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La ultime letture "alla moda"

La fusione tra letteratura e fashion oltre il "librarian core" e la "dark academia"

La ultime letture alla moda La fusione tra letteratura e fashion oltre il librarian core e la dark academia

Recentemente, il legame tra moda e letteratura ha assunto un ruolo sempre più prominente. Eventi come le "reading hours" di Marc Jacobs, dove lo stilista si mostrava intento a leggere sui social, e collezioni come quella di Anna Sui, ispirata alle figure letterarie di Miss Marple e Virginia Woolf, dimostrano come la moda contemporanea sia fortemente influenzata dalla letteratura. La sfilata autunno/inverno 2024 di Anna Sui, organizzata nell’iconica libreria The Strand di New York, o la collezione Primavera/Estate 2024 di Valentino, con frasi tratte dal romanzo Una vita come tante di Hanya Yanagihara stampate sugli abiti, evidenziano la ricca relazione tra questi due mondi creativi, dove l’uno diventa strumento per esprimere visivamente il pensiero dell’altro. Inevitabilmente, questo dialogo ha alimentato una curiosità verso lo studio della moda come fenomeno culturale e storico. Tra i testi che hanno recentemente raggiunto gli scaffali delle librerie, ci sono tre nuovi libri che esplorano l'industria della moda americana, analizzando eventi storici e figure chiave che hanno contribuito a definire l'identità culturale degli Stati Uniti.

In American Fashion (edito da Bloomsbury) di Natalie Nudell prende in esame il famoso Fashion Calendar, un'agenda creata nel 1941 da Ruth Finley per documentare tutti gli eventi del settore della moda. È a Finley che va attribuita l’origine della New York Fashion Week. Prima che il Council of Fashion Designers of Americas acquisisse il calendario nel 2014, infatti, Finley era la sola responsabile della gestione delle collezioni presentate al pubblico americano. Nel suo libro, Nudell prosegue una ricerca cominciata già con il suo precedente documentario, Ruth Finley’s Fashion Calendar, dove la meticolosa cura di Finley diventava un vero e proprio archivio storico della moda americanaCome spiega Nudell, «nella cultura popolare, la "settimana della moda" è conosciuta come un momento in cui vengono presentate le proposte per la stagione successiva, il futuro della moda.» Finley, con il suo lavoro, ha documentato e accompagnato le novità e i cambiamenti del settore con una disponibilità d’ascolto che ha permesso l'inclusione di designer di ogni provenienza. E’ stato questo suo atteggiamento democratico ad aver contribuito alla preservazione della diversità propria della cultura statunitense per oltre 70 anni. Recentemente, i calendari curati da Finley sono stati digitalizzati, offrendo al pubblico decenni di archivio storico accessibili gratuitamente. In In American Fashion, Nudell esplora il valore aggiunto che la digitalizzazione di questa risorsa porta al mondo della moda, contribuendo a un dialogo storico sul costume americano.

@fashionconservatory The creator of the Fashion Calendar, Ruth Finley #ruthfinley #fashioncalendar #womeninfashion #fashionconservatory #fashcon Choking on Flowers - Fox Academy

E’ poi il turno di Empresses of Seventh Avenue (edito da St. Martin’s Publishing Group) di Nancy MacDonell, un libro che celebra le donne pioniere della moda americana che hanno contribuito a plasmare l'American Look. L’analisi comincia con la Seconda Guerra Mondiale, un momento cruciale per il distacco della moda americana dai canoni europei, dovuto all’embargo che bloccava l’arrivo delle geometrie provenienti dagli ambienti parigine. MacDonell ripercorre le origini dell’abbigliamento americano come lo conosciamo oggi, riscoprendo i primi segni del vestiario sportivo, l’introduzione di forme più morbide, con un’attenzione particolare alla loro funzionalità. Tra le figure femminili citate dall'autrice, spicca quello di Claire McCardell, una giovane designer impiegata presso l'azienda manifatturiera Townley Frocks sulla Seventh Avenue a Manhattan. McCardell ammirava la pragmaticità degli abiti maschili e criticava i corsetti femminili che rendevano difficile persino respirare. In un’intervista con lo scrittore Beryl Williams, McCardell si chiedeva «perché i vestiti da donna dovessero essere delicati; perché non potessero essere pratici e robusti, oltre che femminili.» Tra le sue innovazioni, si ricordano l’introduzione delle tasche negli abiti femminili e la creazione del celebre Monastic dress - un abito ampio e tagliato di sbieco, che offriva una maggiore elasticità e morbidezza. In Empresses of Seventh Avenue, affiancano McCardell altre donne influenti come l’editor di moda Diana Vreeland, la caporedattrice di Vogue nella prima metà del ‘900 Edna Woolman Chase, la prima editor di moda del The New York Times Virginia Pope, e Dorothy Shaver, la prima donna a capo di un’azienda manifatturiera multimilionaria. MacDonell dipinge un ritratto tutto al femminile, riportando alla luce la determinazione e la lungimiranza di un gruppo di donne senza le quali l’attuale industria della moda americana, dal valore di 500 miliardi di dollari, non esisterebbe. 

@hereinnyc Who misses shopping at Henri Bendel? #nyc #shopping #fashion #history #henribendel #learnontiktok #fifthavenue Classical Music - Classical Music

Infine, arriva in libreria anche Henri Bendel and the Worlds He Fashioned (edito da UL Press) di Tim Allis, un libro riconosciuto subito sia per il suo racconto affascinante che per le sue fotografie e illustrazioni. L’opera ripercorre la vita di Henri Bendel, l’uomo responsabile dell’introduzione della designer Gabrielle Bonheur “Coco” Chanel in America nel 1913, e narra l'ascesa e la caduta della sua storica boutique di moda newyorkese, chiusa nel 2019. Dopo l'apertura del suo primo negozio nel Greenwich Village nel 1896, Bendel si trasferì sulla 57esima strada, trasformando l’allora quartiere residenziale in quella che venna ribattezzata "Rue de la Paix newyorkese", un chiaro riferimento alla lussuosa via dello shopping parigina. Parigi, infatti, era per Bendel fulcro di ispirazione. Il famoso venditore parlava fluentemente francese e svolgeva un ruolo da importatore dei trend europei. Oltre a Chanel, tra i designer presentati al pubblico americano da Bendel c’era anche l’italiana Elsa Schiaparelli, che giunse in America nel 1916. E per coloro che non potevano viaggiare fino alla sua boutique nella Grande Mela, Bendel scrisse alcune delle prime fashion columns sui trend dell’abbigliamento femminile per i giornali. Henri Bendel and the Worlds He Fashioned vuole riconsegnare l’attenzione meritata a una figura essenziale nella storia della moda americana perché, come scrive Allis nel libro, Henri Bendel oggi è «un nome conosciuto da molti, ma un uomo conosciuto da pochi.»