fotografiska firmato Harrods. Allo stesso tempo, molti insiders si preoccupano del fatto che la presenza di grandi brand internazionali possa eclissare i debutti di molti designer emergenti. Se a Parigi sfilano solo i colossi dell’industria ed a Copenhagen e Berlino c’è una concentrazione di nuovi nomi, Shanghai sta cercando il binomio perfetto. Già questa stagione, brand locali come Mark Gong e Shushu/Tong sono riusciti ad uscire dalla bolla mediatica di Xiao Hong Shu (l'Instagram cinese) e hanno trovato grande viralità sulle piattaforme social occidentali. Soprattutto Mark Gong, che in passato era stato riconosciuto per aver vestito svariate idol coreane, come i membri delle Blackpink, per questa stagione è stato riconosciuto per aver immerso la sua collezione SS25 nell’immaginario di Sex & The City, dedicando l’intera sfilata al personaggio di Charlotte York.  

La complicazione principale della crescita dei brand cinesi è la reperibilità nella distribuzione. Nonostante l’interesse da parte dell’occidente stia crescendo sempre di più, la maggior parte dei brand non hanno e-commerce a cui appoggiarsi per il retail internazionale. Tra i brand locali che sono riusciti a pervadere il mercato dell’Occidente c’è Shushu/Tong, che grazie alla partnership pluriennale con Dover Street Market, è riuscito a farsi strada negli armadi di star come Olivia Rodrigo e Dua Lipa. Similmente Susan Fang è riuscita a portare il suo brand verso il successo mainstream occidentale tramite collaborazioni con Victoria’s Secret, Nike e & Other Stories. In questo contesto, la scelta della piattaforma e-commerce giusta diventa cruciale per crescere e conquistare mercati più ampi. Come sottolinea Laura Ewing, ricercatrice di Trends & Insights, trovare una piattaforma che rispecchi l’identità del marchio e si rivolga al giusto target di riferimento può fare la differenza tra rimanere confinati in nicchie limitate o espandersi in modo strategico. La ricerca diventa quindi uno strumento chiave per i designer che ambiscono a entrare in contatto con un pubblico più vasto, identificando quelle piattaforme che offrono non solo visibilità, ma anche una connessione autentica con il proprio consumatore ideale. 

Il concept, ovvero il tema centrale che sostiene l’identità del brand e delle sue collezioni, rimane un elemento fondamentale per i marchi cinesi. Mentre un tempo questo aspetto era parte integrante delle passerelle di New York, Londra, Parigi e Milano, negli anni l’importanza artistica dei brand occidentali è andata diminuendo, spesso sacrificata in favore dei risultati di vendita. In Occidente, forse gli unici designer che riescono ancora a suscitare forti emozioni attraverso le loro collezioni sono quelli che mettono al primo posto la propria identità creativa, costruendo un marchio intorno alla loro visione personale. In Cina, questa tradizione è ancora fortemente radicata. Designer come Xander Zhou e Susan Fang si distinguono per la forte visione creativa che permea le loro collezioni. Xander Zhou esplora l’eleganza della teatralità maschile, presentando sfilate che fondono moda e performance artistica. Le sue collezioni richiamano l’epoca d’oro degli anni ’90 e 2000, quando stilisti come Alexander McQueen e John Galliano per Dior rivoluzionavano le passerelle con spettacoli tematici e provocatori. Susan Fang, invece, costruisce il suo immaginario su un mondo onirico e ultra-femminile. Le sue creazioni sono caratterizzate da tessuti leggeri, dettagli intricati e una palette cromatica vibrante. Questo approccio distintivo offre una ventata di novità in un panorama occidentale dove le fashion week principali spesso propongono collezioni simili tra loro. La forte identità concettuale dei brand cinesi potrebbe attrarre un pubblico internazionale alla ricerca di originalità e autenticità, aprendo nuove opportunità nel mercato globale.

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Una città che incarna un dialogo continuo tra tradizione e innovazione, ben visibile sulle due sponde del fiume Huangpu: da una parte il Bund, simbolo delle occupazioni europee del XX secolo, e dall’altra il quartiere finanziario di Pudong, con il suo skyline iconico di grattacieli. Shanghai rappresenta così, sotto molti punti di vista, un ponte ideale tra Oriente e Occidente, in particolare nel mondo del lusso. La crisi del lusso in Cina e l’ondata di protezionismo verso il mercato cinese in Europa sono grandi ostacoli sia per i brand che hanno volontà e potenzialità di espandersi in Occidente, sia per le aziende occidentali interessate al mercato cinese. Questa doppia barriera limita le potenzialità di Shanghai come hub globale della moda. Allo stesso tempo, mai come quest’anno la SHFW sta riuscendo a far parlare di sé, uscendo dai circoli interni degli insider e penetrando la sfera mainstream. Forse i grandi venti di cambiamento del 2024 porteranno finalmente Shanghai tra le Big 4, ridefinendo gli equilibri nel panorama mondiale della moda.