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L’epoca d’oro dei micro influencer potrebbe essere già finita

In periodi di incertezza, i brand trovano riparo tra star e celebrity

L’epoca d’oro dei micro influencer potrebbe essere già finita  In periodi di incertezza, i brand trovano riparo tra star e celebrity

Per i micro influencer, la strada per il successo potrebbe essere un vicolo cieco. Se fino a poco tempo fa il loro futuro era roseo, poiché i brand avevano finalmente scoperto il potere di una community piccola ma coesa, adesso le stesse aziende che un tempo avevano accolto i cosiddetti micro influencer (chiamati così perché in genere hanno meno di 100mila follower) e i nano influencer (meno di 5mila) stanno facendo retrofront. Secondo un nuovo studio di Linqia sullo stato dei contenuti sponsorizzati, tra il 2023 e il 2024 il numero di brand che hanno scelto di lavorare con celebrity e mega influencer è cresciuto dal 30 al 40%, mentre l’interesse a lavorare con creator da meno di 500mila follower è diminuito dal 74% al 62%. Nello stesso anno, la categoria dei nano influencer ha subito una perdita di lavoro dal 37% al 28%. Secondo quanto riportato da Business Insider, i fattori che hanno contribuito ad allontanare i brand dai talenti digitali emergenti sono molteplici. 

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Una delle ragioni che ha spinto le aziende a tornare a lavorare con le celebrity e con le star potrebbe essere l’aumento dei costi di collaborazione con i micro influencer: il prezzo delle partnership con influencer che detengono meno di 100mila follower è aumentato fino al 20% dal 2023, riporta la ricerca di Linqia. In più, le app sono ormai sature di contenuti, perciò risulta difficile anche per i piccoli creator mantenere alto l’interesse dei propri follower. Fino all’anno scorso, erano proprio la convenienza e l’alto tasso di engagement le qualità che portavano i brand a scegliere influencer minori per pubblicizzare i propri prodotti, ma adesso l’autenticità dei micro content creator potrebbe non valere più la spesa. Concentrando le proprie energie su un minor numero di collaborazioni, focalizzate su una manciata di star ben affermate, le aziende riescono a raggiungere gli stessi obiettivi di engagement, riporta Linqia. Senza contare che le ultime campagne marketing capitanate da ambassador famosi sono state particolarmente azzeccate - come la simpatica comparsa dell’attore Micheal Cera per lo spot di CeraVe, brand per la cura della pelle o ancora gli innumerevoli annunci delle partnership tra i grandi brand di lusso e le k-pop star. Malgrado i limiti imposti dalla crisi e i cambiamenti di mercato, per i micro influencer non è detta l’ultima: secondo eMarketer, le aziende stanno mettendo a disposizione cifre sempre più alte per la produzione di contenuti sponsorizzati, un fondo che solo negli Stati Uniti potrebbe raggiungere gli 8 miliardi entro la fine dell’anno.