Dries Van Noten dopo Dries
Il primo show dopo l’uscita del founder è una vera hit ma abbiamo delle note
26 Settembre 2024
Quando Dries Van Noten annunciò il suo addio alla moda lo scorso marzo, ci tenne a specificare che non sarebbe andato in pensione ma che sarebbe rimasto, come presidente del consiglio di amministrazione del brand, una presenza vicina al team di design che, in attesa della nomina di un nuovo direttore creativo, ha firmato collettivamente la collezione SS25 del brand presentata ieri a Parigi. Una sfilata molto attesa, dal cui esito molti volevano capire quanto bene il brand potesse sopravvivere senza il suo fondatore – la risposta è: molto bene. Non sappiamo bene quanta parte abbia avuto Van Noten nel supervisionare i lavori, o se ne abbia avuta alcuna, ma di certo il brand pare in buone mani per ora. Sicuramente questa collezione si situa nella traiettoria di maggiore conformità che ha caratterizzato le collezioni del brand dal 2022 in poi che, però, quando il founder era ancora presente erano più audaci nell’esplorare proporzioni e accostamenti più visionari mentre quella presentata oggi a Parigi, pur bellissima, appariva più lineare e disciplinata sul piano dello styling, priva delle ibridazioni, degli abbinamenti idiosincratici e delle proporzioni spesso alterate che davano al brand il suo acume avant-garde. Il che però non è per forza un male. Se ciò che definiamo acume avant-garde di Dries Van Noten è in parte venuto meno, è rimasto intatto il fondamentale romanticismo del brand, la vividezza di colori e stampe, quel senso di fantasioso esotismo e accostamento impensato. Insomma, il gusto del brand e del suo founder sono ancora una cosa sola, la sua assenza si percepisce nella maggiore comprensibilità dei look, che in passato apparivano più stratificati e architettonici.
Anche con questa maggiore semplicità, non mancano di certo cose da ammirare. Lo show si è aperto con un cappotto dalla fantasia pitonata realizzata attraverso la stampa di paillettes opache che è tornata con molta frequenza nella collezione, sia nel piping di diversi capispalla e specialmente nelle magnifiche borse che quest’anno si sono fatte grandi, strutturate e capienti, simili a messenger bag, e trovano proprio nella fantasia pitonata una nuova opulenza. Altra stampa dominante della collezione è stata quella dell’orchidea, presente sia sotto forma di striature colorate dai toni intensi che in una versione maculata e quasi astratta reinterpretata attraverso diversi colori e numerosi tagli di cui i più notevoli sono stati quelli dei capispalla: in primo luogo una sorta di trench lucido e trasparente che si anima di una luce fucsia, tra i pezzi migliori dello show; in secondo luogo nella giacca dal gigantesco bavero del penultimo look, che col suo colore grigio fa anche pensare a un motivo leopardato; e infine in una serie di altre giacche più corte che mescolano il maculato e il pitonato insieme. Un altro pezzo degno di nota è la gonna in seta ricoperta da un motivo a fiori ripetuto poi altrove nella collezione che si ripiega su se stessa alla vita in una basque (cioè una falda di tessuto che scende sulla vita) con incredibile nonchalanche, evocando quel senso di fasto vagamente decadente che ha fatto spesso accostare Dries Van Noten a Romeo Gigli. Impossibile poi non menzionare le giacche-camicie infilate dentro i pantaloni, le scarpe con tacchi curvi, i capi ricoperti di borchie sferiche e i due cappotti, uno smanicato e uno normale, di luminosa seta froissé o satin stropicciato dalla consistenza vivida.
Tra le note negative, invece, ci sono alcuni accostamenti di colore non perfettamente indovinati specialmente per quanto riguarda il pizzo arancione che emerge da certe scollature sotto forma di top-reggiseno semitrasparente, forse la nota meno convincente della collezione, e anche alcuni dei look più monocromatici, specialmente quelli beige e i due abiti a sacco che paiono più generici nella loro concezione. Altro aspetto che balza all’occhio è l’anormale presenza di borse oltre che uno styling che in certe occasioni sembra strizzare l’occhio a certi trend visti in numerose sfilate questa stagione (e ci riferiamo tanto agli orli in pizzo a contrasto adoperati da quasi tutti i brand di Kering e ai blazer abbinati gli short) dovuti forse alla volontà di espandere la portata del brand verso territori più giovanili del solito. Un certo completo color rosa pallido e decorato da una tenue fantasia floreale i cui due pezzi sono apparsi separati su due look diversi invece sembra inutilmente pesante oltre che troppo grande per la modella che lo indossa. Ma è chiaro che, andato via Van Noten, qualcosa del brand sarebbe cambiato. Certamente, per il futuro, la strada migliore sarà quella di mantenere l’approccio del designer senza ridurne il gusto a un insieme di semplici stilemi – cosa che non è avvenuta ieri ma che rimane un potenziale rischio considerato come il brand sia ora in mano a un rampante gruppo del lusso. Al netto di tutto, comunque, e considerando la straordinaria competenza del team di design che ha firmato una collezione che non pare interlocutoria quanto avrebbe potuto essere (pensiamo alle collezioni del team di Givenchy) solo una domanda rimane: chi sarà il successore di Van Noten?