Anche Chanel estende il suo impero immobiliare a Parigi
Il brand ha acquisito uno storico palazzo in Avenue Montaigne
19 Settembre 2024
Chanel ha annunciato ieri di aver recentemente acquisito l'edificio che ospita la sua boutique al 42 di Avenue Montaigne, segnando un consolidamento del suo network di retail a Parigi, elemento fondamentale per un brand che non vende prodotti online e per cui, dunque, le boutique sono un elemento essenziale della strategia commerciale. Sebbene il costo dell'acquisizione non sia stato rivelato, l'operazione riconferma una tendenza crescente tra i principali brand di lusso, che cercano di ottenere il controllo su location esclusive non solo per le vendite, ma anche per consolidare la propria presenza e preservare il proprio patrimonio culturale. Nel caso di Chanel, l’edificio acquisito, una struttura di sette piani con tre livelli sotterranei, ospita la boutique del brand dal 1983 ed è noto per la sua architettura modernista, progettata da Roger Anger, Mario Heymann e Pierre Puccinelli nel 1965. Si tratta di una proprietà protetta, apprezzata dagli storici del design per il suo innovativo design a finestre a bovindo pieghettate. Questa acquisizione si inserisce nella strategia di investimento aggressiva di Chanel, che prevede un aumento delle spese di capitale del 50% nel 2024, partendo da un record di 1,23 miliardi di dollari nel 2023. Il direttore finanziario di Chanel, Philippe Blondiaux, ha confermato all'inizio dell'anno che l'acquisto di immobili sarebbe stato un obiettivo chiave nell'ambito di questa espansione, spinto dall'interesse per asset strategici come quello di Avenue Montaigne.
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Questa operazione non è isolata, come si diceva, ma fa parte di un movimento più ampio nel settore del lusso, dove marchi come LVMH e Kering stanno acquisendo proprietà di prestigio a un ritmo sempre maggiore e, ovviamente, con investimenti sempre più cari. Ad esempio, LVMH ha speso 1 miliardo di euro per una proprietà al 150 di Avenue des Champs-Élysées e comprato l’edificio di Avenue Montaigne 22 che ospita la propria sede, e Kering ha investito 4 miliardi di euro in immobili di recente, inclusi storici palazzi in via Montenapoleone a Milano. La competizione tra i principali gruppi industriali per assicurarsi le location di vendita più ambite, specialmente nelle capitali della moda, è insomma feroce. Secondo Fashion Network, negli ultimi cinque anni, i giganti del lusso hanno investito complessivamente quasi 10 miliardi di euro in immobili, con gran parte di questi investimenti effettuati negli ultimi 18 mesi. Chanel, ad esempio, ha raddoppiato la sua rete globale di distribuzione, aumentando il numero di boutique a 612 nel 2024, con 47 nuove aperture. Una nuova ed esosissima voce di spesa per le finanze dei gruppi che sta rimodellando il panorama retail di lusso, ma ha anche la natura dei servizi offerti dai brand che vanno espandendosi verso l’ospitalità e, in diversi casi, anche l’housing di lusso in condomini situati nelle principali località di resort per ricchi del mondo.
Luca Solca, analista di Bernstein, ha spiegato a Fashion Network che, sebbene tali investimenti possano aumentare il prestigio del marchio e la proprietà immobiliare, hanno anche notevoli svantaggi. Le enormi somme spese in immobili possono sottrarre risorse da altre aree fondamentali, come la produzione e gli investimenti operativi. Inoltre, il rendimento immobiliare è generalmente basso, con tassi di ritorno annuali tra il 2% e il 3%, il che diluisce il ritorno sugli investimenti (ROI) e potrebbe portare a un calo delle quotazioni azionarie. Per gruppi più piccoli come Kering e Prada, che hanno speso una porzione maggiore del loro flusso di cassa in immobili rispetto a LVMH, questo potrebbe causare disequilibri nel bilancio e aumento del debito. Azzardo o no, negli ultimi mesi strade come Avenue Montaigne e gli Champs-Élysées a Parigi, via Montenapoleone a Milano e Fifth Avenue a New York sono diventate una specie di Risiko per i marchi di lusso, che competono per le vetrine e il posizionamento migliori concentrando nelle stesse aree tutti i possibili ambiti di consumo del lusso, dal più ovvio shopping fino agli hotel, le spa, i ristoranti. L’idea non è troppo dissimile da quella dei casinò: creare ambienti immersivi dove, ovunque ci si giri, si ritrovi un brand o un servizio di lusso – tutti ovviamente, parte del portfolio sempre più differenziato dei grandi gruppi industriali della moda.